Esercizi spirituali in Turchia delle MCI e CCI di Germania – 17-25 aprile 2023

Un risultato non scontato è stato quello del viaggio in Turchia che ha saputo tenere insieme due aspetti importanti: la voglia di stare insieme, per poter vivere e rafforzare la nostra amicizia e fraternità sacerdotale, e la trasmissione di contenuti e riflessioni spirituali che caratterizzano quelli che nel linguaggio comune vengono identificati come “esercizi spirituali”. Una “formula” che, a mio parere, ha funzionato benissimo nonostante l’iniziale scetticismo. La scelta del predicatore, il Vescovo di Sora – Cassino, Mons. Gerardo Antonazzo, ha sicuramente fatto la differenza per la sua simpatia, per la sua grande umiltà, il suo sapersi adattare al gruppo, ma anche per essere stato dispensatore di riflessioni spirituali di alto livello e di grande impatto che hanno lasciato un segno profondo nel cuore di tutti noi. Non sono mancati momenti toccanti: l’incontro con il vicario generale del Vicariato Apostolico dell’Anatolia, padre Antoine, che ha raccontato le sofferenze umane provocate dal recente terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la sua gente, e che ci ha fatto partecipi della sua storia personale di conversione dall’islam al cattolicesimo; l’incontro poi con il vescovo di Istanbul che ci ha raccontato di una Chiesa “nascosta” e di un cristianesimo che vive, cresce e cammina nel silenzio, proprio come quella prima Chiesa apostolica nascente che viveva “a porte chiuse” per paura dei giudei. Per non parlare di quell’ultima celebrazione eucaristica con Mons. Antonazzo prima del nostro rientro in Germania, dove ognuno di noi ha avuto la possibilità di raccontare come ha vissuto quest’esperienza spirituale.

E quando al vescovo abbiamo consegnato come dono un’icona di San Paolo dipinta a mano, mons. Antonazzo non ha saputo trattenere la sua grande emozione nel ringraziare tutti i presenti perché attraverso questo viaggio gli abbiamo dato la possibilità di vivere quella paternità spirituale verso di noi, suoi figli, così come lo è stato San Paolo, guida e padre per le comunità da lui fondate. Insomma, in conclusione, è stata un’esperienza sicuramente positiva e arricchente da poter ripetere seguendo questo schema anche per l’anno prossimo. Ma lascerei la parola a chi, insieme con me, ha vissuto quest’esperienza in questo “diario di bordo” scritto giorno per giorno dai diretti protagonisti.
(Don Gregorio Milone, delegato nazionale).

17 aprile 2023 – 1° giorno

Ecco l’avverarsi di un sogno. Credo che a tutti gli “addetti ai lavori”, sia affiorato prima o poi il desiderio di vivere un’esperienza spirituale sulle orme dell’apostolo delle genti, san Paolo. L’occasione ci è stata offerta dalla Delegazione delle comunità italiane in Germania, nella persona del delegato, don Gregorio Milone. Pieni di entusiasmo e curiosità, ci imbarchiamo sul volo diretto a Istanbul, chi da Colonia, chi da Stoccarda. (Don Matteo Laslau, MCI Francoforte Centro)

Il clima del gruppo è sereno, si dorme, si chiacchiera. Io mi tuffo nel libro “Il nome di Dio è misericordia” (libro intervista scritto da papa Francesco e Andrea Tornielli) e mi soffermo sulla risposta del Papa alla domanda sul bisogno di misericordia nel nostro tempo. Per papa Francesco la nostra epoca ha molto bisogno di misericordia. Soffre di tante ferite e non sa come o fa fatica a curarle: povertà, esclusione, forme diverse di schiavitù del nostro tempo. C’è pure il relativismo che vuole fare credere che ogni cosa valga un’altra, oscurando così la scala dei valori… E mi ha fatto ricordare che papa Benedetto XVI parlava di dittatura del relativismo. A Istanbul, i due gruppi finalmente si incontrano: baci e abbracci tra quelli che si conoscono già e conoscenza con i nuovi. Si prosegue con volo domestico verso Kayseri, ovvero Cesarea di Cappadocia.
Questa terra mi ricorda i tre grandi maestri cappadoci: Basilio il Grande, Gregorio di Nissa e Gregorio Nazianzeno. Sul pullman, la nostra guida si presenta Erhan, turco, parla molto bene l’italiano.
Poi don Gregorio presenta l’autista, e il vescovo, mons. Gerardo Antonazzo, guida spirituale di questi esercizi, in questa terra di antica cristianità.
Mi fa una bella impressione per la sua semplicità. Commenta la lettera agli Ebrei soffermandosi sul verbo “correre”. Questo verbo rispecchia l’indole della letteratura paolina. Lo sguardo fisso su Gesù Cristo che porta a compimento la nostra vita, l’esistenza cristiana è destinata a crescere.
(Don Désiré Matand, comunità S. Maria di Lourdes, Sindelfingen).

