Sotto il velo dei disturbi alimentari: conoscenza, consapevolezza e impegno nella Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla

Dal 2012 è stata istituita il 15 marzo la giornata nazionale del fiocchetto lilla per l’impegno e la consapevolezza nei confronti delle problematiche legate ai disturbi dell’alimentazione

Cosa sono i disturbi alimentari -DCA-? Il DSM5 definisce i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione come «caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamento collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psico-sociale».

Vi sono diverse forme di disturbi alimentari che sono classificate tra i disturbi mentali.

I principali disturbi alimentari sono:

1. l’Anoressia nervosa

2. la Bulimia

3. il Disturbo da alimentazione incontrollata

4. l’Obesità

5. la Night Eating Syndrome

6. la Pica e il Disturbo da ruminazione

Il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (ultima versione: DSM 5) include anche la Pica e il Disturbo da Ruminazione che sono assai meno diffusi nella pratica clinica, mentre non comprende l’obesità, considerata invece da molti psicologi e psichiatri un disturbo alimentare.

L’Anoressia nervosa è la forma più nota di disturbo alimentare, la prima identificata come entità nosografica autonoma, è l’anoressia, oggi detta nervosa, un tempo anche mentale per sottolinearne la natura essenzialmente psicologica. L’anoressia è legata primariamente ad un ingiustificato, quanto esasperato, timore di ingrassare e interessa tipicamente il genere femminile.

La paura di ingrassare è oggi molto comune, non solo negli adolescenti. I prodotti che promettono di far perdere peso occupano, infatti, uno spazio ragguardevole nella pubblicità, come nelle farmacie. Ciò che contraddistingue la condizione anoressica sono però le modalità particolari con cui il timore di ingrassare si manifesta. Descritta per la prima volta in Europa, è oggi diffusa in tutti i paesi occidentali e in Giappone, assieme alla bulimia.

La Bulimia nervosa come entità nosografica autonoma nasce molto più tardi rispetto all’anoressia, precisamente nel 1980 con la prima edizione del DSM 3, che ovviamente la include nel gruppo dei disturbi del comportamento alimentare. In precedenza, nel XVIII e XIX secolo, era stata raramente menzionata, per lo più come variante associata all’anoressia o ad altri quadri patologici. In qualche modo, la bulimia rappresenta una “soluzione” del problema di chi non vuole ingrassare ma non riesce a trattenersi dal mangiare. Se tale soluzione è insoddisfacente per chi la pratica, non lo è per le industrie sia produttrici di prodotti dimagranti che di alimenti ipercalorici: entrambe vengono così remunerate per le somme ingenti che spendono per pubblicizzare i propri prodotti. Nella bulimia, periodicamente la restrizione alimentare è interrotta da abbuffate pantagrueliche. La persona che soffre di bulimia, una volta procuratosi cibo a sufficienza, si lascia andare e ne ingerisce grandi quantità in poco tempo, per lo più in solitudine. L’abbuffata è seguita da forte disagio psicologico, senso di colpa e spesso dalle c.d. ‘condotte di eliminazione’ (tipicamente il vomito, ma anche l’uso lassativi o diuretici, iperattività fisica, ecc.). Frequentemente, queste ragazze riescono in questo modo a mantenere un peso e un aspetto normali. La pratica del vomito e le condotte di eliminazione sono spesso associate anche all’anoressia, soprattutto nelle forme croniche. Il vomito, l’uso di lassativi e diuretici erano sapientemente dosati in modo da garantirle la sopravvivenza nonostante le condizioni fisiche non le consentissero più che una limitata attività.

Nel Binge eating disorder o disturbo da alimentazione incontrollata gli eccessi alimentari non sono seguiti da condotte di eliminazione come nella bulimia: l’obesità ne costituisce l’inevitabile conseguenza. Mentre nella maggior parte dei casi l’abbuffata bulimica è più o meno accuratamente pianificata, in questo disturbo è spesso una situazione propizia, o la semplice consapevolezza della disponibilità di cibo, a rappresentare una tentazione alla quale non si può resistere.

L’Obesità si caratterizza per un accumulo di grasso corporeo. L’indicatore più utilizzato è l’indice di massa corporea (Body Index Mass): quando è uguale o superiore a 30 si parla di obesità. Questa patologia rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica. Incide infatti sulla qualità e durata della vita perché ha conseguenze importanti sulle condizioni di salute.

