Edith Pichler (Università di Potsdam e membro CGIE) ha spiegato in un saggio del RIM 2021 lo sviluppo e gli aspetti della comunità italiana o italo-berlinese residente per l’appunto a Berlino. Dagli anni ’90 Berlino è meta dei cosiddetti “nuovi mobili”. Dopo il processo di unificazione e lo spostamento della capitale da Bonn a Berlino, la città ha visto un aumento della presenza di italiani attivi nelle diverse professioni: giornalisti, architetti, manager; da sempre, gli italo-berlinesi sono comunque molto attivi nel terziario nelle sue diverse dimensioni.

Dal canto suo il Progetto Erasmus ha facilitato lo spostamento di studenti che, prolungando la propria permanenza, non di rado si sono dedicati a lavori saltuari nel settore della ristorazione che è dominante nell’economia italo-berlinese. Tuttavia negli ultimi anni l’evoluzione dei flussi migratori ha visto arrivare a Berlino – più in generale in Germania – non solo giovani, single o laureati, ma interi nuclei familiari con persone in possesso di livelli di istruzione più bassi rispetto alla laurea.

C’è poi la categoria che l’autrice definisce “stabili-instabili” ossia quei connazionali che non risultano quindi né registrate presso il Comune di Berlino, dove di fatto abitano, né iscritte all’Aire. Berlino vanta dalla sua parte la mitizzazione di una sorta di nuovo “Eldorado” alimentata anche da campagne mediatiche che raccontano di storie personali fortunate e di successo sebbene non sempre sia così; questo è andato negli anni a discapito di città come Monaco o Stoccarda che invece hanno livelli di disoccupazione assai più bassi rispetto alla ben più blasonata Berlino. In valori assoluti nel range temporale 2014-2020 si nota tuttavia che gli arrivi a Berlino, nonostante l’appeal della capitale, siano poco per volta diminuiti passando dal picco di circa 4.300 unità del 2014 (record da valutare però rispetto alla fascia temporale considerata) alla sua metà quasi esatta nel 2020 (considerando però che questo è stato l’anno nero della pandemia).

La presenza di italiani a Berlino è passata dalle 15mila unità del 2010 alle circa 32mila unità del 2020, secondo i dati dell’Ufficio Statistico di Berlino-Brandenburgo. In assoluto i municipi preferiti risultano essere Mitte, Kreuzberg, Pankow, Charlottenburg e Neukölln. Per quanto riguarda la pandemia, a Berlino la diffusione del Covid è stata favorita dalla presenza di zone molto popolate in quanto a densità residenziale. Di fronte alla pandemia gli italiani di Berlino si sono ritrovati davanti a diverse opzioni: mentre i cosiddetti “nuovi mobili” o gli stagionali tendono di solito al rientro quando trovano ostacoli così consistenti, chi vive ormai da anni a Berlino ha sviluppato al pari degli autoctoni forme di resilienza.

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