Nella foto: Il cardinale Carlo Maria Martini. Foto presa da Wikipedia ©Mafon1959

Pubblichiamo un estratto dell’articolo di Armando Matteo, apparso “Vita Pastorale“ di agosto 2022 e ripreso per gentile concessione del direttore. L’articolo integrale si trova sul sito Delegazione-mci.de. L’intervista al cardinale Martini, a cui si riferisce, apparse sul Corriere della Sera il, 1° settembre 2012 (udep)

(…) Ed è così che quell’intervista diventa, per ciascuno dei suoi lettori, in questo suo decimo anniversario, un invito a chiedersi quanto amore porta per la Chiesa, quale sogno ha per la Chiesa, quale speranza ha per la Chiesa, quale impegno intende porre in atto per la Chiesa. La situazione attuale della fede lo richiede.

La stanchezza dei credenti

Senza mezzi termini, Martini sottolinea lo stato di «stanchezza» in cui a suo avviso versa oggi la comunità dei credenti. Queste sono le sue parole:

«La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (…) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità».

Si trovano qui condensate due osservazioni particolarmente illuminanti: da una parte, la presa di coscienza che l’Occidente è ormai diventato la terra del «benessere», il quale benessere ha portato ad una radicale trasformazione delle condizioni di vita del cittadino medio (…)

La seconda osservazione è che la «cultura cattolica» è invecchiata. Si potrebbe dire, con un linguaggio più esplicito, che gli immaginari che governano l’azione pastorale della Chiesa non corrisponde più a quella inedita e inaudita condizione dell’umano che proprio la parola «benessere» condensa così efficacemente.

Servono così, aggiunge Martini nella risposta successiva, credenti più liberi e più audaci, capaci di riattivare la dinamica dell’amore nei confronti dei loro contemporanei, l’unica che può incoraggiare e sostenere la ricerca di vie nuove per annunciare la bellezza della fede nell’epoca del benessere diffuso.

Conversione, Parola, Guarigione

«La Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione».

Ricorda successivamente l’essenziale centratura dell’intera esperienza cristiana sulla Parola di Dio:

«Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta».

Ed infine sottolinea la possibilità di mettere al centro della visione dell’azione sacramentale della Chiesa il tema della guarigione:

«I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza?».

Il famoso ritardo di duecento anni

Arriviamo così all’ultima risposta che Martini consegna ai suoi interlocutori e tramite loro a tutti noi. Si tratta della risposta che è diventata una sorta di slogan con il passare degli anni, da alcuni rilanciato poi con convinzione, da altri invece respinto con determinazione. Da parte mia, penso che quelle parole possano essere intese bene solo facendo riferimento al grande amore che Martini ha nutrito e manifestato per la Chiesa, un amore che egli voleva appunto con quelle parole risvegliare in tutti i credenti, per reagire alla stanchezza di cui si diceva sopra.

Ed ecco quelle parole famose:

«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».

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