Sarebbero migliaia le aziende intenzionate a favorire l’occupazione a tempo indeterminato con carico contributivo non superiore al 20%. Non è ancora chiaro per quanto tempo; ma il segnale è incoraggiante. Se tutto andrà nel verso giusto, i disoccupati dovrebbero diminuire in percentuale e gli occupati, a tempo parziale, potranno far conto sull’invocato tempo indeterminato. In questa prima fase, ancora tutta da studiare, gli effetti mitigatori non saranno lampanti perché ci saranno da sistemate, in primo luogo, i lavoratori a progetto, a partita Iva e altre realtà occupazionali “mutilate”. La riduzione dell’Irap, già dallo scorso gennaio, e il nuovo progetto occupazionale (Jobs Act) potrà avere effetti evidenti già dal prossimo autunno e andare a regime nel biennio successivo.
Una volta tanto, la politica ha trovato una strategia per incrementare l’occupazione che sarà anche favorita dal ridimensionamento valutario Euro/Dollaro USA, con conseguenti iniziative d’esportazione. Dobbiamo, quindi, riconoscere che Renzi, in prima battuta, s’è mosso nel senso auspicato dagli imprenditori. A conti fatti, le aziende hanno capito che garantendo l’occupazione stabile vengono a pagare meno che mantenendo quella precaria.
Non solo, la produttività resta maggiormente garantita. Certo è che la normativa della quale scriviamo interessa il settore produttivo privato e non intacca, invece, il pubblico impiego. Fatto anomalo; anche perché la legge non dovrebbe fare dei distinguo e, in un certo senso, delle preferenze. Col prossimo autunno, con una nuova concertazione sindacale, si potranno meglio evidenziare i “pro” del recente provvedimento socio/previdenziale. Una volta varati i decreti applicativi della normativa, si potranno stabilire i salari minimi orari che dovrebbero essere adeguati a quelli già in essere in UE. Se, entro il 2018, la percentuale dei disoccupati dovesse tornare a una cifra sola, allora saremmo in grado d’affermare che il peggio della “crisi” potrebbe essere rientrata. Per ora, preferiamo evitare i facili ottimismi che, tra l’altro, non avvantaggerebbero nessuno.