18 aprile 2023 – 2° giorno

Ed eccomi qui al mio primo pellegrinaggio „sulle orme di San Paolo”, come partecipante della comunità di Francoforte. La prima giornata prevedeva la visita della Cappadocia, dove sono nate le prime comunità monacali cristiane dei padri cappadoci. Iniziamo la giornata celebrando la Messa in una piccola chiesa rurale, situata su un bellissimo altopiano della città. Entro in punta di piedi… commossa ed entusiasta della semplicità della chiesa, della natura che la circonda, una natura spigolosa ma capace di trasmettere la propria lunga storia. La frase che mi colpisce durante l’omelia del vescovo è: “Come faccio a vivere in comunità e far stare bene gli altri se non sto prima bene io con me stessa?”.
Nel vedere tante piccoli luoghi di preghiera mi viene in mente una riflessione del parroco della mia comunità il quale sottolineava come i cristiani facessero di tutto per costruire un luogo dove pregare, oggi invece abbiamo bellissime chiese o luoghi dove poter pregare ma sono purtroppo vuoti. Essere immersi nella nostra storia cristiana, poggiare i piedi sul suolo dei nostri avi nella fede, credo sia l’esperienza più significativa di questo meraviglioso primo giorno.
(Filomena Duron, MCI Francoforte Centro)

Con il vescovo, mons. Antonazzo, nella chiesa Sant’Antonio di Istanbul ©GM

Eremitaggio della fraternità. Due parole che hanno ben accompagnano le tappe della prima giornata in Cappadocia, patria dei padri cappadoci sull’altopiano anatolico, ambiente fra i più affascinanti della Turchia con paesaggi che richiamano alcuni luoghi italiani come i Sassi di Matera con case/celle monastiche scavate nel tufo. Nel viaggio verso quei luoghi mons. Antonazzo introduce gli esercizi spirituali proprio soffermandosi sull’esperienza personale dell’essere eremita, cioè della persona capace di stare bene con se stessa per fortificare poi la sua presenza nella comunità. Un vantaggio di questo cammino spirituale sulle orme di san Paolo è l’essere liturgicamente nel tempo pasquale, dove si legge nei testi domenicali della nascita delle prime comunità/chiesa. Si diventa comunità nell’essere credenti in ciò che insieme si sperimenta e si vive. L’incontro degli apostoli con Cristo Risorto avviene nel riconoscimento delle piaghe della crocifissione e dal saluto di pace che diventa segno di vita nuova come appartenenza ad una stessa fraternità. Ciascuno è di conseguenza chiamato a essere testimone di questo evento. Da qui nasce l’interrogativo che è rivolto a ogni battezzato (Atti 4, 32-37) su come vivere in fraternità, risposta alquanto semplice ma che spesso comporta un totale capovolgimento: un cuor solo e un’anima sola, mettendo a servizio reciproco ciò che si ha e soprattutto ciò che si è. Anche nelle nostre CCI ci si auspica che ciò possa divenire la “carta costituzionale” per dare visibilità all’essere battezzati in una comunità che si fa Chiesa non solo fra sacerdoti e operatori pastorali ma di tutto il popolo di Dio. Ed è questo che si può vedere visitando questi luoghi della Cappadocia dove due millenni fa uomini e donne, per propria scelta, hanno vissuto lontani dal “mondo”, in questi luoghi, scoprendo in se stessi un ruolo di mediatori fra Dio e l’umanità. Nello stesso tempo, sono diventati punti di riferimento per gli abitanti limitrofi a cui andare per aver conforto e aiuto. Da qui l’auspicio che, da quanto meditato e vissuto, anche le CCI diventino punto di riferimento del bene, di quello stare insieme che possa far dire: “Guardate come stanno bene in fraternità”.
(Suor Nunzia Daniele, Comunità san Giorgio, Stoccarda)

