Nella foto da sx: Alessandro Bellardita e Alessandro Barbero

Intervista al professore Alessandro Barbero

23 febbraio 2020. Sono quasi le dieci del mattino di una mite domenica che regala a Trieste un cielo privo di nuvole ed un vento lieve. Dall’antico caffè Rossini, che si trova sul canale grande, mi avvio verso il teatro Verdi, a pochi passi dalla splendida piazza dell’Unità, che si apre da un lato al golfo di Trieste e ricorda vagamente piazza San Marco. La città è in procinto di risvegliarsi da una lunga notte di carnevale: le bancarelle di via Roma aprono solo lentamente, si vedono poche persone in giro, soltanto qualche turista disorientato dalla bellezza dei palazzi che lo circondano.

Tuttavia, una volta imboccata via Arsenale, la scena cambia totalmente: centinaia di persone attendono, in una lunga fila di circa trecento metri e che arriva fino al portone centrale del teatro Verdi, di entrare. Incredulo mi avvicino all’entrata principale, chiedo a due ragazzi se sono qui per assistere alla lezione di storia su Napoleone del professore Alessandro Barbero. Mi guardano come per dire: certo, cosa altrimenti? Si mettono a ridere e fingo di aver fatto una domanda ironica.

Mi allontano, del resto con il professore mi ero dato appuntamento all’interno del teatro. Ad una giovane ragazza che ha l’aria di una che conosce il posto, chiedo se il teatro abbia un’entrata secondaria. “Sì, vai a destra, lungo quella strada”. Attendo, dunque, sperando che il professore arrivi da un momento all’altro. Ed infatti, neanche un quarto d’ora dopo, lo intravedo, proprio davanti all’entrata secondaria, mentre una donna di mezza età gli chiede un selfie e un anziano gli sussurra qualcosa che non riesco a capire. Mi presento, lui mi sorride e scambiamo quattro chiacchiere. “In Germania”, mi dice, “sono stato spesso, anche in occasione della fiera del libro di Francoforte”. E, dopo qualche intoppo dovuto – per assurdo – al fatto che il portinaio del teatro pare non abbia ricevuto dritte su come comportarsi quando arriva il protagonista, entriamo.

Poi, finalmente, un gentile addetto ai lavori ci accompagna dietro al palco e, dopo aver sistemato il microfono e provato la tecnica, il professore è pronto. Ci guardiamo attorno e andiamo verso l’unico posto che ci sembra idoneo per l’intervista: dietro le quinte, nel bel mezzo della scenografia della Bohème. Prendiamo due sedie stile Biedermeier e ci accomodiamo. “In Germania si parla di Geschichtswissenschaft, vale a dire di scienza della storia”, sorride e già intuisce in che direzione andrà la mia domanda. “In che senso uno storico è anche uno scienziato?”. Con voce acuta afferma: “L’elemento scientifico consiste nel fatto che dato un argomento bisogna vedere, se possibile, tutte le fonti disponibili e ogni volta che si fa un’affermazione dichiarare in base a quale fonti uno conosce un dato oppure formula un’ipotesi in modo che qualcun altro può verificarle”. In altre parole: le fonti sono il vero oggetto di ricerca, “perché l’oggetto ontologico per gli storici è la realtà umana con tutte le sue forme e, per questo, difficile da circoscrivere”. Insomma, una risposta quasi enciclopedica, tipica di un professore che prende sul serio il suo mestiere: e, difatti, Barbero, professore ordinario di storia medievale all’università degli studi del Piemonte orientale, è un autorevole rappresentante della sua disciplina. Vanta numerosissime pubblicazioni e a partire dal 2007 ha iniziato a collaborare con la Rai per gli approfondimenti storici di Superquark. Ma non solo: nel 1996 vinse il premio Strega con il romanzo Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo.

