Così inizia il libro del giornalista Paolo Sensini, con prefazione di Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli. L’editore è Jaka Book. Questa è la copertina: un aereo scarica il suo carico mortale di bombe, e questo è il commento: “Libia 2011- se non diventi democratico, allora è la democrazia a venire da te” (Il libro, che consiglio vivamente, si può reperire presso la libreria ‘Südseite’ nella Kaiserstr. 55. – Francoforte/Meno Tel: 069/252914. Oppure in Italia, in ogni libreria).
Ho comprato subito questo libro perché mi sono ricordata che mentre mi trovavo in Italia, ascoltai un’intervista alla televisione da Tripoli del vescovo Martinelli, che era molto contrario all’invasione della Libia da parte delle potenze occidentali. Erano parole dunque che ci facevano pensare. Anch’io mi son detta che, se anche l’Italia, legata alla Libia da un patto di amicizia, partecipava alla guerra, allora c’era sicuramente sotto qualcosa di ‘molto grosso’ e di ‘molto sporco’.
Ho provato una netta sensazione di vero e proprio sgomento. Ed è a questo punto che ho voluto cominciare ad informarmi, a saperne di più. Leggendo ‘Repubblica” e il ‘Corriere della Sera’ si capiva poco. C’erano, sì, frasi ironiche su Sarkozy, colui che ha voluto a tutti i costi questa guerra e forse, per alcune persone che sanno come va il mondo, sarà stato possibile intuire la verità, ma non per i semplici lettori come me. A settembre avevo intervistato il giornalista Fulvio Grimaldi per il mio articolo-intervista “Cosa succede veramente in Libia?” E già lì lo scenario diventava più chiaro.
A ottobre lo stesso giornalista aveva presentato (presso la sede del sindacato IGMetall) a Francoforte ed in altre città tedesche, il suo documentario “Maledetta primavera”, in parte girato nella Libia proprio durante l’attacco. (La cassetta “Maledetta primavera” di Fulvio Grimaldi, è ora disponibile anche in italiano e può essere acquistata in ogni libreria tedesca precisando il nome dell’editore Ahriman). Perché il titolo ‘Maledetta primavera’? ‘Primavera’ è la tanto celebrata Primavera araba… ‘maledetta’ per il rovesciamento totale della verità voluto da quella classe dominante che comanda gli eserciti e gestisce l’informazione.
In internet mi sono rivista l’arrivo di Gheddafi, l’ultima volta che si recò a Roma nell’agosto del 2010 e l’accoglienza che il Governo italiano gli aveva fatto, degna di un re. Le sue parole hanno ricordato anche la sottomissione del suo Paese da parte dell’Italia, non degli italiani di adesso, ma dei governi precedenti. L’Italia che aveva aggredito la Libia, un territorio abitato da gente che non era assolutamente in grado di affrontare uno scontro con una potenza industriale, anche se a difenderla erano schierate le truppe del languente Impero Ottomano.
La mostra fotografica, installata per l’occasione, ricca di foto d’epoca scattate da italiani, documentava i massacri consumati dalle truppe italiane. Il Colonnello era venuto per siglare il trattato d’amicizia che avrebbe dovuto legare i due Paesi. “Gheddafi dà molta importanza al rapporto di amicizia privilegiata con l’Italia, ha preso un impegno solenne” aveva detto Vittorio Sgarbi. Mi viene in mente l’antica città di Leptis Magna riportata alla luce durante l’occupazione italiana della Libia. Allora l’Italia coloniale, forse, voleva dimostrare di avere diritti storici sul Paese. C’è un film del 1981 “Il leone del deserto” del regista americano di origine siriana Mustapha Akkad.
C’è una scena in cui Oliver Reed, l’attore che interpreta Rodolfo Graziani mostra un’antica moneta romana a un capo ribelle, Omar Al- Mukhtar, interpretato da Anthony Quinn, dicendo: “Vedi questa moneta? È stata trovata in Libia e dimostra che i miei avi vivevano qui prima dei tuoi”.
Fermo restando che nessuno rimpiange il colonnello Geddafi, credo anch’io che sulla Libia non sia stato detto tutto quello che si poteva dire e che molte cose siano sfuggite al tam tam dei media. Per esempio sul piano dei diritti umani e su quello del trattamento dei prigionieri. Personalmante ho poi il timore che il contagio del nazionalismo islamico e del fanatismo religioso tendenzialmente passi. (mm)