Dai dati raccolti nell’aprile 2019 emerge che in Italia un italiano su dieci è obeso.

L’obesità non sempre è l’esito del Binge eating disorder. Le persone possono diventare obese semplicemente perché regolarmente mangiano troppo e non fanno attività fisica.

Questo tipo di obesità, esito di stili alimentari personali e familiari, può non essere associato a problemi psicologici. È tuttavia difficile che l’obesità non abbia conseguenze psicologiche nelle nostre società dove magrezza e prestanza fisica sono valorizzati e considerati indicatori di successo e status, sempre più anche per gli uomini. Le richieste di terapie per l’obesità sono spesso motivate più dal profondo disagio psicologico creato dalla condizione di obesità che dalle sue conseguenze sulla salute fisica.

Il Night Eating Syndrome è un disturbo alimentare caratterizzato da un pattern pressoché giornaliero di assunzione di cibo che incrementa significativamente la sera e la notte. Il paziente salta per lo più la colazione la mattina perché non ha appetito, spesso mangia poco a pranzo e poi incrementa progressivamente l’assunzione del cibo durante la sera e la notte oppure da episodi in cui il paziente mangia dopo essersi svegliato durante la notte o si sveglia per mangiare.

Affinché si possa parlare di un vero disturbo psichico, questi comportamenti devono essere accompagnati da disagio psicologico e da serie limitazioni nella vita del paziente. Un dato interessante è che questo pattern alimentare, comunque lo si voglia considerare, è molto frequente fra gli obesi. Può comunque essere riscontrato anche nelle anoressie, e soprattutto in fase di remissione.

La Pica e il Disturbo da Ruminazione sono disturbi alimentari molto meno frequenti e per lo più associati a deficit mentale o altre gravi patologie (ad es. schizofrenia): la Pica è caratterizzata dall’ingestione di materie non commestibili (terra, inchiostro, ecc..); il Disturbo da ruminazione che consiste in una prolungata masticazione, a volte seguita da rigurgito del bolo già ingerito, che viene nuovamente masticato in bocca.

Quali sono le cause dei disturbi alimentari?

Come per la maggior parte dei disturbi mentali, non è possibile individuare una causa unica ma un insieme di fattori che possono associarsi e interagire in misura e in modo diverso tra loro nel singolo caso, per favorire l’insorgenza e il mantenimento di un disturbo alimentare.

Un fattore biologico evidentemente coinvolto è costituito dall’appartenenza al genere femminile, ma naturalmente il peso della cultura e degli stereotipi di genere possono essere determinanti. Tipicamente i DCA, anoressia in particolare, riguardano giovani donne, dall’inizio della pubertà e nella prima giovinezza, con frequenza nettamente superiore rispetto ai maschi, anche se si registra sia una tendenza all’estensione alle fasce d’età superiore e inferiore, sia a soggetti di sesso maschile. La dimensione psicologica è unanimemente considerata di primaria importanza nei disturbi alimentari più comuni. Anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder) sono associati a determinate caratteristiche psicologiche e la loro stessa definizione implica un atteggiamento psicologico e un disagio legato all’assunzione di cibo e alle sue conseguenze sull’aspetto esteriore. Il fatto di essere molto magri o obesi deve essere associato a un disagio psicologico che ne deriva. Analogamente, i fattori familiari entrano in modo vario ma costante nel favorire la comparsa e la persistenza di tali disturbi. Inoltre, i DCA sono spesso associati ad altri disturbi psichici tipo i disturbi d’ansia, fenomeni depressivi, o comunque di forte tristezza sono molto frequenti anche l’associazione con i disturbi di personalità è tutt’altro che rara e con l’abuso di sostanze.

L’esordio di un DCA può essere molto vario in relazione all’età, al genere, oltre che alla sua tipologia, e le persone generalmente evitano di ricorrere ad aiuti esterni. Come in altre psicopatologie, la cronicità più che la gravità del disturbo è un indicatore prognostico negativo. Quanto più a lungo si è vissuti con il disturbo alimentare tanto più sarà difficile superarlo, ma va tenuto conto che anche se gravi e cronici possono essere superati. Presa la decisione di farsi curare si aprono due possibilità o ricorrere a centri specialistici multiprofessionali sui disturbi alimentari, spesso inseriti in strutture ospedaliere, con ambulatorio, day-hospital e possibilità di ricovero oppure ricorrere a centri specializzati nella psicoterapia dei disturbi alimentari.