È lunedì: giorno di per sé antipatico, inizio di settimana, rinnovato invito al dovere; per me niente di tutto ciò, dopo che ti ho conosciuto. Il lunedì, grazie a te, è stato per due anni il mio giorno del viaggio… Arrivo sotto casa dopo le 10:00, giusto in tempo per evitare il divieto di sosta ai non residenti. Lo so, per svolgere bene il mio incarico, ma ancor più per far visita ad un amico, dovrei indossare il mio sorriso migliore e mascherare i malumori "fisiologici" concessi al mio ruolo di madre e moglie. Ma purtroppo il mio volto è più sincero del mio intento. Infatti, non appena varco la tua porta di casa, prima che tu mi stringa la mano, il tuo sguardo arguto ha già fatto l’anamnesi al mio umore.

"Ehi Giovanna" domandi "che è successo? Te lo dico sempre che lo stress fa male!". Poi mi siedo sul tuo divano, come fosse un tappeto volante, ed inizio a sorvolare tempi e regioni, volti ed aneddoti, passeggiando a braccetto con la tua memoria in una Sicilia trascorsa e sconosciuta. "Sì certo, ma cosa credi! Mia nonna cavalcava nelle campagne con una pistola sotto le gonne e all’occorrenza avrebbe saputo usarla!". E poi, col tuo solito intercalare, aggiungi: "Senti qua, a quel tempo non si poteva certo andare in giro disarmati!". Ma io sono "già" in quel tempo, ascolto il frastuono delle cicale, colgo ogni odore, mentre il calorifero dietro il tuo divano contribuisce a farmi immedesimare in quell’estate lontana e torrida, coi suoi suoni ottusi e un orizzonte tremolante per la calura. Ancora, mi racconti dei tuoi genitori e di come affrontavano con saggezza ogni difficoltà ed ogni imprevisto: quel buon senso che la terra stessa ci trasmetteva e di cui s’é persa ogni traccia.

"Eravamo sette figli, ma mia madre riusciva a gestirci tutti, senza mai un cedimento. Ognuno aveva un compito da svolgere per dare un contributo alle pesanti mansioni di casa e nessuno si permetteva di disobbedire". E qui inizio ad incalzarti, perché voglio sentire ancora una volta di come tua madre portava a macinare il grano la cui farina avreste usato per impastare, tutti insieme, il pane: che veniva cotto nel forno a legna costruito da tuo padre nel cortile, come "dono" alla sua sposa. Altro che microonde! Poi mi racconti della coltivazione del cotone, alla quale seguiva la trafila della lavorazione, fino al telaio. "Avevamo la nostra "campagna" a una certa distanza da casa, dove andavamo con mio padre a svolgere i vari lavori, a seconda delle stagioni: potare gli alberi da frutto, raccogliere la verdura, curare la vigna. La capra invece era una…di famiglia e col suo latte mia madre faceva dell’ottimo formaggio". Mi accorgo che, anche se di gran lunga più giovane, io sono molto più nostalgica di te: è perché a me quei tempi giungono in un’aurea poetica, ma non ne ho vissuto le difficoltà e le fatiche. Tu ne parli con gioia, é il tuo vissuto, ma il tuo carattere determinato non concede rimpianti. E allora il Viaggio può continuare, con te ormai uomo, le tue speranze di emigrante, le delusioni, gli incontri… "Sai Giovanna, alla Olivetti, dove ho lavorato per più di vent’anni, mi avevano dato pure l’auto aziendale: ma io dopo aver risparmiato mi sono comprato la Mercedes e ci sono andato al lavoro! Avresti dovuto vedere le loro facce: "e come ha fatto quello? Ah be‘ è siciliano..". Quindi il racconto sfociava in una risata fragorosa da parte tua per lo stupore dei tuoi colleghi di fronte all’efficienza del tuo veicolo: "Accidenti- dicevano- l’auto di …non si ferma mai". "Per forza, la facevo controllare da Peter, che aveva l’officina proprio qui di fronte, e a volte non voleva essere pagato, perché eravamo amici".

Ciò che però mi lascia sempre senza parole sono la tua ferrea memoria e la capacità di ricordare perfettamente i nomi delle persone che avevi conosciuto, soprattutto quelli dei medici, sia di quelli che avevi stimato come quelli di chi era entrato a pieno titolo nella tua lista nera degli incompetenti: "Eeeeeeh Giovanna, quella, prima di fare il medico, pascolava le vacche! Non è nemmeno in grado di leggere un cardiogramma!". É così che i paesaggi cambiano dietro il mio immaginario finestrino, guardando le espressioni del tuo volto e i tuoi occhi buoni dietro due lenti un po‘ ammaccate: Domenico e la sua giovinezza, Domenico e il treno per il nord, Domenico che sfida i colleghi in officina sollevando pesi, Domenico che parte in ferie…per assistere sua madre inferma, Domenico e le donne…

D’un tratto ci fermiamo, la posta da controllare ci riporta alla realtà: le spese condominiali, cercare un valido Pflegedienst per le tue nuove esigenze, il controllo cardiologico. Infine qualcosa da acquistare che ha attirato la tua attenzione spulciando i prospetti pubblicitari, seguito dai commenti ilari e un po‘ stizziti sui rincari della merce! Sono le tredici e io mi alzo dal divano: devo rincasare con la mia auto, un breve viaggio meno romantico nel traffico di Francoforte. Ogni volta mi dispiaccio, ma solo per qualche secondo, quando tu fai il broncio e mi dici: "Te ne vai? Sei una cattiva persona!". Col tuo solito intercalare ("senti qua…") mi trattieni ancora un poco tenendomi per mano, come un bimbo. Ci scambiamo qualche battuta ironica e ti lascio solo con la tua forza di vecchio e un gran sorriso sdentato aperto sul tuo volto: "A lunedì!". Certo, a lunedì, Domenico.

