Nella foto: Emanuele Corsini. Foto di ©Domenico Bandiera

Ben undici spettacoli di rivista alla settimana presenta il tempio berlinese, il più grande al mondo nel suo genere. Lo spettacolo, che sta riscuotendo un enorme successo, è Arise Grand Show, incentrato sull’amore che è più forte del tempo, in grado di scatenare una tempesta di emozioni con le sue immagini, ricche di speranza, felicità e gioia di vivere. Tutto ciò è espresso da un magnifico corpo di ballo, da musica, effetti, scenografia e da una coreografia mozzafiato. Di tutto ciò è parte attiva Emanuele Corsini, alto due metri e 02, la colonna portante dei 26 ballerini (maschi)

Lo storico Teatro per varietà, riaperto nel maggio del 1945 dopo la fine della guerra dall’artista Marion Spadoni, oggi, grazie ai lavori di ammodernamento conclusi nel 1984 ha una capienza di 1.895 posti a sedere.

Il suo palcoscenico è di 2.854 metri quadrati. L’arco del proscenio ha un’ampiezza di ben 24 metri, rendendolo così il più grande d’Europa.

In questo grande tempio dello spettacolo si esibiscono attualmente un stuolo di 60 ballerine (di cui 11 italiane) e 26 ballerini (di cui 5 italiani).

Il 30enne Emanuele Corsini, originario di Misano/Cattolica (Rimini) è uno di loro, ma di spicco. Pur non avendo nessun ballerino o ballerina in famiglia, fin dall’età di 6 anni ha coltivato la passione della danza classica.

Accontentato e supportato dalla famiglia, la musica e il piacere nel muovere il suo corpo a ritmo e con eleganza espressiva sono stati la spinta propulsiva per approdare prima alla Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma e successivamente alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano.

Grazie al diploma di ballerino classico accademico e modernocontemporaneo, conseguito nel 2011 – ha potuto sottoporsi a 15 audizioni in tutta Europa per poi approdare a Dresda.

“Dopo 5 bellissime ed intense stagioni danzando ruoli sempre più prestigiosi presso il SemperOper Ballet di Dresda, il desiderio di una nuova esperienza nel mondo della danza, la voglia di venire a contatto con un ensemble un po’ più attuale rispetto alla danza di nicchia di un teatro dell’Opera, mi hanno portato a fare un’audizione per il Friedrichstadt Palast, tempio della danza e simbolo internazionale del show business e del glamour. Stavano cercando nuovi ballerini per la produzione The One Grand Show con più di 100 costumi, ideati da Jean Paul Gaultier e oltre sette coreografi con un centinaio di artisti in palcoscenico e mi è stata proposta una posizione nella compagnia di ballo a partire dalla stagione successiva, e non ho potuto non accettare”.

Che ruolo assumono le coreografie nella preparazione dello spettacolo?

Certamente ci sono tanti elementi che coesistono nei nostri shows, costumi spettacolari, scenografie uniche al mondo, effetti speciali estremi e tanto altro. Ma le coreografie e i ballerini (86 in totale), sono certamente il cuore dello show al Friedrichstadt Palast.

Quali sono gli stili di ballo che tu privilegi?

Io nasco e sono un prodotto di un’accademia ad impronta classica. Pertanto la danza classica è lo stile di danza che più mi ha definito per anni e che sta alla base del nostro allenamento quotidiano tutt’oggi. Mi sono avvicinato e appassionato da professionista allo stile neoclassico e contemporaneo. E al Friedrichstadt Palast ho la possibilità di lavorare con i più grandi coreografi al mondo dello stile “commercial”, tra i quali Ashley Wallen, Brian Friedmann, giusto per citarne un paio.

Quanto allenamento è richiesto quotidianamente?

Mi alleno sei giorni a settimana. Tutte le mattine si inizia con un’ora e mezza di lezione di danza classica, in seguito circa due o tre ore di prove. Poi una pausa di qualche ora, che spesso viene utilizzata per fisioterapia o palestra, per poi tornare in teatro alle 18°° per riscaldarsi, truccarsi e prepararsi allo spettacolo che va in scena sei sere a settimana, undici mesi all’anno.

Quale livello di disciplina e di impegno contempla la tua professione?

Disciplina, costanza e impegno sono alla base della nostra professione. È una carriera che richiede un livello eccezionale di tutte e tre, insieme al talento e una fisicità idonea. Non solo per poterla intraprendere, ma anche per poter mantenere il tuo corpo e la tua mente al top, sei giorni alla settimana, undici mesi l’anno, nonostante la fatica, i dolori fisici e le fasi in cui determinate gratificazioni e riconoscimenti sembrano non arrivare.

