Il 14 aprile, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, avrebbe dovuto tenere una lezione alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Humboldt di Berlino. Ma non c’è andato. La causa menzionata è un affare urgente in Ambasciata. Per molti, però, questa suonerebbe più come un pretesto: il Ministro avrebbe fatto saltare l’incontro perché aveva saputo che in ateneo era pronto ad accoglierlo una contestazione di un centinaio di studenti, borsisti ed insegnati, italiani e tedeschi.
Questi non avevano gradito la decisione del professor Hager di invitare un membro del governo Berlusconi, e si erano armati di striscioni con la scritta “Vergogna”. Il Ministro, tuttavia, ha assicurato che il legame tra la sua assenza e la contestazione è stato di assoluta casualità: “Ho dovuto istruire urgentemente alla concessione dell’autorizzazione a procedere per due scafisti che avevano portato in Italia oltre 200 immigrati clandestini.
Si tratta di un libico e di un marocchino e se non l’avessi firmata personalmente, sarebbero stati scarcerati”. Insomma, la protesta non c’entra; anzi, Alfano dice di aver “appreso di questa ipotesi solo dalla stampa”. Oppure, come sostiene qualcuno, il Ministro non immaginava che gli inviti alla mobilitazione, che già da tempo circolavano su vari fronti, avrebbero scatenato tale tafferuglio. Inviti che sono arrivati anche dal Partito democratico berlinese e dalla sua deputata eletta in Europa, Laura Garavini, che aveva definito la protesta un “prosieguo, con altri mezzi, delle tre settimane di opposizione svolta alla Camera contro il processo breve”.
E la mobilitazione alla fine è arrivata, così come la chiamata all’ateneo con cui si faceva saltare all’ultimo minuto la lezione. A quel punto, l’aula si è trasformata in un ring politico: da un lato, il professore incriminato, che cercava di far capire ai suoi studenti che il diritto di parola è sacrosanto; dall’altro, i contestatori, che spiegavano di non poter accettare lezioni di mafia e criminalità internazionale proprio dal Guardasigilli di un governo che “ha eliminato e boicottato la legalità”, come ha raccontato nei corridoi dell’università il suo docente italiano di Storia dell’Arte.
Nonostante la buca dell’ultimo minuto, però, il rapporto tra ateneo berlinese e Ministro è rimasto intatto. Il presidente, Jan-Hendrik Olbertz, ha detto che il mancato intervento di Alfano non è stato un danno di immagine per il suo istituto e se l’è anzi presa con i suoi studenti ed insegnati: "Un danno di immagine si crea quando rendiamo impossibile uno scambio di opinioni, anche controverso – ha dettol’università è un luogo libero e indipendente“. „Questo è molto importante perché l’università non è la sede per un dibattito politico su temi di attualità controversi. Non è questo il nostro compito". E poi ha aggiunto: "Ѐ un peccato" che il Ministro non sia riuscito a venire“.