Barbero è, però, anche una stella del web: le sue conferenze e lezioni caricate in rete guadagnano ogni volta centinaia di migliaia di visualizzazioni, un fenomeno a prima vista inspiegabile, ma dovuto sicuramente alla sua capacità di trasformare la storia in narrazione, di farci sentire parte della vita dei personaggi che racconta. “Lei ha parlato nei suoi libri di grandi personaggi della storia, da Costantino a Federico, fino ad arrivare a Napoleone; ma quando un personaggio diventa grande?”. Barbero si concede qualche secondo di riflessione: “Tendenzialmente la storia ha celebrato come grandi in prima linea i macellai e i vincitori di guerre e di battaglie come Alessandro Magno oppure Federico il Grande, ma solo secondariamente coloro che hanno lasciato nella storia un’impronta politica come Carlo Magno oppure Pietro il Grande”. Vale a dire: ci ricordiamo spesso di chi ha governato con la spada piuttosto di chi, invece, ha influenzato positivamente la storia. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: Adolf Hitler è anche un grande personaggio della storia oppure, come direbbe il filosofo Karl Jaspers, sussiste un’accezione morale per definire un personaggio “grande”? Barbero, questa volta, non esita, e in maniera incisiva ribatte: “Hitler non ha lasciato niente alla storia, perché nulla di ciò che ha voluto realizzare è riuscito, per fortuna nostra, a realizzare!”. E Napoleone? Non è stato anche lui, con le sue battaglie, un “macellaio”?

La lezione di storia inizia. L’attesissimo professore Barbero sale sul palco. Ad attenderlo sono pressappoco 1500 persone – tutto esaurito. Il pubblico lo accoglie con un lungo applauso; e lui, visibilmente imbarazzato, quasi timoroso, ringrazia e, senza lasciarsi andare ai soliti saluti, dopo una breve presentazione da parte degli organizzatori, raccoglie tutta la nostra attenzione presentando una scena accompagnata da una celebre citazione: “13 ottobre 1806. Napoleone è a Jena, in Turingia, una cittadina universitaria e in preda al caos e al panico, perché le truppe prussiane sono in ritiro. Napoleone attraversa la città con i suoi soldati. Nella folla si trova Georg Friedrich Wilhelm Hegel. Il filosofo aveva 36 anni, uno in meno di Napoleone e aveva appena finito di scrivere la sua Fenomenologia dello spirito. Poi, ad un amico, scrive una lettera con una frase che oggi ricordiamo spesso in maniera diversa: l’imperatore Napoleone, questa anima del mondo, Weltseele, l’ho visto cavalcare attraverso la città, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, si irradia nel mondo e lo domina”. A questa citazione di Hegel segue una lezione straordinaria su Napoleone, l’imperatore rivoluzionario, allo stesso tempo odiato e osannato, un viaggio che ci porta all’inizio dell’800, attraverso testimonianze di personaggi più o meno conosciuti, che rendono l’idea di quell’epoca. Barbero inoltre cita Napoleone stesso, spesso facendo riferimento alle memorie che Bonaparte scrisse quando si trovava in esilio a Sant’Elena. Lo storico ci presenta un Napoleone che, pur rivendicando l’eredità della rivoluzione francese, critica i suoi protagonisti, in particolare Robespierre. Diversamente da un’idea diffusa, dunque, Napoleone non pretende di aver proseguito la rivoluzione, ma si vanta d’avervi posto fine, però conservandone – e rendendone permanenti – le acquisizioni di carattere politico e sociale, in particolare gli elementi liberali e democratici.

Il silenzio in platea è impressionante: mi guardo attorno e vedo molti giovani che prendono appunti. Barbero riesce a rendere viva, divertente, e soprattutto umana la storia, una materia concepita spesso come sterile. “Se avessi la possibilità di tornare nel tempo e trascorrere una vacanza di poche settimane in un’altra epoca sceglierei proprio il 1806, in modo da poter captare l’aria che respirava un personaggio di un mio romanzo che incontrava Goethe e Fichte”, ammette Barbero. E con quale personaggio della storia trascorrerebbe un pomeriggio per fargli qualche domanda? “Ebbè, a parte il fatto che fare le domande è il peggior metodo per ottenere delle risposte”, afferma Barbero con un sorriso, “incontrerei volentieri Costantino”. Costantino, l’imperatore che secondo i libri di storia che abbiamo letto a scuola si sarebbe convertito al cristianesimo e con l’editto di Milano avrebbe concesso la libertà ai cristiani. Avrebbe, appunto! Barbero, nelle sue lezioni che si possono ascoltare anche su YouTube, ci spiega che non è andata così. Un’ultima domanda al professore Barbero: di cosa si occupa attualmente? “Dante Alighieri, il mio nuovo saggio che uscirà prossimamente”.

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