In un rapporto pubblicato ultimamente a cura dei Ministeri tedeschi del Lavoro e Affari sociali, e della Famiglia, Anziani Donne e giovani, sono apparsi dati riguardanti proiezioni sul mercato del lavoro tedesco nei prossimi anni e decenni. Il rapporto, che si chiama Arbeitsmarkt 2030, è stato presentato a Berlino dai ministri competenti Andrea Nahes, Manuela Schwesing, e dal delegato del governo per la questione delle Migrazioni, Aydan Ozogus.
Il rapporto è molto interessante sia per i giovani che per i migranti. E diciamo subito che, secondo esso, le aspettative più interessanti si aprono per coloro che saranno attivi nelle professioni, in particolare nel campo medico e infermieristico; per i manager, per gli ingegneri e gli scienziati nei campi fisico, matematico e delle scienze naturali. Che la prognosi in questi settori professionali fosse più che buona, lo sapevamo; tuttavia questo rapporto ce lo conferma, diciamo così, scientificamente, secondo le parole degli stessi ministri. Di nuovo c’è, tuttavia, rispetto all’ultimo rapporto presentato nel 2012, che le prospettive sono ulteriormente migliorate, perché, nel frattempo, la Germania è diventata il secondo obiettivo per la immigrazione per ragioni di la-voro. Ormai è chiaro ai più che la forza lavoro qualificata porta ricchezza e migliora ancora le prospettive del mercato.
Tuttavia sono ancora in molti a temere – e il rapporto lo conferma con curve statistiche precise – che neppure le migrazioni saranno sufficienti a coprire il fabbisogno di manodopera qualificata in Germania nel prossimo futuro. In questo senso, nel rapporto ci si augura un maggiore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro. “Ancora molte imprese gettano al vento un grande potenziale quando esse rinunciano al personale femminile” – dice il rapporto. “Ancora l’economia si affida a personale maschile a tempo pieno, sempre disponibile perché le mogli, a casa, accudiscono ai bambini. Ancora le imprese si affidano ad un modello di famiglia abbondantemente inattuale. In realtà, molte giovani donne vogliono, insieme, figli e lavoro, mentre molti giovani padri desiderano avere più tempo da trascorrere con i loro figli“.
Su questi punti le ministre, nel loro intervento, hanno molto insistito. “Noi dobbiamo – afferma Andrea Nahes – mettere in conto che le chiavi per sostenere le famiglie sono, anzitutto: un bilanciamento del mercato del lavoro in favore delle donne, e quindi: tempi di lavoro compatibili con la famiglia. Infine: una offerta sufficiente di posti nell’assistenza per l’infanzia in asili e asili nido. Una giusta politica della famiglia – ha concluso Nahes – è un modo eccellente per favorire la produzione ed assicurare posti di lavoro”. “Il periodo di tempo fino al 2030 – aggiunge Nahes – vedrà il Paese alle prese con una grande scarsità di personale specializzato. È chiaro quindi che dobbiamo mobilitare il potenziale umano sia esso all’interno del Paese, sia esso immigrato. Quando parlo di potenziale umano interno al Paese, intendo anche anziani e persone con passato migratorio. Peraltro è ovvia la necessità di avere nuovo personale immigrato qualificato”.
Intanto, di seguito i numeri della ricerca citata. Nel periodo di tempo che va dal 2013 al 2030, si prevede una diminuzione della popolazione in età da lavoro (cioè dai 18 ai 64 anni) di circa il 5%. Il che vuol dire che la popolazione produttiva sarà di circa 5 milioni di unità in meno rispetto ad oggi. Anche gli occupati caleranno di circa un milione, così come calerà il numero di disoccupati di circa un milione. La cifra dei disoccupati in Germania si assesterà nel 2030 quindi intorno ai 1,2 milioni di unità. Entrando meglio nelle particolarità delle cifre, vediamo che le previsioni fino al 2030 ci danno un calo degli occupati in possesso di diploma di laurea di 2,2 milioni di unità. I lavoratori con specializzazione duale caleranno di 300.000 unità, mentre i lavoratori senza specializzazione caleranno a loro volta di ben 2,4 milioni di unità.
La tabella mostra molto bene che, da qui a un decennio e mezzo, il mondo produttivo tedesco tenderà ad espellere lavoratori non qualificati. Questa è una chiara ammonizione per i giovani, come sottolinea anche la ministra per la famiglia, Manuela Schwesing. Per quello che riguarda, nello specifico, le immigrazioni, il rapporto parla anche di variabili possibili. Una delle quali è una alta immigrazione, con un saldo annuale da qui al 2013 di 300.000 persone all’anno. In quel caso, il numero delle unità di forza lavoro dai 20 ai 64 anni scenderebbe con minore intensità fermandosi ad un numero negativo di 3,9 milioni. Il numero degli occupati scenderebbe di centomila unità e i disoccupati scenderebbero di 1,1 milioni di unità, fermandosi alla soglia di 1,1 milioni.
Quanto sia indispensabile una politica migratoria più accogliente (in questi giorni si parla insistentemente di una nuova legge sulla immigrazione) lo dicono semplicemente i numeri del rapporto. Peraltro, guardando ancora più avanti – ammoniscono gli autori – dal 2030 al 2050 sono da prevedere altre diminuzioni di forza lavoro in una nuova ondata, con cifre che arriveranno attorno al 2040 già sull’ordine di ulteriori milioni di unità. Nonostante il successo della sua produzione industriale, la Germania deve quindi risolvere urgentemente il problema della denatalità. “Noi dobbiamo assolutamente aprire le porte ad altra immigrazione” – dice ancora Andrea Nahes. “Il nostro Paese non può che approfittarne, così come ne approfitteranno i cittadini e il loro benessere”.