La signora E.W.G. di Coesfeld ha, in Patria, il padre, artigiano che andrà in pensione tra poche settimane. Lo stesso, però, vorrebbe continuare la sua attività. La lettrice ci chiede se dovranno, ancora, essere pagati i contributi all’INPS.

Chi continua a lavorare, pur avendo maturato il diritto alla pensione, non è esonerato dal pagamento dei contributi. Un Patronato, vista la documentazione, potrà fornire notizie più specifiche.

Il signor D.R. di Erlangen, che segue questa rubrica dal 1991, ci chiede se, suo fratello, percependo un’indennità di disoccupazione, può svolgere un lavoro autonomo retribuito.

Meglio prendere contatto con un Patronato. Un’attività retribuita, ufficialmente, potrebbe provocare la conseguente sospensione dell’indennità.

La signora L.M. di Först ha, in Italia una sorella (classe 1980) che ha lavorato con partita IVA. Ora, la stessa, ha trovato un lavoro come dipendente. La lettrice ci chiede se i contributi versati come lavoratrice autonoma possono essere “aggiunti” a quelli derivanti da lavoro dipendente.

Lo possono. Per effetto della legge 184/1997. Meglio chiedere il prospetto previdenziale specifico all’INPS.

La signora M.A. di Germaringen, che segue questa rubrica dal 1992, ha, in Italia un nipote (classe1980) che ha lavorato come meccanico dipendente. Nel gennaio del 2020, vinto il relativo concorso, è stato assunto nel suo comune di residenza come operaio a tempo indeterminato. La lettrice ci chiede se i versamenti previdenziali precedenti andranno perduti.

Assolutamente no. Per effetto della Legge n.184/1997, è stato introdotto il cumulo previdenziale. A suo tempo, la prestazione della pensione sarà liquidata in relazione a tutti i versamenti previdenziali.

Il signor A, C. di Magstadt, che segue questa rubrica dal 1990, non ha ancora ricevuto risposta a un suo problema. C’era stata richiesta notizia sul problematico mutamento del computo previdenziale in Italia.

Intanto la richiesta c’è stata inoltrata non per posta elettronica ma cartacea. Il ritardo nella nostra risposta è giustificabile. Per ora, comunque, il sistema previdenziale italiano non ha subito espressive mutazioni. Almeno nei trattamenti di “anzianità”.

La signora M.N.W. di Furtwagen, che segue questa rubrica dal 1992, ci chiede quando sia stata varata.

La data precisa non la rammentiamo. Però, la rubrica è iniziata verso la fine degli anni’80. Il fatto che sia ancora attiva significa che, in buona sintesi, è seguita.

Il signor F.C. di Lesbach ha, in Patria un fratello che sarà, presto, padre. Il lettore ci chiede chi dovrà liquidare gli assegni familiari.

La liquidazione spetta all’INPS tramite il datore di lavoro al quale dovrà essere presentata la prescritta documentazione.

La signora R.G. di Brema ha, in italia una sorella (classe 1962) che ha maturato i 35 anni di contributi. La lettrice ci chiede se la sorella può accedere all’”opzione donna”.

Anche se i contributi previdenziali ci sono, manca il requisito dell’età. L’”opzione donna” è prevista per le lavoratrici nate entro il 1961. Almeno secondo l’attuale normativa.

La signora P.V.H. di Wangen ha, in Patria, un fratello (classe 1966) che, dopo 15 anni di lavoro dipendente s’è licenziato. La lettrice ci chiede quali siano i “minimi” contributivi per avere diritto alla pensione.

Ci vogliono almeno vent’anni di contributi. Consigliamo di chiedere all’INPS l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari. In caso contrario, il fratello della nostra lettrice rischia di perdere quanto già versato. Comunque, secondo l’attuale normativa, il trattamento “minimo” scatterebbe non prima del 2035.

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