Nella foto: Ciro Lauto. Foto archivio privato

È senza dubbio uno dei volti italiani più noti a Tübingen, storica città universitaria a 40 km a sud di Stoccarda

Ciro Lauto, nativo di Ercolano (alle pendici del Vesuvio) deve la sua notorietà principalmente alla sua arte pittorica, iniziata già all’inizio negli anni ’70 e sviluppata nei dintorni di Parigi negli anni ’80.

Avrebbe voluto continuare e terminare gli studi di Psicologia a Roma, ma l’amore sbocciato al Palio di Siena per la tedesca Corinna, che studiava a Parigi, è più forte per cui decide di lasciare l’Italia e gli studi.

In Francia si unisce in matrimonio con Corinna che dà alla luce Anna e Julien. Li riprende a dipingere ma la concorrenza è enorme. Per cui matura la decisione di trasferirsi a Tübingen. Qui riesce pian piano ad inserirsi e a dar voce non solo al suo pennello ma anche alla sua penna.

Con la sola vendita di quadri di pittura astratta riesce appena a sopravvivere. Perciò per compensare i suoi introiti si adatta a fare qualsiasi altro lavoretto.

Ciro non si scoraggia, anzi riscopre la voglia e la verve di fissare sulla carta: fatti, pensieri ed emozioni non solo su tela ma anche su carta: in prosa e in versi.

Un uomo nascosto è il suo primo libro autobiografico cui fanno seguito i romanzi: Lorenzo, Cenere e lava… nel respiro vesuviano e i due gialli L’ombra della lava e L’ultimo desiderio del Signor Gaudino.

Nel 2021 e 2022 Ciro pubblica due raccolte di poesie: Pensieri e .. Altri pensieri e…

Ma quanto autobiografico è il suo primo romanzo Lorenzo .. un uomo nascosto? L’autore Ciro Lauto esordisci così:

Il romanzo è interamente autobiografico! In effetti, io racconto lo svolgimento di una settimana passata a casa, “costretto” a restare nella mia stanza a causa di un’influenza durante la quale mi vengono a farmi visita alcuni cari amici. Tutto quello che è scritto nel romanzo, è avvenuto! D’altronde la pittura, la musica e l’amore erano gli argomenti di cui discutevamo quasi quotidianamente.

Quando parli di monologo interiore, che cosa intendi comunicare al mondo esteriore?

Il mio “monologo” interiore è una sorta di processo catartico che mi permette di esprimere e di esternare le mie emozioni: quelle più bloccate o nascoste. È un incessante “tentativo” di dare un senso alla mia esistenza. Amando il buio e le situazioni “grigie” (o di ombra), riesco poi ad apprezzare ancora di più la luce. Con i miei monologhi interiori mi sforzo di “soddisfare” i miei bisogni Esistenziali e poter meglio conoscere il mio mondo interiore, nella prospettiva (o la speranza) di conoscere meglio quello esteriore.

Quanto umorismo e quanta ironia e rassegnazione trasporti sulla tastiera del tuo computer?

Tutto ciò che passa dai miei pensieri alla tela o alla tastiera di un computer è sempre e soltanto il risultato dei miei “stati d’animo”, a volte “euforici” e a volte “malinconici” in cui spesso cado o mi immergo volontariamente.

“La vita non sta nel respiro, ma in quei momenti
in cui manca il respiro.”

Come nascono i tuoi protagonisti?

Io direi che i miei protagonisti nascono dal mio “inconscio” dalle mie angosce dei miei momenti di tristezza o malinconia, ma a volte anche in quelli pervasi dall’illusione di un rapporto “armonico” con il mondo.

Tu hai vissuto per alcuni anni a Saint Maur des Fossés, nei pressi di Parigi, dove con Corinna hai messo su famiglia. Come mai però, nei tuoi romanzi, molto autobiografici, è Ercolano, la tua città natale, ad occupare un posto privilegiato? È il caso di “L’ombra della Lava” e “Cenere e Lava.. nel respiro vesuviano.”

Dopo i primi mesi vissuti a Saint Maur des Fossés, dove io e Corinna ci siamo sposati, ci siamo trasferiti per poco più di un anno a Boissy Saint Légér, dove è nata Anna, ed in seguito ci siamo trasferiti a Fontenay sous Bois, dove è poi nato Julien e abbiamo vissuto per circa otto anni. Il periodo “parigino”, mi ha visto molto concentrato nella continuazione della mia sperimentazione artistica, già iniziata a Ercolano, verso la fine degli anni settanta e, c’era pochissimo spazio per scrivere o … altro. È soltanto a Tübingen (soprattutto dopo il divorzio) che mi sono trovato “solo” con me stesso e con tanti dubbi esistenziali che mi assillavano quotidianamente. Così, mi sono “imbattuto” in alcune mie poesie adolescenziali e alcune prime pagine del mio primo romanzo “Lorenzo”. Con una grande forza di volontà, ma anche di disperazione mi è sembrato che attraverso l’atto dello scrivere, più che quello del dipingere, mi poteva aiutare a livello psicologico. Quindi ho terminato il mio primo libro, senza più fermarmi. Strada facendo, mi sono sempre più appassionato o sentito coinvolto in questo nuovo aspetto del mio essere. È stato soltanto nella solitudine, cioè nello stato di “single” (a Tübingen) che mi sono trovato immerso e impreparato a vivere tanti momenti di difficoltà esistenziale.

