Nella sala dei dipinti della Hevrat Yehudé Italia a Gerusalemme, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Israele Francesco Maria Talò e di un folto pubblico, il tragico attentato è stato ricordato mercoledi’ 10 ottobre , da due testimoni diretti: David Pacifici e Marco Zarfati.
David non solo ha fatto una ricostruzione dei fatti precisa basata tra l’altro su una ricca documentazione (foto, filmati e telegiornali dell’epoca), ma ha avanzato ipotesi sconcertanti – anche se non nuove – su possibili connivenze da parte delle autorità italiane con i palestinesi. La ricostruzione precisa e angosciante degli avvenimenti e del discorso mediatico che precedettero l’attentato dimostra come lo scatenamento della stampa e delle classi politiche e sindacali non solo contro Israele nei giorni della guerra dell’estate 1982 in Libano, ma anche contro gli ebrei che in qualunque sede erano chiamati a discolparsi di ciò che avveniva in Medio Oriente, furono una delle cause fondamentali che favorirono l’attacco al Tempio. Di nuovo – e con una violenza pari a quella degli anni della persecuzione fascista – l’antisemitismo e la demonizzazione degli ebrei, mascherato da antisionismo, trovava voce in tutti i giornali e in gesti inqualificabili come la deposizione di una bara davanti alle lapidi dei deportati sulla parete del Tempio da parte di dimostranti appartenenti ai sindacati metalmeccanici. Quello che sarebbe successo di lì a qualche giorno dopo la strage di Sabra e Shatila – perpetrata dalle falangi cristiane ma attribuita direttamente all’esercito israeliano – era già nell’aria. Il fatto che il giorno dell’attentato non ci fosse nemmeno un poliziotto intorno al Tempio la dice lunga su quelle che potevano essere le connivenze e le omissioni dei servizi segreti italiani, che verranno più tardi denunciati dal Presidente Cossiga (come il "lodo Moro").
Comunque la triste considerazione che si deve fare a 30 anni di distanza dall’avvenimento è che un bambino di due anni è stato ammazzato ma nessun colpevole è stato arrestato e il delitto è rimasto impunito. Il governo italiano in quegli anni si preoccupò semmai di estradare all’estero dei personaggi palestinesi conivolti direttamente in azioni di terrorismo.
Marco Zarfati, un giovane medico che si trovava al Tempio di Roma per puro caso perché era venuto da Israele a trovare i genitori, prestò le prime cure ai feriti pur non disponendo di nessuno strumento necessario. Era la prima volta che si trovava ad essere testimone di un attentato ed era la prima volta che soccorreva feriti gravi che in gran parte conosceva.
Ma, si chiedeva Marco, cos’è cambiato in questi 30 anni? Alla luce di tutti gli attentati che sono avvenuti negli ultimi anni in tutto il mondo contro gli ebrei ma anche contro i non ebrei, la situazione non solo non è migliorata ma ci si è quasi abituati a convivere con il terrorismo che continua a imperversare nei paesi europei.
Nella stessa giornata del 10 ottobre a Roma, simile cerimonia alla Sinagoga di Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei Presidenti della Camera e del Senato, e di numerose altre personalita’ politiche e civili.