Abolire la prescrizione? Per il M5S comporterebbe la certezza della pena. Con il rischio di una punizione ingiusta se il condannato è innocente

“La prescrizione nega la giustizia alle vittime e ai loro familiari. E lascia liberi i colpevoli, siano essi stupratori, assassini o responsabili di assurde stragi, come quella di Viareggio. Per questo, noi del Movimento 5 Stelle vogliamo subito la riforma della prescrizione”. Sono questi i motivi espressi dal ministro della giustizia, il grillino Alfonso Bonafede, che ha consigliato di eliminare la prescrizione del reato dopo la sentenza di primo grado.

Proposta apparentemente ragionevole, se si tiene conto della lentezza della Giustizia italiana che, a volte, permette la rimessa in libertà di chi ha commesso azioni orribili, per esempio stuprare bambine, come quella di otto anni violentata, per 20 anni, dal padre, condannato 2 volte ma poi scarcerato per prescrizione. E di quelli che violentano o ammazzano moglie e figli, di quanti uccidono per furto, invidia, gelosia o altro.

Fatti che, purtroppo, a stare alle cronache, succedono quotidianamente. Delinquenti ai quali spesso la prescrizione nega il castigo. Il che significa negare giustizia. Come è successo nel 2018, anno in cui finì il processo a chi aveva fatto deragliare un treno a Trecate-Gricignano, provocando la fuoriuscita di gas da una cisterna perforatasi nell’urto, che causò un incendio e la conseguente morte di 32 persone. Che, grazie alla prescrizione, ha comportato l’impunità.

Ma abolirla provoca guai e spese agli innocenti eventualmente coinvolti, quindi alla democrazia di uno Stato che deve punire i criminali, ma rispettare e proteggere i non colpevoli che, dopo parecchi anni, possono non ricordare dove e con chi erano nel giorno in cui è stato commesso il reato loro imputato. Il che significa, se condannati, essere inseriti nel gruppo dei criminalizzati.

Conseguenza di cui non si angosciano i Grillini che evidentemente mettono in atto il pensiero di Rousseau, alle ideologie del quale spesso s’ispira il loro Movimento, a danno degli Avvocati difensori che puntano sulla prescrizione quando non hanno sufficienti prove per dimostrare l’innocenza dell’imputato. Una mancanza di preoccupazione che non ha impedito a Salvini ed ai Leghisti di condividerne l’idea.

Un’intesa che ha provocato perplessità ed inquietudine non solo agli Avvocati, ma anche a quanti ragionano ed agiscono con giustizia e buon senso, consapevoli del fatto che la prescrizione, già esclusa per i reati gravi, quindi puniti con l’ergastolo, è un principio importante del sistema penale di uno Stato che riconosce i propri limiti. Regola cui, sia pure con direttive diverse, si attengono i paesi europei ed americani.

Senza contare che abolirla dopo una sola sentenza di condanna, prima degli eventuali ricorsi in Appello e Cassazione e relative sentenze, significherebbe annullare la cosiddetta “presunzione d’innocenza”, prevista dal secondo comma dell’art. 27 della Costituzione, quella che, appunto, permette all’imputato di dimostrare la non colpevolezza e contestare l’errata decisione del Giudice, chiedendo un secondo e, a volte, un terzo giudizio.

Tra l’altro, la prescrizione stabilisce il tempo entro il quale dovrebbe essere espressa la sentenza, onde evitare processi eterni. Abolirla comporterebbe un deterioramento della democrazia e delle promesse di libertà e garanzie riconosciute ai cittadini dalla Costituzione, nazionale e degli Stati democratici. Motivo che ha spinto lo scienziato penalista Francesco Carrara a ritenere doverosa “la punizione dei colpevoli, ma interessa altresì la protezione degli innocenti”.

Inevitabili, quindi, le opposizioni, benché il vice Premier Di Maio abbia inspiegabilmente sostenuto che a volere l’abolizione della prescrizione sia stata l’Unione Europea (odiata e contestata dai Leghisti ed i Grillini che la considerano “isola d’impunità”) che avrebbe chiesto, in merito, “soluzioni più coraggiose”. Critiche che hanno fatto spostare a gennaio 2019 la discussione alla Camera, dove il disegno di legge sarà presentato il 19 novembre.

Discusso e, forse, approvato, a stare a quanto dichiarato dal Ministro della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede, convinto che diventerà legge, anche se “entrerà in vigore in modo posticipato, nell’ambito della riforma epocale della giustizia penale, l’anno prossimo. Poi chiederemo una legge delega per una riforma organica del processo che porti a tempi certi…è il primo passo di una riforma epocale della giustizia”.

Voluta per ottenere, come richiesto da Salvini, “tempi brevi per i processi. In galera i colpevoli, libertà per gli innocenti. La norma sulla prescrizione sarà nel ddl, ma entrerà in vigore da gennaio del 2020 quando sarà approvata la riforma del processo penale”. Convalida che, invece, molti sperano che non ci sia.

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