L’archiviazione del procedimento contro i responsabili dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, decisa dalla Procura di Stoccarda lo scorso 1 ottobre, è stata già giustamente definita un insulto alla memoria delle 560 vittime, alla storia della Resistenza e dell’Italia, al dolore di una popolazione e a chi è sopravvissuto all’orrore. Questa mattina una rappresentanza dei superstiti della strage nazi-fascista di Sant’Anna è stata ricevuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, esprimendo il proprio sdegno per l’archiviazione disposta dalla magistratura tedesca.
Dalla Regione Toscana l’assessore alla cultura Cristina Scaletti chiede un incontro al governo italiano, perché intraprenda tutte le azioni necessarie al fine di vagliare ogni possibilità di riapertura del procedimento. Lo fa inviando due lettere indirizzate ai ministri degli Esteri e della Giustizia, con le quali si domanda anche che l’Italia richieda l’esecuzione in Germania delle sentenze emesse dai tribunali militari italiani in merito alle stragi naziste della Seconda guerra mondiale perpetrate in Toscana, a partire da quella sulla strage di Sant’Anna sancita con la sentenza del Tribunale militare di La Spezia del 2005, poi confermata dalla Cassazione.
La Regione Toscana dà così attuazione alla mozione approvata lo scorso 9 ottobre dal Consiglio regionale, che impegnava la Giunta “ad attivarsi presso il Governo per chiedere con forza il rispetto delle norme europee e per far sì che le sentenze della magistratura italiana, ormai diventate definitive, possano essere rispettate, al fine di arrivare di una verità storica condivisa da entrambi i Paesi” e “a porre in essere ogni tipo d’azione a difesa dei principi e delle verità storiche stabilite dalla sentenza n. 45 del 22 settembre 2005 del Tribunale della Spezia”. Il massacro avvenne il 12 agosto del 1944, quando la furia di fuoco si scatenò sui neonati e sulle donne, su uomini disarmati.
Nell’estate del ’44 le stragi nazi-fasciste furono più di 280, i comuni interessati 83, i morti tra i civili furono circa 4500, cui devono essere aggiunte diverse migliaia di morti tra i partigiani e soldati senza uniforme, che combatterono per gli ideali di libertà.