Restano però tante, e forse anche troppe, le insopportabili stoccate, osservazioni di pessimo gusto e vere e proprie frecce avvelenate su quello che sarebbe il modo di gestire la politica “all’Italiana”. Dodici mesi di tregua. Finalmente sguardi compiaciuti e commenti positivi sull’apparizione di un Capo del governo italiano very british e fatto su misura per i teutonici gusti. Passato Mario Monti, ritorniamo alle solite: tutt’erba, un fascio.
E capita così che sei a cena con amici tedeschi, quelli che frequentano il corso serale d’italiano e che conoscono gli Uffizi di Firenze meglio dei fiorentini, quando, insieme all’antipasto, mentre il cameriere sta stappando il primo costosissimo Brunello di Montalcino, ti fissano negli occhi prima di brindare con un “E allora … il vostro Berlusconi?”. Indipendentemente se sei un sostenitore o un oppositore della politica berlusconiana, istintivamente abbassi gli occhi per controllare che la cerniera dei pantaloni sia veramente chiusa.
Il tono della domanda è, infatti, quello di: “E allora… non ti vergogni?”. E mentre il primo carciofino già ti va di traverso, cominci a stabilire che quel Berlusconi non è per niente il tuo Berlusconi. È, purtroppo, uno dei maggiori protagonisti dello scenario politico italiano. Che piaccia o no. E mentre l’istinto ti porta a elencare tutti gli argomenti che perlomeno la metà dell’opinione pubblica italiana quotidianamente elenca contro la linea politica berlusconiana, ti accorgi che forse non è Berlusconi Silvio l’argomento della serata.
L’argomento è disgraziatamente quello di sempre: il modo italiano di gestire politica e Cosa pubblica. Ti accorgi che Berlusconi è solo un simbolo, uno specchio che brutalmente mette a confronto due culture diverse, due mondi e due modi differenti di concepire lo Stato e la politica che lo governa. E mentre sei riuscito a mandare giù l’intero antipasto, con disperazione richiami alla mente quanto è rimasto delle lezioni di filosofia, di storia e di educazione civica.
La decisione è presa: prima della pasta non devi cadere nella trappola della negazione delle antiche tradizioni politiche del tuo Paese. Non devi nemmeno cadere nella tentazione del contropiede, rinfacciando ai tedeschi i loro peccatucci politici che vanno dalla corruzione al finanziamento illecito dei partiti, dall’ingerenza di grossi editori nella cosa pubblica alle centurie di poliziotti che perquisiscono le sedi delle loro maggiori banche. Arriva la pasta, e meno male che non sono penne all’arrabbiata.
Il tono diventa più contenuto e hai capito come salvare la situazione: tentativo di analisi e di confronto per capire come Silvio Berlusconi rappresenti una personalità politica senza precedenti nel vecchio continente, che spiazza e sbalordisce un po’ tutti. Se fossimo negli Stai Uniti, infatti, riusciremmo forse a spiegare meglio come imprenditoria, grossi capitali e uomini d’affari mettono il naso nella politica quotidiana senza complessi di sorta.
Ma nella vecchia Europa? Sulla parte occidentale del nostro continente non si era mai visto prima un miliardario cimentarsi nella politica. Nel frattempo, sono arrivate le scaloppine al vino bianco. Gli amici tedeschi, un poco avvinazzati, ti sparano ora in faccia tutti gli atteggiamenti poco ortodossi del Silvio nazionale. Dalle sparate in Parlamento europeo contro il socialdemocratico Martin Schulz, alla scortese telefonata mentre la Merkel pazientemente lo aspettava all’ingresso del vertice europeo, alla strana denuncia dei “Giudici comunisti” fatta da Berlusconi al Presidente Obama e chi più ne ha più ne metta.
Passata la scaloppina, tenti di spiegare che Berlusconi è un personaggio esotico anche per la politica italiana con tutta la repulsione che emana e con tutte le sue ipnotiche facoltà. Mentre ordini il dessert cerchi di spiegare che l’atteggiamento di un uomo che ha diretto un impero finanziario con la bellezza di settemila milioni di Euro sul conto corrente non può essere un atteggiamento facilmente inquadrabile.
La prima pallina di gelato ti da finalmente il coraggio di passare al contrattacco: vuoi vedere che Berlusconi è solo una scusa, il tentativo tedesco di oggettivare vecchi pregiudizi? Vuoi vedere che i tedeschi sono in fondo grati al Cavaliere perché ha dannatamente confermato tutti, ma proprio tutti, i pregiudizi che la Germania da sempre cova nei confronti della nostra classe dirigenziale? Marpiona, machiavellica, godereccia un poco amorale, sessista e maschilista. Maccheroni e carne per lo Spiegel e compagnia bella che l’imprenditore di Arcore ha servito senza ritegni. E tocca ora a noi riappiccicare i cocci di quest’immagine esibita senza misura?
Hai davanti a te ancora un poco di panna, quando tendi una mano ai tuoi amici tedeschi di Germania, esprimendo comprensione per il loro astio contro il Cavaliere che attacca la politica tedesca in ogni utile occasione (e furbamente tieni in cuor tuo l’antipatia che suscita la mania tedesca di voler determinare, a tutti i costi, il destino politico dell’Unione Europea con l’arroganza di un’economia straricca). Sono arrivati grappa e caffè. Stai per assicurare tutti, dicendo apertamente che tu a Berlusconi non lo hai mai votato. Ma una punta di orgoglio te lo impedisce.
Ti limiti a congedarti dai discendenti di Goethe, assicurandoli che la democrazia italiana è forte, pur se pittoresca e incomprensibile. Restano però affari tuoi dove apporrai la crocetta sulla scheda elettorale e non devi darne certo conto a loro.