Ancora una volta “Bild-Zeitung” si mette alla testa di una campagna mediatica che alimenta quei sentimenti malsani, che ogni tanto vengono a galla da uno dei lati più oscuri dell’opinione pubblica tedesca. Rieccoci al dito indice ammonitore, sprezzante, intollerante che i tedeschi amano di tanto in tanto alzare anche contro gli amici. Questa volta l’hanno puntato contro la Grecia.
E così la “Bild Zeitung” ha trovato un nuovo argomento per imbrattare le proprie pagine col populismo della peggior specie. Questo quotidiano potente, popolare diffusissimo fa semplicemente paura. Guai a chi o a cosa sta sullo stomaco dei redattori della “Bild”. Non ha nessuna possibilità di scampo. Nella maniera più rozza e, purtroppo, più efficace, questo quotidiano (pare che sia il più diffuso d’Europa) riesce a sintetizzare argomenti complessi e controversi in poche frasi con le quali si soddisfano i primordiali istinti di una massa di lettori che sembra volere dal proprio quotidiano solo pochissime cose: la conferma, la legittimazione, la sintetizzazione del proprio pregiudizio.
Il problema della stampa come quella rappresentata dal maggiore quotidiano tedesco “Bild Zeitung” è, infatti, vecchio come quello dell’uovo e della gallina. Cioè è “Bild” a creare pregiudizi o è “ Bild” ad avere la geniale capacità di esprimerli nel più efficace dei modi? La “Bild Zeitung” scrive quello che la gente desidera leggere e che comunque pensa o la gente pensa quello che la “Bild Zeitung” suggerisce quotidianamente come base di pensiero? Uno scienziato americano degli anni quaranta passò alla storia della psicologia comportamentale con i suoi esperimenti sul condizionamento operante delle cavie. Si chiamava Skinner. Skinner condizionò i ratti del suo laboratorio. Ogni volta che suonavano un campanellino nella gabbia “Skinner –Box” ricevevano un pezzettino di formaggio. Tra i suoi studenti circolava la storiella, al quanto cinica, secondo cui un ratto raccontava all’altro ratto in laboratorio di aver condizionato lo scienziato, dicendogli: sai, ho portato Skinner al massimo condizionamento: ogni volta che suono l campanellino, mi porta un pezzettino di formaggio!” Questo paradosso si lascia trasportare uno a uno nel rapporto tra la pubblica opinione tedesca ed il suo manipolato, manipolatore “Bild Zeitung”.
Ora troviamo la Grecia nel mirino del quotidiano, ma ci sono passati anche altri argomenti e persone. Vittima eccellente dell’inchiostro dell’editore Springer-Verlag è stato addirittura un Presidente della Repubblica tedesca. Christian Wulff. Ve lo ricordate, quello con la moglie bella e i modi avanguardisti, che ebbe il coraggio di dire, finalmente, al suo popolo che la cultura dell’Islam è parte della società tedesca e che ebbe il coraggio di dire, ospite del parlamento turco, che le comunità cristiane meritavano tutto il rispetto senza ma e senza però. Ebbene, Wulff fece un errore capitale al momento in cui telefonò alla redazione della Bild, chiedendo di rinviare un articolo in cui si parlava di strani soggiorni passati a spese di un suo amico banchiere e imprenditore. Apriti cielo! “Bild” gli fece la pelle, in senso metaforico naturalmente, ma le dimissioni di Wulff dopo pochi mesi furono reali e non certo metaforiche.
La “Bild” bombardò l’immagine della più alta carica dello Stato tedesco con supposizioni e speculazioni negative sulla sua ita privata, familiare e politica. Wulff fu accusato di aver abusato della sua carica e di aver esercitato pressione sulla libertà di stampa. La libertà di stampa che limitò la sua libertà di difendersi. I tribunali lo scagionarono da ogni accusa. Ma il Presidente se ne andò. Così volle “Bild” e così fu. Un potere pauroso. E la stessa paura circola ora che il giornale ha deciso di annebbiare ogni ragionevole argomento che vuole mettere l’accento sul lato umano della disperazione greca. I redattori della “Bild” non arrossiscono nemmeno un minuto, quando scrivono che i tedeschi sono chiamati a pagare le pensioni dei greci e addirittura i loro lussi e vanità. Cose da pazzi! In tutta questa strana discussione sulla crisi greca, la “Bild” parla di Stati come se fossero squadre di pallone o di pugili sul ring.
La “Grecia”, in effetti, non esiste, come non esistono Italia e Germania e altri Stati. Si tratta di termini astratti. Quello che non è astratto sono gli esseri umani che vivono in quella parte d’Europa. Quello che non è astratto sono i cittadini di Atene, sono i bambini che vivo in Grecia, gli anziani, i sofferenti. Ma che cos’è l’Unione Europea, il gioco del Monopoli? Ma stiamo scherzando? Il concetto su cui si fonda l’Unione è unico, assoluto: la fratellanza dei popoli. Dei popoli non delle banche. Immaginiamo cosa sarebbe successo se la ”Bild Zeitung” avesse lanciato una campagna di solidarietà, ricordando ai tedeschi che la mortalità infantile in Grecia è aumentata spaventosamente e che gli anziani non possono essere curati negli ospedali perché mancano i medicinali. Gente che è vittima di una casta politica inetta e corrotta. Ma che colpa hanno i bambini e gli anziani? Non sono certo loro i corrotti e i cattivi amministratori.
I tedeschi hanno inventato la tassa di solidarietà dopo la caduta del muro. I tedeschi offrono milioni a favore delle balene, dei gatti randagi e di una miriade di altri utili progetti sociali e umanitari. Perché non alla Grecia? Se l’Unione Europea non si ricorda di essere un’entità fondata sui principi della pace e della solidarietà, sarà condannata al fallimento. E se qualcuno non lancia finalmente un monito contro questo mostruoso strumento mediatico che è la “Bild Zeitung”, presto ne pagheremo lo scotto a scapito della povera gente.
I giornali si fanno con l’inchiostro non con l’odio. Günter Wallraff ci ha già raccontato con ben tre libri com’è fatto questo giornale. Heinrich Böll anche. La protagonista del suo romanzo “Die verlorene Ehre der Katharina Blum” finisce con l’assassinare lo spietato reporter del “Bild”. Questa è solo finzione letteraria. Il fango di “Bild” è, purtroppo, puzzolente realtà.