Sotto il segno dell’aquila: La battaglia del giglio e l’impero di Genova nel Medioevo

Federico II affidò la flotta imperiale ai migliori ammiragli del suo tempo. Erano tutti di Genova nonostante la città gli fosse nemica perché guelfa. La manifestazione “Ianua – Genova nel Medioevo 2024” appena iniziata, ne celebra la grandezza. Ma la città nel 1241 fu sconfitta da un ammiraglio genovese agli ordini dell’imperatore.

Città marinara per eccellenza, Genova ha fondato la sua grandezza sulla potenza della sua flotta. Grazie ad essa per secoli la città ha dominato gran parte del Mar Mediterraneo e non solo (superfluo citare Cristoforo Colombo e quello che ha fatto). Francesco Petrarca nel 1358 scrisse: “Vedrai una Città Regale, addossata ad una collina alpestre, Superba per Uomini e per Mura, il cui solo aspetto la indica Signora del Mare”. Da allora l’appellativo Superba ha accompagnato le vicende delle città.

Il 19 e 20 gennaio scorsi, nella splendida cornice della Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale, ha avuto luogo il convegno internazionale “L’impero di Genova – Dal Mar Nero all’Atlantico, la grande espansione nel Medioevo” primo importante evento di “Ianua – Genova nel Medioevo 2024” che durerà tutto l’anno e che avrà l’obiettivo di raccontare la storia della città durante il Medioevo. Curatore del progetto è lo storico genovese Antonio Musarra, Prof. associato di Storia medievale all’Università La Sapienza di Roma, autore di numerosi saggi e libri sulla storia del Mediterraneo e promotore instancabile di iniziative che hanno come obiettivo la divulgazione storica e l’aggregazione intorno ai valori identitari soprattutto nelle giovani generazioni.

In questo articolo ci soffermeremo su una pagina non particolarmente brillante della storia genovese e tuttavia rappresentativa dei complessi i rapporti che caratterizzarono la scena politica italiana ed europea nella prima metà di quel secolo. La pagina in questione riguarda la battaglia navale che si consumò, nel maggio del 1241, tra l’Isola del Giglio e quella di Montecristo e che vide la flotta della Repubblica di Genova contrapposta alla flotta imperiale di Federico II. Alle navi dell’imperatore si erano aggiunte quelle della Repubblica di Pisa da sempre città di fede ghibellina. Poco più di un anno prima, l’8 aprile del 1240, con una lettera scritta da Foggia, sua sede imperiale, l’imperatore aveva ordinato che all’Ammiraglio genovese Nicola Spinola fosse fornito tutto il necessario per l’armamento della flotta imperiale. Pur mancando fonti certe, scrivendo quella lettera Federico probabilmente già pensava che avrebbe presto utilizzato la sua flotta. L’occasione fu data dalla convocazione del concilio ecumenico di Papa Gregorio IX, con l’intenzione malcelata di deporre l’imperatore, il 3 aprile 1241 giorno di Pasqua. Quando Federico seppe la notizia ordinò di sbarrare le strade che dal Nord Italia portavano a Roma. L’unico modo di portare a Roma in relativa sicurezza i numerosi prelati, vescovi e cardinali provenienti da diverse parti d’Europa, era imbarcarli a Nizza e a Genova per poi portarli via mare a Ostia. Tutto ciò comportò non poche complicazioni e ritardi. Lo scontro ebbe luogo il 3 maggio e terminò con una schiacciante vittoria della flotta imperiale.

L’illustrazione che accompagna l’articolo è una miniatura della Nuova Cronica di Giovanni Villani. Federico II non prese parte alla battaglia (era impegnato nell’assedio di Faenza) e tuttavia Villani nella miniatura rende l’imperatore riconoscibile, grazie alla corona, sulla barca a sinistra mentre sull’altra imbarcazione è raffigurato Papa Gregorio IX che invece era a Roma. Insomma, un’immagine emblematica del conflitto tra Impero e Papato, i due poteri universali che, con Federico II e con i papi Gregorio IX e Innocenzo IV, raggiunse il suo livello più alto.