Tu sei anche autore delle commedie Un uomo nascosto, Villa Soave, La Cravatta viola, e L’ultimo desiderio del Signor Gaudino. Perché proprio quest’ultima commedia la definisci un “giallo a enigma”?

Quello che io definisco giallo a enigma (ma non è un termine coniato da me), non è la commedia, ma il libro dove è riportato integralmente (essendo un elemento dell’inchiesta) il copione della commedia L’ultimo desiderio del signor Gaudino. La commedia e il libro hanno lo stesso titolo. Il racconto del libro, cioè il “giallo”, è caratterizzato dalla narrazione in terza o in prima persona del protagonista della commedia (Gaudino). Il ruolo del narratore è ricoperto dall’investigatore, in questo caso dal maresciallo e dal brigadiere dei carabinieri. Lo scrittore cerca di creare una forte tensione emotiva nel lettore, introducendo fatti imprevisti (indizi?), per rendere più complessa la vicenda. Il ritmo della narrazione è ora lento, ora veloce. Il finale è quasi sempre inatteso e stupefacente.

Come mai passi spesso dalla pittura alla poesia?

Sì, è vero. Ultimamente mi capita di passare volentieri dal pennello alla penna. Forse ho incominciato a scrivere, ancora prima di dipingere (almeno a olio …). La mia pittura è essenzialmente una ricerca espressiva, che riflette totalmente il mio stato d’animo.Tra le “poesie” (che io definisco, per l’appunto, “pensieri”) e i miei quadri, la differenza è minima. Sulla tela non faccio altro che rendere “visibile” (almeno esteriormente) quelli che sono i miei “pensieri” …

Quali cambiamenti hai voluto o dovuto affrontare per rimanere a galla?

I miei momenti professionali si possono dividere in due parti: una, durante il matrimonio e un’altra, la più lunga, da “single”. Negli anni del matrimonio, oltre ad avere il “condizionamento” della famiglia, avevo pure la “relativa” tranquillità di lavorare senza assilli economici. La seconda parte, (da solo) oltre ad essere la più lunga, è pure quella che mi ha “maturato” molto di più, in quanto uomo e artista. Quindi, il cambiamento più rilevante è stato quello di essere “artista” a tempo pieno, senza alcun condizionamento familiare, però con l’esigenza “vitale” di procurarmi il necessario di cui poter vivere o … sopravvivere. Per cui parallelamente alla mia arte mi sono dovuto spesso arrangiare a fare diversi altri lavori per poter sopravvivere economicamente.

Trascorri più tempo davanti ad una tela o al computer?

Fino ad alcuni anni fa non avevo alcuna esitazione nel dire che il trequarti del mio tempo lo dedicavo esclusivamente alla pittura, che era (ed è ancora oggi) la mia attività principale, o, se vogliamo, la mia “professione”, mentre le poesie (ovvero quelli che definisco “pensieri”) riesco a scriverle soltanto in particolari momenti e, soprattutto quando mi sento triste o malinconico. Le commedie, ad eccezione de “L’ultimo desiderio del signor Gaudino” (che è l’ultima) le ho scritte con la macchina da scrivere.

Che cosa ha cambiato l’avvento della tecnologia nel tuo mondo lavorativo e artistico?

Niente! La tecnologia non ha mai influito nel mio “lavoro”. Anzi, non sono mai stato un fan della tecnologia … pur avendo frequentato l’istituto tecnico industriale.

Si riesce a vendere libri e quadri per vivere o sopravvivere?

Di quadri ne ho venduti diversi, però il “guadagno” mi è bastato appena appena per “sopravvivere”. Per integrare mi sono adattato a fare vari altri lavoretti. Per quanto riguarda i libri non mi sono mai posto il problema economico, in quanto lo scrivere non l’ho mai considerato alla pari del dipingere.

Hai in programma mostre e serate letterarie per presentare le tue opere d’arte, romanzi e poesie?

Sinceramente non ho mai pensato ad una serata letteraria per presentare al pubblico dei miei scritti, romanzi o poesie. Per quanto riguarda la pittura ho in programma un’esposizione per novembre 2025 a Portici (Napoli). In quell’occasione (oltre ai miei settant’anni di vita), spero di poter presentare pure la mia autobiografia, “Io, Ciro Lauto, da Ercolano a Tübingen passando per Parigi”.

Riesci a fare qualche manifestazione con gli Istituti italiani di Cultura di Stoccarda, Monaco, Colonia, Berlino o Amburgo?

A parte un anno in cui avevo pensato all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, non ho mai preso in considerazione nessun altro Istituto in Germania. All’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda, però, ho fatto due esposizioni (2001 e 2013) e non mi dispiacerebbe affatto poterne fare una terza.

Quali sono i tuoi progetti a breve e a medio termine?

Il mio progetto più immediato è quello relativo alla stampa della mia autobiografia e poi preparare la mia esposizione per novembre 2025. Nel frattempo cercherò di terminare alcune sculture in modo da poterle presentare proprio in occasione dell’esposizione di novembre 2025.

Chi fosse interessato all’acquisto dei tuoi libri o quadri, a chi dovrebbe rivolgersi?

Chi fosse interessato alle mie opere, può rivolgersi direttamente a me, via mail cirolauto@web.de o per telefono 015758098081