Dal 9 al 12 giugno 2022 a Monaco di Baviera

Gli alpini in Europa sostengono fin da subito con un preciso programma editoriale la promozione anche in Europa di incontri e raduni che coinvolgano tutti gli iscritti delle varie sezioni, anche e soprattutto per creare un maggior senso associativo tramite una conoscenza diretta. Questo è sicuramente un momento essenziale per familiarizzare in modo proficuo, creando vere amicizie attraverso il confronto tra persone con diverse esperienze di vita all’estero e coinvolgendo la comunità italiana presente nel luogo dell’evento.

Primo raduno degli Alpini

Il 1° Raduno degli Alpini in Europa venne organizzato dalla sezione Belgio in collaborazione con la redazione della rivista L’Alpino in Europa a Marcinelle, all’interno della miniera Bois du Cazier, tristemente nota per la tragedia dell’8 agosto 1956, dove morirono 262 minatori di cui 136 italiani.

Per il primo raduno degli Alpini in Europa si è voluto omaggiare e ricordare il sacrificio dei nostri connazionali, testimoniando così l’importanza del lavoro sulla memoria.

L’impegno di tutti noi a ricordare e commemorare ha portato ad ottenere che il sito minerario di Marcinelle diventasse patrimonio mondiale dell’Unesco.

Ricordare significa rammentare luoghi e tempi di eventi successi, ma anche analizzare e migliorare gli errori compiuti o subiti, assimilando delle nozioni importanti per la costruzione di un futuro migliore. Celebrare significa anche tramandare il ricordo a chi non ha vissuto quegli episodi, attraverso le testimonianze dirette o indirette di chi le ha subite.

È per questo che in occasione del 4º Raduno degli Alpini in Europa e del 50° Anniversario della fondazione, gli Alpini della Sezione Germania vorrebbero congiungere il presente e il passato attraverso cerimonie e momenti simbolici, per non dimenticare i nostri oltre 650.000 soldati italiani imprigionati dai tedeschi in Italia o altre zone d’occupazione dopo la firma dell’armistizio siglato dall’Italia con gli anglo-americani l’8 settembre 1943.

I prigionieri italiani e la loro sorte

Trattenuti con la prospettiva di un rimpatrio immediato, ai prigionieri venne fatta pressione perché continuassero a combattere, ma la risposta della maggioranza fu un deciso NO!

A seguito di questo rifiuto, vennero relegati come Italienische Militär-Internierte e sfruttati come forza lavoro in campi di prigionia in terra tedesca, austriaca e polacca. Quel No fu un grande esempio di valenza morale, patriottica e nazionale, ma contribuì anche e soprattutto ad aggravare la loro situazione.

La condizione di I.M.I. (Internati Militari Italiani), non contemplata dalla Convenzione di Ginevra, impedì loro di ricevere ogni tipo di assistenza dalla Croce Rossa, prevista invece per i militari prigionieri di guerra. Furono largamente utilizzati nell’industria bellica, bersagliata di continuo dai bombardamenti alleati e molti perirono nelle incursioni aeree.

La maggior parte dei decessi, però, fu originata dai maltrattamenti e dalle malattie causate dalla scarsa e cattiva alimentazione. Una sorte ancora peggiore toccò ai 30.000 italiani incarcerati come prigionieri politici o razziali e deportati in campi di concentramento o di sterminio. Quasi tutti morirono in quei lager e non ricevettero una degna sepoltura, finendo nei forni crematori. Solo verso la fine della guerra i deportati morivano nei sottocampi situati a notevole distanza da quelli principali, a causa delle generali difficoltà di trasporto dei prigionieri, e vennero sepolti nei cimiteri locali. Solo alcune centinaia di questi sventurati furono recuperati ed ebbero una degna sepoltura. Nell’immediato dopoguerra gran parte di questi militari furono dati per dispersi a causa delle enormi difficoltà di comunicazione e di ricerca. I parenti, sebbene ormai privi di speranze nel ritrovamento dei loro cari ancora vivi, tentarono d’individuare almeno il luogo di sepoltura, purtroppo spesso con scarsi risultati. La Redazione de L’Alpino in Europa ha consultato l’Archivio del Ministero della Difesa, il commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra e l’Archivio A.N.R.P. (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari), venendo a conoscenza di questi dati.

Furono segnalati circa 1431 sepolture maschili e di 28 femminili, a disposizione delle Sezioni Ana e dei familiari per la consultazione.

Come atto supremo di memoria storica, per la prima volta gli Alpini visiteranno venerdì 10 giugno 2022, nel pomeriggio, il campo di Dachau, ovvero il campo di concentramento dove il 22 settembre 1943 arrivò il primo treno con 1.857 Internati Militari Italiani.

Le celebrazioni del 4° Raduno degli Alpini in Europa saranno suddivise in quattro giornate

Giovedì 9 giugno 2022, nel pomeriggio, avverrà la cerimonia al Monumento degli Alpini ad Augsburg; il 10.06.2022 ci sarà la visita al lager di Dachau e la cerimonia di scoprimento della Targa dell’Associazione Nazionale Alpini.

Durante la mattinata di sabato 11 giugno 2022 ci sarà a Lorettoplatz la partenza della sfilata e, a seguire, la deposizione delle corone e la Santa Messa al Cimitero Militare Italiano d’Onore concelebrata da Mons. Bruno Fasani e da Padre Gabriele Parolin della Missione Cattolica.