19 aprile 2023 – 3° giorno

Tarso/Iconio. È ora di prendere posto sul pullman per Tarso, la città natale di S. Paolo. La guida ci fa un riassunto della storia del paese e delle origini del popolo turco; la geografia e la situazione politica dell’odierna Turchia: i rapporti coi cittadini Kurdi e i paesi confinanti. Poi prende la parola il vescovo Gerardo Antonazzo che fa una lettura storico-teologica della vita di Paolo a Tarso, partendo della sua educazione come giudeo ellenistico nella scuola rabbinica conservatrice di Gamaliele. Basandosi sul pensiero esegetico di Pietro Rossano, il vescovo Antonazzo mette l’accento sul motivo per cui Paolo venne a contatto col pensiero cristiano nascente: Paolo volle studiare il pensiero teologico per poterlo combattere meglio, usando proprio la teologia come arma. Partendo dal primo capitolo della lettera ai Galati, il vescovo si sofferma su momenti cardinali: 1. – La nuova traduzione della bibbia CEI, nella lettera ai Galati (1,16) dice “di rivelare in me”, versione più fedele all’originale greco rispetto alla traduzione precedente “di rivelare a me”. Nella nuova traduzione si riporta l’intentio auctoris, in cui la rivelazione non è un evento che viene dall’esterno e rimane esterno alla persona a cui è stata data la rivelazione, bensì la rivelazione nasce già all’interno della persona, fa parte del suo essere e sarà parte intrinseca della sua facoltà cognitiva. La rivelazione dunque di YAHWH che Gesù è suo Figlio ed è il messia del TANACH (l’insieme dell’Antico Testamento), YAHWH ha creato la rivelazione all’interno di Paolo, facendogliela scoprire e conoscere, più che essere una ricezione esterna. Per cui: 2. La conversione di Saulo non fu un processo cognitivo meramente filosofico, bensì un’esperienza spirituale che nasce all’interno di Paolo, permettendogli di vedere con l’occhio del cuore e della sua facoltà cognitiva emozionale.

Camini delle Fate ©GM

Arrivati a Tarso, la prima sosta è la chiesa di S. Paolo, dove il vescovo Antonazzo tiene la celebrazione eucaristica. Dopo incontriamo padre Antoine Illigit, che ci dà la sua testimonianza di musulmano turco convertito e di primo sacerdote turco di lingua turca. Il suo percorso iniziò con la morte di sua madre, evento che gli sconvolse la vita e fu motivo per cui, facendo ricerca sul senso della vita e il senso della morte, fece il suo incontro con Gesù risorto. Padre Antoine ci racconta anche l’esperienza dolorosa del terremoto che aveva colpito a febbraio il sud della Turchia, evento tragico, che ha portato tanta sofferenza, ma che ha anche riavvicinato, dice p. Antoine, le varie chiese (latina, ortodossa, armena, protestante ecc.) sul terreno umano e pastorale. Lasciamo la città di Paolo per dirigerci verso Iconio. Strada facendo il vescovo fa la sua seconda riflessione del giorno partendo dalla lettura del vespro (1Cor 15,12-14.20), e soffermandosi sul brano/inno di Paolo tratto dalla lettera ai Colossesi 1,15-20. Il vescovo mette in rilievo la lettura cristologica di Paolo asserendo che in questo inno ci sono due ruoli di Cristo: 1. quello nella sua dimensione di Logos, tracciando così il parallelo dello stesso nel prologo del Vangelo secondo Giovanni. Nell’inno Paolo si sente dunque forte la teologia giovannea, ove Cristo è l’immagine del Dio invisibile. In Cristo Logos creatore tutto sussiste; cielo e terra, l’invisibile e l’invisibile s’intrecciano nella “totalità”. Cristo come icona = immagine è l’arché che avvolge la totalità dell’esistenza. 2. Il ruolo di Cristo, a capo della redenzione. In questo senso la Chiesa è la comunità dei credenti redenti/ riscattati. Così in questo inno Gesù è il fondamento del creato e capo dei redenti. Il vescovo poi sviluppa il concetto Paolino “Pleroma” (pienezza). Nella teologia paolina Cristo è la pienezza di tutte le cose. Il tutto, non solo le persone bensì tutto il creato, viene raggiunto dalla redenzione di Cristo. Ciò si riflette anche nella lettera ai Romani 8,20-22: “La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi”. Per questo, per Paolo il Kerigma è come il “big bang” della creazione e il Pleroma è il cuore della redenzione. Infine, poco prima di rientrare, la guida accenna alla tradizione dei Dervisci nella città di Iconio.
(Don Marwan Youssef, MCI Lippstadt).