L’ultimo ricordo che ho di te é quello di un anziano mai sconfitto, perché nel tuo letto in terapia intensiva, soggiogato da aghi, tubi e cannule…ancora si irradia di gioia malinconica la tua faccia e ti brillano un po‘ gli occhi mentre fai un complimento alla giovane infermiera spagnola.

Esiste un‘ altra Francoforte, altrettanto ricca e luminosa: è quella della costellazione dei nostri anziani, coraggiosi emigranti, ora soli e provati, ma ancora accesi nelle loro stanze rabbuiate da questi inverni grigi. Ho voluto scrivere queste righe in memoria di un incontro, dandogli il nome di viaggio, perché questo è per me il senso del conoscere e del condividere. Questo anziano signore è venuto a mancare nel mese di novembre: l’ho conosciuto facendo parte del gruppo di volontari appartenenti al progetto "Wegbegleiter und interkulturelle Öffnung (IKÖ), affiliato alla Caritas di Francoforte. Durante il tempo trascorso con lui ho compreso appieno il senso del servizio che si trasforma in scambio ed infine in dono da custodire, anche ora che non posso più fargli visita. Spero che la mia piccola testimonianza serva a coinvolgere altre persone che hanno un po‘ di tempo a disposizione e sono tentate da questa esperienza. Allo stesso tempo mi rivolgo a chi ancora non ci conosce affinché ci segnali eventuali anziani (seguiamo persone sopra i 55 anni) che potrebbero avvalersi del nostro aiuto.

Il progetto è sorto nel 2008 dalla collaborazione fra la Caritas e il Consolato Generale d’Italia di Francoforte, A.C.L.I. Patronato, Comunità Cattolica Italiana, Katholische Erwachsenen Bildung, Sozialamt Sozialrathaus Bornheim. Per avere informazioni dettagliate prendete visione del pieghevole che si può trovare anche alla Missione Cattolica Italiana e su internet (http://www.caritas-frankfurt.de). Interessati volontari che vorrebbero collaborare possono rivolgersi alla responsabile Gabriella Zanier, Caritasverband Tel. 069/ 2982-406, E-Mail: gabriella.zanier@caritasfrankfurt. de. Richieste accompagnamenti possono essere segnalate ai due coordinatori : Giancarlo De Simoi (Tel: 0151 580 454 97) oppure Giovanna Testadoro (Tel: 0151 580 454 98) o eventualmente alla Missione Cattolica Italiana, partner del progetto. Auguro a tutti i lettori un anno ricco di….viaggi!

Chi sono gli accompagnatori?

Sono dei volontari che parlano il tedesco l’italiano e lo spagnolo, disposti ad impiegare il loro tempo e le loro esperienze come persone di fiducia al fianco degli anziani italiani, spagnoli o portoghesi emigrati residenti a Francoforte. Attualmente sono attivi nel progetto 19 volontari, donne e uomini di tutte le età. Essi conoscono sulla base della propria esperienza la situazione esistenziale e i problemi degli emigrati. Essi vengono preparati all’ attività di accompagnatori attraverso diversi corsi di qualificazione e aggiornamento e vengono assistiti professionalmente nella loro opera. Inoltre sono attivamente partecipi allo sviluppo del progetto. Come volontari gli accompagnatori offrono il loro servizio gratuitamente.

A chi offrono il loro servizio?

Agli anziani italiani come pure spagnoli e portoghesi oltre I 55 anni che sono residenti a Francoforte. Il progetto vuol essere un ponte fra il singolo e enti, istituzioni e servizi. Il progetto vuole favorire l’incontro reciproco e l’integrazione fra culture, uomini ed ambiente. Assistono gli anziani nel contattare enti, istituzioni, servizi sociali e sanitari, ecc. facilitano la comunicazione (traduzioni) e chiariscono incomprensioni aiutano a seguire la corrispondenza con gli enti e a sbrigare pratiche burocratiche, aiutano ad avere accesso alle prestazioni sociali e sanitarie e all’aiuto professionale, accompagnano dal medico o all’ospedale, danno informazioni ed orientamento in diverse situazioni della vita quotidiana, alleviano la solitudine di chi è solo a casa o in ospizio, cercano di stimolare i contatti sociali.

Chi può richiedere l’intervento?

Oltre alla persona bisognosa stessa può chiunque segnalare richieste d’ aiuto, per es. un parente, o conoscente, un vicino di casa, come pure organizzazioni italiane, operatori degli uffici di assistenza sociale, enti comunali, servizi di consulenza ed infermieristici, medici e servizi ospedalieri, tutori legali, case di riposo.