Il 3 maggio 1241 a condurre alla vittoria la flotta imperiale era stato Ansaldo dei Mari. La vittoria gli procurò il titolo di “Ammiraglio dell’Impero Romano” creato appositamente per lui da Federico II e accompagnato dall’onorificenza di uno stendardo imperiale. Insieme a Pier della Vigna, capo della cancelleria federiciana, e a Taddeo da Sessa, giurista e consigliere dell’imperatore, Ansaldo nel 1243 partecipò poi alla legazione che Federico inviò a Roma per felicitarsi con Sinibaldo Fieschi, genovese, succeduto a Papa Gregorio IX col nome di Innocenzo IV. Le premure di Federico servirono a poco visto che solo due anni dopo Innocenzo da Lione ne avrebbe ordinato la deposizione.

Un altro importante ammiraglio genovese fu Enrico conte di Malta.

Da un contributo del Prof. Hubert Houben, professore di storia medievale all’Università del Salento, pubblicato sulla Enciclopedia Federiciana della Treccani apprendiamo nel fu lui che, nel 1225 su incarico di Federico II, condusse a Brindisi Iolanda di Brienne, figlia di Giovanni di Brienne, Re di Gerusalemme, partendo da Acri (oggi in Israele). In virtù della legge siriana, la morte prematura della madre aveva portato Iolanda (o forse, Isabella, come alcuni studiosi affermano) sul trono del Regno di Gerusalemme sotto la reggenza del padre. Nel 1223 venne promessa in sposa a Federico. Il quale non si fece sfuggire l’occasione di stringere un’alleanza con il Re di Gerusalemme in vista del viaggio in Terra Santa.

Federico e Iolanda si sposarono due volte, la prima per procura nella cattedrale di S. Giovanni d’Acri, nell’agosto del 1225, la seconda il 9 novembre dello stesso anno nella cattedrale di Brindisi. Enrico conte di Malta comandò la flotta che portò Federico in Terrasanta nel 1228 e un anno dopo lo riportò in Italia. Quel viaggio è passato alla storia come la Crociata degli Scomunicati, l’unica senza spargimento di sangue. Grazie alla diplomazia e alle trattative con il sultano al Kamil al Kalik Federico riuscì a ottenere la restituzione del Santo Sepolcro alla cristianità. Tuttavia a causa dei ritardi nell’intraprendere la crociata lo Svevo era stato scomunicato da Gregorio IX nel 1227. Gregorio lo avrebbe scomunicato una seconda volta nel 1239, con l’accusa di sedizione contro il pontefice e tentativo di spodestarlo. Furono questi i prodromi che portarono alla battaglia del Giglio.

Ma torniamo a “Ianua – Genova nel Medioevo 2024”, la manifestazione durerà tutto l’anno e metterà in luce l’influenza esercitata da Genova tra il XIII e il XVI secolo dalla Spagna alla Siria, da Gibilterra a Costantinopoli, dall’Atlantico al Mar Nero. Superfluo sottolineare quanto storia e attualità, ancora una volta, siano drammaticamente legate. Nel Medioevo Genova conquistò estese aree costiere del Mediterraneo orientale e anche del Mar Nero, conquistando la Crimea e addentrandosi nei territori che oggi fanno parte dell’Ucraina. L’abilità dei genovesi si basava su due pilastri, il commercio e la diplomazia. L’aumento del commercio, in particolare di quello marittimo, ebbe come conseguenza un forte aumento della coniazione di monete. La loro circolazione pose le premesse per la nascita delle banche e la diffusione del credito in Europa. A trarne vantaggio furono inizialmente innanzitutto i centri urbani italiani in particolare quelli costieri, Venezia, Genova e Pisa in primis.

Il secondo pilastro su cui Genova fondò la sua grandezza fu la diplomazia. Ma con Federico II non sembra che abbia funzionato.