Nella foto: da sinistra: Tommaso Marani, Anna Borghi, Livia Novi, Andrea Palermo, Gianluca Pedrotti, Francesca Bonomini

Dopo due anni di pandemia, il 13° convegno dell’Associazione Docenti d’Italiano in Germania ha avuto luogo, in presenza, presso l’Università di Münster. Andrea Palermo, neoeletto presidente, ha sottolineato le difficoltà del lavoro dei docenti esortando a fare squadra

Tre relazioni in plenaria e tre workshop didattici sull’autoapprendimento linguistico e sul ruolo dell’insegnante nell’assistere, accompagnare, guidare il discente. Questi i temi intorno ai quali si è sviluppato il convegno annuale dell’Adi, Associazione dei docenti di italiano in Germania, organizzato in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura di Colonia e con il Consolato d’Italia di Dortmund. Il convegno ha avuto luogo presso la Westfälische Wilhelms-Universität di Münster il 25 e 26 novembre scorsi. Di seguito i titoli delle relazioni e dei workshop, tutti molto interessati, nonché i nomi dei rispettivi relatori.

Le relazioni: Autonomia dell’apprendente in lingua. Principi e pratiche (Giovanna Tassinari, Freie Universität Berlin); Universitäres Sprachpraxismodul zur Förderung des autonomen Fremdsprachenlernens (Mark Bechtel, Universität Osnabrück); Italiano2020: una ricerca sull’italiano ai tempi delle crisi. Il ruolo della formazione e della ricerca (Massimo Vedovelli, Università per Stranieri, Siena). 

I Workshop: Apprendimento linguistico e soft skills: una combinazione vincente nelle attività ponte (Paola Celentin, Università di Verona); Il feedback dopo le fasi di autoapprendimento, un sostegno spesso sottovalutato all’apprendimento individuale (Stephanie Potthoff, Universität Münster); Apprendimento linguistico dentro e fuori la classe: come aiutare gli studenti ad essere più autonomi? (Marcella Menegale, Università Ca’ Foscari, Venezia).

La sera di venerdì 25, a latere del convegno, l’assemblea dei soci ha eletto, all’unanimità, il nuovo direttivo: Andrea Palermo presidente, Livia Novi e Gianluca Pedrotti vicepresidenti, Anna Borghi e Tommaso Marani segretari, Francesca Bonomini tesoriera. Il neopresidente ha espresso l’auspicio che l’Adi torni alle sue radici ricordando che l’associazione è nata da una intuizione visionaria di Davide Schenetti, socio fondatore. In questi dodici anni “la situazione dell’insegnamento dell’italiano in Germania è diventata più difficile e dunque il ruolo dell’Adi è diventato tanto più importante”. Palermo ha rimarcato che tornare alle radici vuol dire, “promuovere l’italiano come lingua e come cultura credendo nella forza del plurilinguismo come chiave per aprire le menti e per abbattere le barriere, per lottare contro i pregiudizi, contro i razzismi, contro i nazionalismi. Essere plurilingui significa essere cittadini d’Europa e del mondo e l’Italiano è una chiave per raggiungere questo obiettivo. Noi facciamo questo lavoro perché è bellissimo e perché ci crediamo, ma le difficoltà sono enormi, c’è un precariato mostruoso di cui noi stessi non abbiamo consapevolezza: centinaia, migliaia di persone che non conosciamo, che fanno un lavoro malpagato e in situazioni difficilissime. Raggiungere queste persone, dare loro forza, utilizzare la loro forza per rendere migliore il lavoro di tutti e per dare al lavoro di tutti un futuro, tutto questo è il compito dell’Adi, un compito che dobbiamo svolgere insieme, con spirito di squadra, una squadra che va oltre il direttivo e comprende tutti gli i membri dell’associazione”. Concludendo Andrea Palermo ha voluto menzionare, ringraziandola, Gabriella Dondolini (ex presidente, ndr. Si veda l’intervista concessa al Corriere d’Italia nel numero di novembre 2019) per la sua disponibilità a fornire un fattivo contributo anche in futuro.

Con 160 soci attualmente iscritti, l’Adi è una realtà ormai consolidata in Germania. In campo accademico è conosciuta e apprezzata anche in Italia. I tredici anni trascorsi da quando, nel 2009, uno sparuto gruppo di lettori delle università bavaresi (Maria Balì, Paola Cesaroni, Marco Depietri, Gabriella Dondolini, Rosa Errico, Anna Fattori, Davide Schenetti) iniziò a scambiarsi idee sulla possibilità di creare un’associazione di docenti di lingua italiana, hanno consentito di porre la lente di ingrandimento sulle svariate problematiche di una professione svolta da un esercito di paladini della lingua inizialmente sparpagliati e disorganizzati. Ai docenti di italiano in Germania spettava e spetta il compito di mantenere in buona salute la lingua e la cultura italiane, cosa tutt’altro che facile e scontata considerando la modesta attenzione che alla promozione dell’Italiano all’estero viene data dalle istituzioni.

Alla proclamazione dell’Italiano come quarta lingua più studiata del pianeta (Stati Generali della lingua italiana nel mondo, Firenze 2014) non sono seguiti investimenti e iniziative all’altezza di quella presunta posizione in graduatoria e in grado di promuovere adeguatamente l’insegnamento dell’Italiano all’estero. Soltanto due anni dopo, durante gli Stati Generali della lingua italiana in Germania, (Università di Monaco 2016) apparve evidente la necessità di abbandonare la retorica fuorviante delle celebrazioni autoreferenziali. In quell’occasione fu reso noto quanto esiguo fosse l’impegno finanziario destinato dal Ministero degli Esteri all’intera rete consolare. Da quella manifestazione scaturirono un grido d’allarme e un monito alla responsabilità e all’impegno di realizzare un preciso piano d’azione finalizzato al censimento, al coordinamento e al lavoro di squadra di istituti e scuole di ogni ordine e grado impegnati dell’insegnamento della lingua italiana in Germania. Alla terapia delineata a Monaco contribuirono professori del calibro di Paolo Balboni e Luigi Reitani, purtroppo scomparso a causa del Covid. Gli Stati Generali di Monaco sono stati menzionati anche a Münster e quella terapia, rimasta finora inapplicata, rappresenta oggi più che mai la strada maestra da percorrere.

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