Dopo i compromessi raggiunti con le autorità giudiziarie e ambientali Usa per una somma complessiva non ancora definitiva di 21 miliardi di euro, Wolfsburg per un momento aveva creduto che la vicenda del dieselgate Vw fosse quasi conclusa. Restavano ovviamente i problemi nella Ue, oltre che in altri Paesi come la Corea del Sud, ma a questo riguardo alla centrale Vw non si nutrivano eccessive apprensioni in quanto le leggi europee non prevedano quelle penalità e quei risarcimenti che la Volkswagen si è vista costretta a pagare negli Usa.

Affrettata conclusione, a quanto si vede, perché a fine giugno è andata delineandosi in Germania una decisiva svolta in due cause giudiziarie nei confronti della Volkswagen a sostegno di una tesi di annullamento del contratto d’acquisto di auto equipaggiate con un motore diesel manipolato. Sinora il gruppo di Wolfsburg aveva respinto con grande energia qualsiasi tipo di risarcimento e in tutti quei casi in cui aveva perso la causa di prima istanza non aveva mai esitato a ricorrere in appello.

Ora è accaduto che in due processi, uno ad Arnsberg e uno a Bayreuth, la Volkswagen è stata condannata dai giudici ad annullare il contratto d’acquisto delle auto. La svolta si spiega così: Volkswagen non è più ormai in grado di giustificare credibilmente il perché di quel dispositivo che sui banchi di prova consentiva ai motori diesel di rispettare i valori di emissione dell’ossido di azoto (NOx) previsti dalla legge europea, per poi su strada inquinare in tutta libertà e pericolosità.

La conclusione, stando agli avvocati di MyRight, non può che essere una sola: la rinuncia Vw a processi di seconda istanza è, a ben vedere, un segnale di “via libera” a una marea di richieste di annullamento di contratti d’acquisto delle auto diesel Vw. In Germania e naturalmente anche in tutti gli altri paesi della Ue.