Nella foto in alto: Terreno arido. Foto di ©Pixabay

L’Italia vittima (non innocente) della siccità

La pressione di vapore dell’acqua, come descritta dalla termodinamica, è una grandezza fisica che dipende dalla temperatura assoluta. Questo è confermato dall’esperienza comune che vede una pozza d’acqua evaporare tanto più rapidamente, quanto più fa caldo. Ma di quanto più velocemente? Sappiamo che tale dipendenza dalla temperatura assoluta è di tipo esponenziale: cioè, se la temperatura raddoppia, l’acqua evaporerà 4 volte più velocemente, e se la temperatura si triplica, l’acqua evaporerà 9 volte più velocemente. Da qui possiamo immaginarci quali conseguenze sullo stato liquido dell’acqua può portare un aumento anche di pochi gradi, e fortuna che qui si parla di temperatura assoluta, cioè misurata a partire dallo zero assoluto. Quindi l’aumento medio della temperatura del pianeta Terra ha come effetto primario un aumento dell’evaporazione di tutte le masse acquee, dagli oceani alle pozzanghere.

Ma poi che succede?

Il vapore si condenserà in forma di goccioline e precipiterà di nuovo in enorme quantità sotto forma di nubifragi e uragani accompagnati da feroci folate di vento. In tal modo scarica tutta l’energia che aveva accumulato sotto forma di calore. Esiste un’analogia del naturale ciclo dell’acqua con le vecchie locomotive a vapore: quando il fuochista aumenta la quantità di calore, la pressione dentro la caldaia sale e si va a scaricare sui cilindri che trasmettono il movimento alle ruote che gireranno più veloci. Solo che in natura non ci sono congegni per tenere tutto il ciclo sotto controllo, e le intemperie atmosferiche più violente che si sono scaricate recentemente sull’India e sugli Stati Uniti sono una loro diretta conseguenza. Dobbiamo dunque essere in chiaro su questo punto: la siccità da un lato e i disastri metereologici dall’altro sono uno la conseguenza dell’altro, come due facce della stessa medaglia.

Situazione in Italia

In Italia si sta mostrando attualmente solo la prima faccia, ma non illudiamoci, perché prima o poi ci toccherà anche l’altra. Ma anche di per sé la siccità rappresenta una catastrofe senza precedenti per il nostro paese che è già provato da crisi di altra origine.

Questo richiamo alle leggi della fisica non è messo lì per far sfoggio di sapere accademico (per quanto dovrebbe esser già infuso alle scuole elementari), ma per dimostrare che quanto sta succedendo era perfettamente prevedibile, ed infatti era stato previsto già da molto tempo. Sono decenni che innumerevoli pubblicazioni scientifiche ci mettono in guardia dalle conseguenze del riscaldamento planetario. Perciò suonano tragicomiche le dichiarazioni di certe autorità ufficiali, del tipo “Come potevamo immaginarci che l’alveo del Po si trasformasse in un deserto sabbioso?” oppure “Non era mai successo che una bufera scoperchiasse i tetti delle case”, ecc. ecc.

Nella foto : Risaia della Lomellina. Foto di ©Daniele Messina

Se impedire il riscaldamento globale del pianeta è un compito mastodontico ed assai difficile da realizzare, e quindi non se ne può dare la colpa ai nostri amministratori, prendere per tempo delle contromisure pratiche su scala più locale sarebbe rientrato nei loro compiti ed anzi nei loro doveri. Uno dei problemi pratici più rilevanti, ad esempio, è costituito dalla perdita delle condutture d’acqua, che supera il 40% del liquido trasportato. Sarebbe stato necessario un lavoro certosino per sostituire per tempo tutte le condutture su tutto il territorio, sarebbe costato molti miliardi, ma si è preferito sperperarli per le olimpiadi invernali. Adesso, come contromisura improvvisata alla siccità, e molto più facile ed economica, stanno pensando di razionare l’acqua.

Secondo i dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), nei primi 5 mesi del 2020 la pioggia è caduta in un volume di circa la metà della media degli ultimi 30 anni, e addirittura del 40% nel Nord Italia. Proprio nel mese di giugno si registra dal versante alpino una piena alimentata dallo scioglimento delle nevi ed invece, stavolta niente. Risultato: il Po si è ridotto a 1/5 della sua portata ordinaria. L’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, Meuccio Berselli, si è lamentato: È la tempesta perfetta. 70% di neve in meno durante l’inverno, quattro mesi senza pioggia e temperature di 3 o 4 gradi oltre la media del periodo. L’estate non è ancora cominciata ma sembra di essere a metà o a fine luglio”. La regione Lombardia ha dichiarato lo stato di emergenza, e il suo presidente Attilio Fontana si è così lamentato: “Una crisi idrica di questo tipo non si è mai verificata nella storia della regione”. Eh, chi se la sarebbe mai aspettata, dopo che proprio certi partiti populisti hanno fatto di tutto per sminuire gli allarmi degli scienziati?

Particolarmente tragica sembra la situazione nel Piemonte

Sulle dentate e scintillanti vette ha nevicato meno del 70% dell’ordinario, con il risultato che nel mese di giugno, quando normalmente si registra il pieno dei corsi d’acqua che precipitano da esse, si è constatata invece una secca senza precedenti. Il Piemonte dispone di due gioielli dell’agricoltura: i vigneti delle Langhe e le risaie della Lomellina. Queste ultime offrono ogni anno lo spettacolo di uno specchio d’acqua continuo fra Novara e Vercelli ed una produzione di riso che è la più grande sul continente europeo. Ma richiedono tanta, tanta acqua.

“Nel mondo agricolo la situazione è di una gravità assoluta” si è lamentato il presidente della regione Alberto Cirio. E quindi ha preannunciato delle contromisure d’emergenza: svuotare i bacini idroelettrici d’alta montagna (così che verrà a mancare l’elettricità invece dell’acqua), la possibilità di estrarre ancora più acqua dai fiumi (che così andranno del tutto a secco) ed il prelievo di acqua dai grandi laghi alpini (in modo da rovinarli paesaggisticamente proprio nel periodo più turistico).

In una conferenza stampa riportata dall’ANSA, il premier Mario Draghi ha affermato: “Il governo è al lavoro per fronteggiare la siccità. Siamo con la crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni, che ha due fattori: un deficit di pioggia degli ultimi anni, un cambiamento climatico, ma poi ci sono cause strutturali come la cattiva manutenzione dei bacini e della rete affidata ai concessionari con una dispersione di acqua che è pari al 30%, mentre in altri paesi UE è il 5-6%.” Cvd.

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