Meglio non vedere niente, ma sentire come si deve. L’artista Christina Camara, riesce a trasformare nei suoi spettacoli una società che si distrae dal disincanto apparso con la “Rivoluzione Francese”, rende la sua voce fumosa viva e profonda, nonostante la modernità. Non vi è alcun rimedio che rimanere in ascolto della sua musica, del suo essere spettacolare. “Extraklasse” come è stata già definita da un noto giornale berlinese. Extraklasse per Christina Camara significa che il tempo e lo spazio si perdono, trasferiti dal corpo biologico, al corpo sensuale-erotico, sociale, dalla profonda passione verso l’abisso, verso l’alba di un nuovo amore. Nei suoi spettacoli si ammira quell’alba travolgente che conduce ad un cubo magico, un labirinto di Arcani, rinvii come un sogno, e non perché “il sogno”, ne costituisce parte dello spettacolo, in quanto permette di intravedere dietro modulazioni momentaneamente distaccate. Questa fobia dell’immagine non è un iconoclastia fine a se stessa.

L’attrice nella sua esibizione “Chanchonette” eccede l’arte, non è il prodotto artistico, ma bensì il prodursi dell’artefice. L’arte e la vita, passione pura, sensuale e seducente, quel canto erotico “al di la del desiderio”. L’Eros si avvinghia, si confonde nella cecità dell’amplesso tabarro, essere ospitati ,dislocati su un’altra superficie, eros come l’eccesso del desiderio. O, meglio ancora, il desiderio ecceduto. Mi piace ricordare in questa dimensione dell’artista e attrice Christina Camara, Pierre Klossowski (Parigi 1905-2001) filosofo e scrittore, considerato un maestro dell’erotismo del novecento. Secondo Klossowski il corpo può essere sottratto alla convenzionale logica procreativa unicamente se eccede a una trasgressione economica commerciale, e realizza le sue pulsioni “primarie”. Perciò secondo lo scrittore ci sarebbe un idiosincrasia tra sessualità ed economia, si escludono a vicenda in maniera decisa. La prima ha a che fare con un sentire intimamente proprio, non commercializzabile e privo di regole, fonte di piaceri privatissimi e senza prezzo, intorno ai quali nessuno è in grado di dire una parola definitiva. La seconda ha un importanza pubblica centrata sulla circolazione dei beni e sull’aumento della ricchezza. Klossowski recupera Bataille scrivendo: il piacere derivato dall’arte, dal vizio, o dal gioco è ritenuto qualcosa di “sussidiario” per questo l’umanità è rimasta minorenne.

Nella Christina Camara troviamo irripetibilità vivente, vive una sola volta. Iconoclasta dal suo etimo greco “eikon” “immagine” e “kleo” “rompo”, distruttrice di immagini sacre, respinge gli evergreen pudici, con l’amore, il peccato, la passione, con la sua splendida voce fumosa. Non è che si possa scrivere quel che ho sentito, né cosa precisamente , lei faccia con la sua voce, quelle parole delle seduzione. Uno spettacolo nello spettacolo quello della Christina, succede che percepisci una forma aerea di sparizione, quella sua necessaria eclisse di se, quella esitazione sospirata tra suono e senso.

L’attrice formatosi con “grandi maestri” di fama internazionale, sparisce nella sua esibizione, non esprime e comunica niente: sono sponde di un biliardo in cui va la biglia del linguaggio-musica, a tracciare le traiettorie che disegnano figure sonore, quelle figure sono icone dell’umano. Cantare sul gusto del paradosso: una non-forma dell’oblio, ti rimane un ombra di ricordo, qualcosa come la sensazione che tu, una volta, ce l’avevi fatta, avevi guardato la “passione dell’amore”. Christina Camara è l’ultima artista di una serie di “Giganti” delle passione, per la sua definizione esiste sempre una parola “mancata” la sua incommensurabile leggerezza, nella profondità dell’abisso.

Per concludere mi viene in mente il buon grande maestro di parole e teatro Carmelo Bene: Sono apparso alla madonna, v’era (v’è) dunque, un apparire della voce che sempre si verifica se conferisci con, se parli a. Quand’io incomincia a rendere vano l’udire… mi diceva la voce, il mio interno cantar l’ascolto, e , ventilato da un’ala d’emicrania, la mia mente d’altrove, sprofondava nel sud della passione, ma depensata lieve mongolfiera in celeste balia sull’infinito Mare. Proprio cosi che mi piace ricordare Christina Camara nei suoi spettacoli, in balia sull’infinito mare della passione, un alba splendente dopo una notte tempestosa.

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