Appuntamento con Marco Guzzi

Con l’autunno, come sai bene, stiamo vivendo in tutto il continente – e non solo – una fase di recrudescenza della pandemia da Coronavirus. Ascoltiamo ogni giorno toni allarmanti e angoscianti e si avverte nell’aria un clima di oppressione interiore e paura diffusa. Come leggi Marco gli eventi che stanno accadendo in questa nuova fase?

Intanto dobbiamo renderci conto che ci troviamo davanti a un fenomeno mondiale che non sappiamo quali sbocchi potrà avere, perché gli scienziati riconoscono di non conoscere ancora bene né l’origine né la natura di questo virus. Quindi da questo punto di vista siamo dentro a una tempesta, di cui ignoriamo gli sviluppi futuri. Questo è il primo dato di fatto di cui prendiamo atto. Il secondo dato di fatto che dobbiamo analizzare è la reazione del mondo, delle varie nazioni e dei vari continenti nei confronti di questo fenomeno. E qui constatiamo, a mio parere, una situazione molto caotica. È come se questo mondo iper-tecnologico, iper-razionale, che fino a ieri sembrava tenere tutto sotto controllo con i big data, gli algoritmi etc, stia manifestando una fragilità e una caoticità sorprendenti, producendo così una situazione psicologica planetaria molto pericolosa. Siamo immersi in un flusso informativo ventiquattro ore al giorno che è veramente allarmante, depressivo e che aggiunge al problema un surplus di angoscia, di smarrimento, di confusione, che a mio parere sta già provocando danni fisici alle persone. Ci può essere una situazione anche tragica, che si può vivere tuttavia con meno panico, ma per fare questo occorre anche saper inquadrare il fenomeno e offrire un racconto razionale. L’umanità ha vissuto tutta la sua storia antropologica confrontandosi con epidemie molto peggiori. Molte persone vivono oggi in un terrore superiore a quello giustificato dai fatti, perché indubbiamente questa infezione non è paragonabile ad una semplice influenza; tuttavia non è la peste! I livelli di letalità sono fortunatamente ancora molto bassi. Questo non toglie nulla al dramma, però dobbiamo anche inquadrarlo nella sua realtà. Io non voglio sminuire nulla, si tratta di una tragedia, ma vorrei che le cose fossero osservate nella loro obiettività. Questo tranquillizzerebbe molto la psiche dei cittadini, già chiamati ad affrontare una situazione di disagio economico enorme. Inoltre a vari livelli c’è un’evidente disorganizzazione che riguarda la governance mondiale. Teniamo conto che sono anni, almeno dal 2014, che i paesi più importanti del mondo, sotto la spinta all’epoca del presidente Obama, avevano creato un’organizzazione mondiale che doveva preparare la reazione alle prossime pandemie. Ed è evidente che noi per anni non abbiamo lavorato per prepararci ad un’epidemia che era, dopo la Sars e gli allarmi dei Coronavirus precedenti, ampiamente prevista. A livello strettamente europeo manca inoltre un’azione di coordinamento tra i vari Paesi.

Ma è possibile, Marco, vivere questa fase in un’altra maniera? Più in generale una seria e autentica ricerca spirituale può aiutarci a mantenere equilibrio e centratura anche nei momenti più critici dell’esistenza umana? Come possiamo trovare energie e forza in un momento drammatico?

Il livello spirituale è importante su due livelli collegati. Da una parte nelle situazioni di grande prova avere un baricentro interiore, avere delle pratiche regolari di meditazione, di preghiera, avere dei gruppi di persone con le quali condividere la propria ricerca diventa a mio parere una questione di vita o di morte. L’alternativa è essere preda di questi venti folli dell’informazione mediatica, che fomentano l’angoscia notte e giorno. Io vedo che le persone stanno davvero precipitando in una depressione molto rabbiosa e impaurita. E purtroppo la storia ci insegna che queste fasi depressivo-rancorose, specialmente quando sono legate, come questa, a situazioni socio-economiche drammatiche, possono produrre mostri nella storia; facilmente e in breve tempo. Il primo livello è quindi quello personale e cioè: curare il cuore, custodire il proprio cuore anche nella tempesta, non farsi travolgere da queste correnti emotive. Ma per fare questo ci vogliono pratiche, altrimenti non ce la facciamo. Se non abbiamo delle pratiche salde, quotidiane, regolari e condivise secondo me non reggiamo, perché i venti sono forti e saranno sempre più forti. Questo è il primo livello. Il secondo livello è quello storico-politico e culturale. Noi dobbiamo collaborare, nel nostro piccolo, a creare anche una cultura, un linguaggio, che possa aiutare le persone ad affrontare la crisi in modo meno caotico e meno disperante. Quindi in prospettiva anche immaginare un’organizzazione politica-amministrativa ai vari livelli, che sia più capace di affrontare queste emergenze. E per lavorare ai vari livelli politici serve una nuova generazione di uomini e donne con un baricentro spirituale più profondo. Noi lavoriamo per un passaggio di umanità, che sappiamo sarà lungo e faticoso, tuttavia ineluttabile. Forse saranno proprio queste prove che spingeranno l’umanità a capire che deve entrare in un processo di revisione radicale dei propri concetti di sviluppo e di crescita, a partire da una comprensione più profonda della propria natura. Le prove ci sono, ma come le vogliamo vivere? Questa è la questione. Le vogliamo vivere terrorizzati in casa? Bisogna lavorare ad un processo di mutamento del pensiero che possa progressivamente cambiare anche la politica, perché l’attuale pensiero politico che governa il mondo sta vivendo una fase terminale.

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