Cascate di Pamukkale ©GM

21 aprile 2023 – 5° giorno

In questo giorno finisce il Ramadan. Si parte per sito archeologico di Pamukkale. Mi ha colpito molto la riflessione del vescovo che uno degli scopi dell’Apocalisse era far vedere attraverso il peccato della Chiesa la sua santità, paradosso, che dà veridicità alla Chiesa stessa. A Pamukkale è stato lapidato san Filippo. Vicino alla tomba del martire recitiamo il Padre nostro. La posizione della città è stupenda. Doveva essere veramente una bella località con i suoi 140.000 abitanti. Poi ci dirigiamo verso Laodicea al Lico, la città di una delle sette Chiese di cui parla l’Apocalisse. Entriamo a Laodicea dalla porta di Damasco. La bella città prende il suo nome da Laudice, la moglie del fondatore della città. Dopo la visita della chiesa e del fonte battesimale usciamo fuori perché le guardie si sono insospettite nel vederci rinnovare le promesse battesimali.

Proseguiamo la visita del sito spostandoci verso il teatro ben conservato. Nel viaggio di rientro ascoltiamo la lettura della lettera alla chiesa di Laodicea e il commento del vescovo nel quale sottolinea che già Paolo vedeva nel protagonismo la rovina delle comunità cristiane. Stare nei posti dove era passato l’apostolo Paolo, dove ha evangelizzato, insieme alle riflessioni del vescovo mi aiutano nella comprensione delle sue lettere. Ringrazio Dio che nel 30°anniversario della mia ordinazione sacerdotale possa fare questo pellegrinaggio con esercizi spirituali. Di sicuro tornerò molto più ricco spiritualmente. Signore, è bello per me essere qui. Venire alle origini dà forza e aumenta l’entusiasmo apostolico.
(Don Waldemar Massel, Missione di san Giuseppe, Karlsruhe)

22 aprile 2023 – 6° giorno

KUSADASI – EFESO. Alzarsi all’alba è diventata una priorità in questo viaggio, anche se come dicono, le ore del mattino hanno l’oro in bocca, ciò non toglie che un “chiletto” di sonno in più servirebbe… Oggi si visita Efeso, dove possiamo ammirare le meravigliose rovine di questa città, splendide e che, nonostante i secoli, le sue imponenti costruzioni presentano un ottimo stato di conservazione: la grandezza della biblioteca del Celso, il tempio di Adriano, il teatro che poteva contenere fino a 25.000 spettatori, l’agorà dove S. Paolo evangelizzava la comunità, gli acquedotti, la basilica dove avvenne il Concilio di Nicea e dove venne proclamata la divina maternità di Maria e quindi basilica dedicata alla madre di Cristo. Proseguendo sempre la visita alla basilica vediamo la tomba dell’apostolo Giovanni. Dopo il pranzo con il bus raggiungiamo la collina detta degli usignoli in direzione di Gerusalemme dove si trova la “casa della Madonna”, ritrovata grazie alle memorie delle visioni di suor Caterina Emmerick. La casa fu edificata da san Giovanni a Efeso per ospitare Maria, che vi avrebbe vissuto fino alla fine dei suoi giorni.
Dopo la Crocifissione di Gesù molti cristiani infatti si rifugiarono a Efeso per sfuggire alla persecuzione. Entrando nella santa casa sento un senso di pace, un crescendo di emozione di gioia che viene da dentro. La casa di Maria, in lingua turca Meryen Ana Evi è luogo sacro per cristiani e musulmani.