Quali scogli hai dovuto superare per poter accedere alla categoria “professionisti”?

Gli scogli sono stati tanti per poter approdare al professionismo. È una carriera per pochi scelti, davvero. E questa selezione comincia all’età di 11/12 anni con le audizioni per le Accademie. Circa 100/150 giovani talenti si presentano ogni anno per esempio per entrare a far parte dell’Accademia del Teatro Alla Scala e solo un paio vengono ammessi. Stesso sistema per le audizioni per le compagnie di danza e i teatri nel mondo; ma parliamo di 200/300 talentuosi ballerini provenienti da tutto il mondo; spesso per uno o due contratti disponibili. Sicuramente la competizione e il numero elevato di talenti che da tutto il mondo si presentano a queste audizioni, rispetto al basso numero di posti disponibili, rappresentano un grandissimo scoglio per approdare al professionismo.

La tua compagnia di ballo, che è sotto la direzione di Alexandra Georgieva, è formata da 60 ballerine di cui undici italiane e da ventisei ballerini di cui cinque italiani. Che cosa ha spinto questa bella nutrita “squadra italiana” ad approdare a Berlino?

Difficile dire che cosa ha spinto così tanti italiani a far parte del Friedrichstadt Palast. Credo che ognuno abbia avuto delle proprie ragioni; sicuramente la fama internazionale del teatro, l’impotenza delle produzioni e la varietà di stili di danza che coesistono in ciascuna delle nostre produzioni sono aspetti estremamente interessanti. Da non sottovalutare certamente le condizioni lavorative e contrattuali, nettamente migliori rispetto a tanti enti italiani.

Siete stabili a Berlino?

I contratti offerti ai ballerini al Friedrichstadt Palast sono per lo più contratti della durata di un anno. Durante la stagione ci viene comunicato, entro ottobre, se il contratto verrà confermato e prolungato per la stagione successiva. Niente contratti a tempo indeterminato, ma contratti di 8-12 mesi.

Che cosa c’è in cartellone attualmente?

Al momento in cartellone abbiamo Arise Grand Show, una produzione che ha avuto la sua prima mondiale in agosto 2021, come spettacolo di riapertura dopo essere stati in pausa per più di un anno. Arise è in scena al Friedrichstadt Palast a Berlino 6-8 volte alla settimana, undici mesi l’anno e resterà in cartellone fino a giugno 2023.

È vero che il mondo dello spettacolo è a casa ovunque ed ha un linguaggio universale. Ma quanta italianità riuscite a trasmettere alla vostra compagnia?

Sicuramente l’arte e la danza sono linguaggi internazionali che accomunano e avvicinano, a prescindere dalla propria origine, etnia e provenienza. Credo che l’amore per la bellezza, il senso estetico e il carisma italiano arricchiscano fortemente l’ensemble del Friedrichstadt Palast. Sono aspetti estremamente apprezzati e valorizzati dalla nostra direttrice Alexandra Georgieva e dal nostro sovrintendente Bern Schmidt.

Hai nostalgia, rimpianti, desideri e prospettive?

Mi manca sicuramente l’Italia per i suoi colori, profumi, il suo calore, la gente, i luoghi e lo stile di vita. Non è facile vivere ormai da 15 anni lontano dalla propria famiglia. Mi ritengo tuttavia un fortunato e felice di far parte di questa grande squadra internazionale nonché di poter apprezzare fortemente molti aspetti della vita in Germania. Credo di ritornare in Italia quando avrò terminato la mia carriera come danzatore, sicuramente non prima. Le condizioni, l’attenzione e il supporto che viene dato agli enti artistici e ai teatri in Italia sono piuttosto limitati, purtroppo. Per il nostro paese e per i miei colleghi che sono ai primi passi in questa meravigliosa carriera, mi auguro che ci siano, a breve, miglioramenti nel rispetto e nella considerazione di noi artisti e della danza in particolare. Sono ormai sei anni che ho l’onore di danzare qui al Friedrichstadt Palast fino a otto spettacoli a settimana, davanti ad un pubblico di oltre 1800 persone, undici mesi l’anno. Direi che questo già la dice molto lunga per quanto riguarda l’interesse e l’importanza che la Germania, e non è la sola, riserva all’arte, al teatro e alla danza. Sarebbe bello tra qualche anno poter dire la stessa cosa della mia bella e amata Italia.

Dove ti si può applaudire qui in Germania? Solo a Berlino?

Sì, per il momento solo a Berlino, essendo in palcoscenico sei giorni su sette al Friedrichstadt Palast. Vi aspetto!

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