La deputata PD eletta all’estero, Francesca La Marca, ha replicato a un comunicato sindacale dal titolo “Risoluzione La Marca non centra il problema e allontana il focus della crisi reale della rete Estera del MAECI” con il quale la sigla Confsal/Unsa ha criticato una risoluzione da lei presentata in Commissione Esteri della Camera per rafforzare la rete dei consolati onorari

La deputata PD ha usato toni poco accomodanti, passando subito a una sorta di vero e proprio contrattacco: “Il comunicato che il Coordinamento esteri del sindacato CONFSAL UNSA ha emesso sulla risoluzione da me presentata sulla rete dei consolati onorari, attualmente all’esame della Commissione esteri della Camera, per il tono intimidatorio e per la totale deformazione delle finalità e del merito della risoluzione, rappresenta non un contributo alla discussione ma un atto intimidatorio e un tentativo di prevaricazione che respingo con sdegno e decisione”.

Cerchiamo di capire cosa ha suscitato nell’Onorevole La Marca il rifiuto di un’opinione sindacale accompagnato da tanto “sdegno e decisione”.

La Confsal/Unsa, che per numero d’iscritti è il primo sindacato alla Farnesina, da anni critica la chiusura di uffici consolari e di istituti italiani di cultura (l’ultima stangata del 2014 che vide cadere gli ultimi due sportelli consolari a Norimberga e Saarbrücken, rimpiazzati da consoli onorari, fu messa in atto proprio da un Governo PD) e ritiene improponibile il piazzamento di un console onorario in sostituzione di un ufficio consolare già soppresso, proprio come accaduto non solo a Saarbrücken e Norimberga ma anche a Mannheim, Manchester e altrove.

La tesi della Confsal: evitare che i consoli onorari siano proposti come strumento idoneo per sostituire regolari uffici consolari.

La Confsal/Unsa, nel suo comunicato a effetto tarantola: “Nessuno mette in dubbio il ruolo dei consolati onorari nel mondo, ma accostare l’ipotesi di un loro potenziamento come exit strategy per l’attuale crisi funzionale della rete del MAECI all’estero rischia di veicolare un  messaggio  confuso  e  distorto”.

La Marca risponde: “Non è la prima volta che questo sindacato si costruisce strumentali bersagli di comodo, privi di obiettivo fondamento, allo scopo di alimentare la sua anima profondamente corporativa, anziché cercare un costruttivo dialogo e indispensabili alleanze a tutela dei giusti diritti di lavoratori che hanno molto dato alla rete dei servizi nel mondo e molto hanno ancora da avere”.

 La Confsal/Unsa un po’ se l’è cercata quando descrive la risoluzione La Marca: un  messaggio  confuso  e  distorto che fornisce una soluzione bizzarra sotto l’aspetto formale e sostanziale.

Però, da parte della La Marca, accusare un sindacato dei lavoratori di avere ”un’anima profondamente corporativa” corrisponde all’accusare un panettiere di avere troppo le mani nella farina. Potrebbe un sindacato dei lavoratori essere sindacato dei lavoratori senza un’anima profondamente corporativa?

L’Onorevole parla apertamente anche di “indispensabili alleanze”. Il sindacato mette quindi  in pericolo “indispensabili alleanze” con la sua posizione critica sui consoli onorari?

È sembrato un messaggio abbastanza chiaro da un banco del Parlamento in direzione di un sindacato e del suo modo di contrapporsi alla politica. Il segnale dell’Onorevole La Marca appare però a senso unico. È, infatti, lecito chiedersi: ma un’eletta all’estero non ha, a sua volta, bisogno di “indispensabili alleanze”, mettendo in conto anche l’utilità dei buoni rapporti con un Sindacato che proprio all’estero (dove si trovano gli elettori, anche del PD) conta centinaia d’iscritti con tutti i relativi intrecci sul territorio dove vivono e lavorano?

Forse per questo motivo l’Onorevole La Marca si è preoccupata di ricordare: “Sono anni che non ho mancato occasione per ribadire che la situazione dei servizi ai connazionali sia diventata insostenibile e che sia indispensabile affrontarla riaprendo e incrementando i concorsi per il personale, sia di ruolo che a contratto, garantendo fino in fondo i diritti a chi vi lavora e assicurando retribuzioni dignitose, soprattutto al personale a contratto”. E allora la Confsal risponde che, proprio per questo, è pericoloso mettere in mano alla Farnesina la legittimazione, anche politica, dei consoli onorari poiché la nostra diplomazia la potrebbe usare come strumento per soluzioni di comodo, invece di ricorrere alle necessarie aperture e riaperture di uffici consolari già soppressi.

Ricordiamo insieme quanto accaduto in Germania:

Amburgo, un console onorario al posto del Consolato Generale, a Mannheim, un console onorario al posto dell’Agenzia consolare, a Saarbrücken, un console onorario fino a poco fa al posto dello sportello consolare, a Norimberga, un console onorario al posto dello sportello consolare e il tutto con la conseguente soppressione di posti di lavoro.

Resta il fatto che ai nostri eletti all’estero, La Marca, Schirò, Billi ecc., i consoli onorari piacciono. Piacciono tanto al punto che chiedono per questa categoria anche maggiori risorse finanziare e l’allungamento dell’età massima da settanta a settantacinque anni.

Ci troviamo, pertanto, davanti a due posizioni diverse proprio alla base della discussione: Confsal/Unsa che dice i consoli onorari devono rimanere figure marginali nel sistema dei servizi consolari e non devono compensare i buchi creati da mancanza di personale consolare. La Marca dice invece che sono utili e che svolgono una funzione prevista dalla normativa internazionale e dall’ordinamento italiano e che lo fanno a titolo gratuito.

Resta la questione dello stile nello scambio degli argomenti. Fa una certa impressione, leggere che un membro del Parlamento italiano metta la posizione critica di un sindacato al livello di “acide e inutili lezioncine”, chiudendo la porta a ogni possibile dialogo con affermazioni del tipo: ”Non so quanta disponibilità vi sia in chi ogni giorno chiede disponibilità e sostegno agli altri e poi, nel momento del confronto, preferisce dedicarsi al cecchinaggio delle posizioni altrui, l’attività che sembra preferire”. Il Sindacato che preferisce fare il cecchino? I cecchini sparano da postazioni nascoste, mentre appare evidente che la Confsal/Unsa ha certamente colpito la vanità parlamentare o, comunque sia, la posizione di un’eletta all’estero, ma lo ha fatto a viso aperto. D’altra parte, se la Confsal/Unsa agisce da “cecchino“, altri Enti dello Stato sono definiti troppo stancanti con i loro controlli e l’Onorevole chiede per i Consoli Onorari la possibilità di ritornare alla rendicontazione forfettaria “anche per evitare defatiganti confronti con la Corte dei Conti”. La richiesta di rendicontazione forfettaria ai Consoli onorari si scontra con l’abolizione della diaria ai presidenti Comites nei loro viaggi di servizio, ora costretti a esibire anche la ricevuta del panino se vogliono un rimborso spese.  

L’arbitro in questa disputa appena giunta al primo round? I rappresentanti degli italiani (Comites, Intercomites, CGIE, Associazioni) di quelle circoscrizioni che si sono visti piazzare davanti ad un console onorario al posto del proprio ufficio consolare. Non ai posteri, ma a loro l’ardua sentenza. 

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