Il 21 gennaio si è svolta nella fastosa cornice della Sala Koch, nella storica sede del Senato della Repubblica a Palazzo Madama, una tavola rotonda che ha avuto al centro la situazione dei nostri connazionali residenti all’estero. È stata organizzata dal senatore Raffaele Fantetti di Forza Italia, eletto in circoscrizione europea e segretario della Commissione Bilancio e Programmazione Economica.

“Lo sguardo al passato delle nostre emigrazioni è sicuramente sempre meritorio ma non deve offuscare il presente” ha dichiarato Fantetti, “Non dimentichiamo che il dato numerico dei connazionali presenti all’estero è sottostimato quasi del 50%. C’è un presente nella nostra emigrazione, e quel presente è in Europa, dove risiedono circa 3 milioni di Italiani su un totale di 5 milioni di connazionali emigrati nel mondo: oggi i nostri migranti rappresentano il 10% della popolazione italiana”.

Il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha salutato gli italiani residenti all’estero come moltiplicatori della nostra civiltà, concordemente con quanto già affermato dal Presidente della Repubblica Mattarella. La libera circolazione in Europa (il cui rifiuto è stato la causa determinante del Brexit) è la pietra angolare dell’unità europea, ed è legata al disagio sociale avvertito anche in Italia come povertà, disoccupazione e mancanza di prospettive.

Il presidente Alberti Casellati ha comunicato i seguenti dati: “Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64%: da 3 milioni d’iscritti all’Aire siamo passati agli attuali 5 milioni. Soltanto l’anno scorso sono espatriati centotrentamila connazionali con un incremento del 3% rispetto al 2017.

La classe d’età più coinvolta è quella compresa tra 18 e 34 anni, con una presenza cospicua di diplomati e laureati”.

Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, ha offerto uno spaccato del fenomeno in maniera molto analitica: “Il flusso migratorio in realtà non si è mai fermato. Una nuova grande ondata si è registrata in seguito alla crisi del 2008, che ha visto una forte migrazione italiana verso altri stati europei: “Il 37% di chi parte è rappresentata dai giovani under 35 in età lavorativa alla ricerca di quella meritocrazia che spesso manca in Italia. Ci sono poi anche gli over 50, costretti ad emigrare perché rimasti disoccupati; infine c’è il migrante ‘genitore o nonno ricongiunto’ che riprogramma tutta la vita familiare secondo la logica dell’ovunque purché insieme; si registrano anche nuclei familiari con bambini al disotto dei 10 anni”.

Ma l’emigrazione non comporta solo storie di riuscite, ma anche di fallimenti, perciò è consigliabile affrontarla sempre con la dovuta preparazione linguistica e professionale.

Il presidente della Camera di Commercio di Londra, Leonardo Simonelli ha ribadito che la causa principale di questa emorragia di giovani dall’Italia sia la delusione derivata dal mancato riconoscimento delle loro potenzialità: ”I giovani non si sentono valutati secondo i loro meriti: d’altronde i meriti ci sono e si vedono dai loro successi all’estero.”

La professoressa Edith Pichler dell’Università di Potsdam e membro del Cgie ha osservato che la migrazione attuale è più instabile, caratterizzata da pendolarismo e fluttuazione: “oltre settecentomila italiani vivono in Germania, sebbene i dati tedeschi dicano che la cifra si aggiri addirittura intorno alle novecentomila unità.”

Tanto è dunque lo scarto fra la registrazione all’Aire e l’Anmeldung tedesca. Hanno inoltre partecipato anche Matteo Ghisberti, che ha parlato dell’emigrazione italiana in Francia, Antonio Putrino dalla Svizzera e Alessandro Zehentner dalla Spagna.

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