Gli inglesi sono sicuramente quelli più duri e intransigenti: il 65% di loro giudica l’immigrazione un problema. Seguono spagnoli e statunitensi, con il 53 e il 52%, mentre l’opinione pubblica francese, tedesca, olandese ed italiana rimane divisa.
È il Canada il Paese più tranquillo: qui continua a prevalere l’idea che l’immigrazione sia invece un’opportunità, così come quella che il proprio governo stia facendo un buon operato in materia, opinione non condivisa da nessun altro. Anche se non siamo i più intolleranti, noi italiani siamo però quelli più preoccupati e scettici. Dopo gli inglesi, siamo quelli più convinti che gli immigrati in Paese siano troppi, ma siamo anche quelli meno ben informati in materia e quelli con una migliore percezione dell’immigrazione clandestina, dei musulmani e delle seconde generazioni.
Nel 2009, il 34% degli italiani pensava che gli immigrati regolari aumentassero la criminalità. Nel 2010, questa percentuale è salita al 56%, superando la media europea, ma è anche di un solo punto inferiore rispetto a quella relativa ai clandestini, scesa dal 77% al 57%, decisamente inferiore alla media. Rispetto agli altri, quindi, non facciamo molta differenza tra le due categorie. Anche in termini di integrazione, noi italiani, come gli olandesi, non facciamo differenze tra musulmani ed altri immigrati, anche se, sempre con gli olandesi, siamo tra quelli che meno ritengono che gli immigrati in Paese si siano ben integrati: a pensarlo è solo il 37% degli italiani e il 36% degli olandesi.
Per il 41% dei tedeschi, invece, così come per il 54% degli spagnoli, gli immigrati sono ben integrati, ma la percentuale scende rispettivamente al 25 e 21% quando si tratta di musulmani. La seconda generazione è ovviamente per tutti meglio integrata. Ne è convinta soprattutto la Spagna (78%), mentre sono più scettiche Francia (54%) ed ancora una volta Germania (50%). Quando si tratta di integrazione di figli di musulmani, però, gli spagnoli, insieme ancora ai tedeschi, ritornano ad essere i cittadini più preoccupati, mentre solo il 24% degli italiani condivide tale pessimismo. Nonostante la loro forte preoccupazione per l’immigrazione musulmana, i tedeschi però sono quelli che più di altri ritengono che sia giusto fornire accesso ai servizi sanitari a tutti gli immigrati, sia regolari che clandestini.
A pensarlo è l’83%, contro il 21% dell’Inghilterra, l’unica in cui la cui gran parte dei cittadini ritiene che debba essere riservato solo ai regolari. E sempre gli inglesi sono gli unici a credere che l’immigrazione abbia un effetto negativo sulla propria cultura; gli altri hanno invece tutti una visione positiva, anche se in calo rispetto al 2009. Stupiscono ancora una volta i tedeschi, che, nonostante il loro spiccato attaccamento alle lingua e Leitkultur tedesche, sono comunque convinti più di altri che l’immigrazione arricchisca la cultura del Paese.
Ma queste opinioni sono basate su dati reali o sono frutto di pregiudizi infondati? In tutti i Paesi vi è la percezione che gli immigrati siano troppi e spesso questo pregiudizio è dovuto ad una ignoranza sul loro numero effettivo. Tutti credono, infatti, che gli immigrati siano molti di più di quanto in realtà siano. Gli spagnoli, con uno scarto di solo 7 punti percentuali, sono quelli che riflettono meglio la situazione reale, mentre gli statunitensi addirittura pensano che quelli nati all’estero siano 2 su 5, il 39%, quando invece in realtà sono solo il 14%.
Questa percentuale scende quando gli intervistati vengono messi a conoscenza dei dati ufficiali. Fenomeno che si nota soprattutto in Italia, dove i cittadini convinti che gli immigrati siano troppi passano dal 53% al 32% una volta messi a conoscenza delle presenze reali. Saperlo influenza invece meno olandesi, spagnoli, canadesi e tedeschi. Il rapporto mostra poi che chi discute frequentemente con amici di immigrazione è più incline ad affermare che ce ne siano troppi, rispetto a chi invece non ne parla mai.
Anche i contatti diretti con gli immigrati influenzano le opinioni: la maggioranza di chi ne ha li giudica un’opportunità, mentre la maggioranza di chi non ne ha li vede più come un problema. Si è visto anche che quando l’immigrazione finisce nell’agenda politica, spesso il fenomeno si trasforma in allarme. Pensiamo alla Francia: nel 2008 e 2009, il Paese si rivelava uno dei più ottimisti e il 50% dei francesi affermava che l’immigrazione rappresentava un’opportunità e non un problema. Nel 2010, è solo il 38% a pensarla in questo modo, e questo peggioramento è per molti ascrivibile alle note vicende politiche confluite nel divieto di indossare il velo e nelle rigide norme in materia di espulsione.
Sulla questione concorrenza sul lavoro è invece la nostra condizione economica ad influenzarci nei giudizi. Questo succede soprattutto negli Stati Uniti, dove la questione crisi è più sentita che altrove: qui il 63% degli intervistati, la cui situazione è peggiorata negli ultimi 12 mesi, vede gli immigrati come una minaccia, opinione condivisa solo dal 49% di quelli per cui tale condizione non è cambiata o è migliorata. Agli italiani, invece, la concorrenza non preoccupa affatto: più di due terzi, il 69%, non crede che gli immigrati portino via posti di lavoro, anche perché tre quarti, il 76%, sono convinti che vengano impiegati in mansioni che altrimenti non verrebbero svolte.