Dopo la Santa Messa terrà luogo la Cerimonia al Cimitero Militare Italiano d’Onore, che si concluderà con una simbolica ricongiunzione: ogni Sezione porterà dal luogo d’origine dei Caduti un po’ di terra che verrà versata sulle tombe.

Verrà così simbolicamente ricucito quello strappo che tolse i nostri concittadini dall’abbraccio della terra natia a causa della violenza della guerra, proteggendo il loro eterno riposo con quelle radici da cui vennero bruscamente allontanati. Successivamente gli alpini offriranno il concerto della Fanfara di Cembra (Trento) e del Coro Ana Sezione di Marostica (Vicenza) nel cuore della città.

La quarta e ultima giornata sarà dedicata alla visita libera della città di Monaco di Baviera.

Gli alpini della Sezione Germania rivolgono a tutti i nostri connazionali residenti in Germania un affettuoso saluto, invitando a partecipare numerosi a questa importante occasione per commemorare un periodo così tragico eppure così importante della nostra Storia.

Consultate il sito ufficiale dell’Associazione Nazionale Alpini per scaricare il programma dettagliato e il modulo di prenotazione, con pacchetti che soddisfano qualsiasi esigenza. www.ana.it

Storia della sezione Alpini in Germania

All’inizio degli anni Sessanta, molti nostri connazionali emigrarono nella Germania Federale poiché era con il maggior tasso di sviluppo in Europa. Chi si trasferiva trovava subito un lavoro e chi non conosceva ancora un mestiere, con l’aiuto di chi era già inserito, trovava occupazione in breve tempo. Sono gli anni in cui, con l’aiuto delle Missioni Cattoliche, i veneti aiutavano i lombardi, i friulani cooperavano con gli abruzzesi, i campani fraternizzavano con i siciliani: in terra tedesca erano tutti solamente italiani, solidali e consapevoli che, con il lavoro, all’estero avrebbero potuto contribuire alla rinascita del Paese.

Sono concittadini italiani lontani dalla Patria legati dai sani principi, cioè quelli tramandati in famiglia di generazione in generazione. Nelle circostanze dedicate al ricordo, alcuni raccontano i momenti del servizio militare di leva obbligatorio, dove si consolidavano rapporti di vera amicizia, fratellanza, solidarietà e condivisione.

Inizia in questo modo, quasi in sordina, la storia della sezione alpini in Germania.

A Francoforte il 21 Marzo del 1971 si riuniscono presso la sede del Corriere d’Italia un buon numero di alpini residenti nella zona, con l’intento di costituire una sezione dell’Associazione Nazionale Alpini nell’allora Germania Federale.

Mediante stampa e comunicati radio su tutto il territorio si invitano gli alpini residenti in Germania ad associarsi, creando una cassa di risonanza che porterà molti soci alla nuova sezione.

Ad Augsburg, nello stesso periodo, altri alpini guidati da Antonio Dall’Osta stanno fondando un gruppo locale; quelli di Francoforte e Augsburg, a seguito di un incontro avvenuto in Italia, operano ben presto in simbiosi. La prima assemblea sezionale avviene nel settembre del 1971 a Francoforte. Il 28 settembre dello stesso anno viene registrata presso il tribunale di Stoccarda la neonata Sezione Associazione Nazionale Alpini Germania Federale.

Nel novembre del 1971 all’inaugurazione ufficiale di Francoforte sono presenti il delegato alle sezioni all’estero Vittorio Musso, il consigliere nazionale Vittorio Trentini e altre eminenti personalità politiche ed istituzionali dello Stato italiano e tedesco. Vi sono inoltre l’addetto militare a Bonn alpino colonnello Primjceri e rappresentanze militari dei Gebirgsjäger.

All’assemblea sezionale dei soci a Stoccarda del 1979 viene eletto presidente Claudio De Bernardo, che rimane in carica fino al 1983.

Con la presidenza De Bernardo, gli alpini della sezione Germania inaugurano ad Augsburg il monumento nel cuore dell’Europa unita sulla Theodor Heuss Platz il 2 ottobre del 1982, per testimoniare che in questa terra lontana gli alpini d’Italia hanno operato, operano e continueranno ad operare.

Il monumento è un invito alla riflessione sull’immenso valore della pace come ricordo dei grandi orrori della guerra.

La città di Augsburg è stata scelta come testimone di questo doloroso passato perché vanta più di duemila anni di storia: fondata dall’imperatore Augusto, non è stata soltanto un nodo commerciale tra Italia e Germania ma anche un centro di scambio culturale.

Con la popolazione locale gli alpini instaurano un rapporto fraterno nel campo sociale. Tutti i gruppi collaborano con le autorità consolari italiane nelle cerimonie in onore dei Caduti nei cimiteri militari italiani.

La sezione è supportata fin dalla nascita da un bollettino periodico denominato inizialmente “L’Alpino in Germania”, che cambia nome in un secondo tempo (negli anni Ottanta) in “Scarpone Errante” e successivamente ne “Il Transalpino”.

Nel 2004 la direzione editoriale del periodico sezionale venne affidata al nuovo direttore Giovanni Camesasca, che nel 2010 sospese la pubblicazione sezionale de “Il Transalpino” per dare inizio ad un nuovo progetto editoriale europeo.

Tutto questo è stato possibile anche e soprattutto grazie al lavoro svolto da chi lo ha preceduto alla direzione de Il Transalpino, ovvero l’alpino Giuseppe Buizza, socio del gruppo di Augsburg, senza i cui sforzi difficilmente gli alpini in Europa nel 2022 avrebbero ancora un loro notiziario.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here