Un’esperienza indimenticabile sono questi esercizi spirituali sulle orme dei viaggi apostolici di San Paolo. Tutto ciò che ho vissuto è davanti ai miei occhi, ripercorro con la mente i luoghi visitati dai nostri santi apostoli, le alzate presto la mattina, la nostra guida Erhan, col suo fare bonario, ci fa partecipi dei luoghi visitati con i suoi racconti, leggende, storie. Abbiamo la consapevolezza che Dio ci accompagna e la certezza che Dio è venuto per salvarci e lo fa qui tramite l’apostolo Paolo e san Giovanni. Quanta ricchezza in questi giorni passati insieme, in condivisione. Ciascuno assorbe un po’ della vita degli altri, la gioia semplice di alcuni, le emozioni di altri, ed è la riscoperta di una fede che sonnecchiava nel profondo di ciascuno di noi e che si è risvegliata e arricchita facendoci riscoprire le radici della fede cristiana man mano che scoprivamo i luoghi, che leggevamo i testi della scrittura, che partecipavamo delle celebrazioni in forme umili in chiese diverse, e che ci hanno permesso di conoscere la vita di questo paese così complesso. Quale messaggio possiamo trasmettere? L’amore di Dio? La speranza? Scelgo di ricordare che in qualsiasi situazione anche negativa Dio c’è.
(Don Mietek e Rosaria Barbuscia, MCI Norimberga)

Cappadocia, foto di gruppo davanti alle celle scavate nel tufo. ©GM

23 aprile 2023 – 7° giorno

Partiamo per Pergamo dopo aver celebrato la S. Messa e consumato la colazione. Siamo entusiasti e curiosi di vedere Pergamo, famosa se non altro per la sua biblioteca.
L’acropoli di Pergamo si apre ai nostri occhi con una maestosità impressionante. Quello che vediamo sono solo rovine che però fanno pensare a come poteva essere allora la costruzione, siamo aiutati in questo da Erhan, la nostra guida, e da un plastico per ammirare le varie parti dei palazzi di allora. Riprendiamo la rotta via terra per Istanbul ma incappiamo in un ingorgo stradale interminabile. Arriviamo a mezzanotte e senza cena ma abbiamo ammirato Istanbul “by night” con il suo fascino di città moderna, a cui non manca il flair europeo.
(Padre Daniele Sartori, CCI Stoccarda)

24 aprile 2023 – 8° giorno

Istanbul – Passato bizantino e presente musulmano. Iniziamo visitando la moschea del sultano Suleiman che è il “santuario” dei Dervisci e poi andiamo al Bazaar con oltre 4.400 negozi che, con quelli intorno, arrivano fino a 10.000. Visitiamo anche la famosa moschea “blu”, recentemente restaurata. Quello che attira l’attenzione è un gran numero di persone che visitano e pregano nelle moschee. Il punto focale della giornata è la visita di “Hagia Sofia” (Santa Sofia), antica basilica cristiana del VI secolo. Ai tempi del presidente turco Atatürk, negli anni ‘30 del secolo scorso, divenne un museo. Dal 2020 su decisione del presidente Erdogan, è tornata a essere una moschea. Purtroppo offre uno spettacolo piuttosto triste: i mosaici bizantini sulle pareti sono coperti e nascosti agli occhi dei visitatori. Si può ammirare praticamente solo uno di essi che si trova all’ingresso principale, raffigurante il Cristo Pantocratore, al quale l’imperatore cristiano rende omaggio. Al tempo della costruzione di Hagia Sofia, venne costruita anche una enorme cisterna sotterranea di acqua. Visitare quella antica cisterna ci impressiona forse di più della visita di Hagia Sophia. Questa cisterna è sorretta da una foresta di colonne, esattamente 336. Il pavimento è totalmente coperto d’acqua (attorno a 30 cm di profondità) dal quale emergono diverse sculture di artisti contemporanei. Tutti i visitatori passeggiano sulle apposite passerelle. La gita in barca sullo stretto del Bosforo ci fa comprendere perché l’imperatore Costantino (IV secolo) scelse quest’area per la sua Costantinopoli, per la bellezza e la localizzazione tra l’Asia e l’Europa che assicurava dei vantaggi economici. Terminiamo la giornata con la Messa celebrata nella chiesa di Sant’Antonio, gestita dai francescani conventuali. Quella Messa segna la conclusione degli esercizi spirituali. Ringraziamo il vescovo, mons. Gerardo Antonazzo, per la sua preziosa guida spirituale, con il dono di una bellissima icona di san Paolo. Le due chiese cattoliche a Istanbul, la chiesa di S. Antonio e la cattedrale dove abbiamo celebrato l’Eucaristia il giorno seguente, ci consentono di esprimere la nostra gratitudine al Signore, a cui appartengono la terra e il tempo, per il pellegrinaggio di MCI Germania in Turchia sulle orme di san Paolo.
(Don Christoph Owczarek, comunità italiana di Mainz e don Piotr Przesmycki)

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