Il nuovo anno ci ha portato in dono, assieme all’invasione dell’Ucraina, un’inflazione record quale non si conosceva dall’autunno del 1981, quando Saddam Hussein attaccò guerra con l’Iran.

Secondo l’ufficio federale di statistica (Statistisches Bundesamt) l’aumento dell’inflazione su base annua nel corso del mese di marzo 2022 equivale al +7,3%, mentre il prezzo netto al consumatore sale del 2,5% rispetto al mese precedente. Anche stavolta l’inflazione galoppa il prezzo dei combustibili fossili, ed il suo andamento dipende dagli sviluppi politici. Naturalmente dalle fonti di energia dipende un po’ tutta l’economia.

L’esclusione della Russia dai fornitori di gas per via delle sanzioni dure, ha l’effetto immediato di restringere l’offerta sul libero mercato, già di per sé sotto tensione a causa dell’esaurimento di diversi giacimenti. Il risultato necessario ed inevitabile è un’impennata dei prezzi. La guerra in Ucraina non è però da considerarsi come l’unica causa; già prima che essa incominciasse era in corso un fenomeno inflazionario dovuto alla pandemia del Covid che provocava interruzioni nelle vie di approvvigionamento. Nello scorso mese di febbraio si era verificata un’inflazione rispetto al febbraio 2021 del +5,1% in Germania, del +5,7% in Italia, del +5,8% nell’eurozona, e perfino del +7,9% negli Stati Uniti. Come proseguirà? La Banca Centrale Europea ha calcolato un aumento complessivo dell’inflazione del +5,1% per l’anno in corso, del +2,1% per il 2023 e dell’1,9% per il 1924.

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