Dopo una prima esperienza di lavoro presso la miniera di Alsdorf, un nostro connazionale si mise in viaggio per Colonia, col suo passaporto e il passaporto di altri due amici, si diresse alla sede delle Poste presso la stazione ferroviaria di Colonia, e con il suo tedesco alquanto rudimentale, mostrando i documenti, disse: “questo sono io, questi sono due amici, abbiamo voglia di lavorare!”. Il giorno dopo i tre amici iniziarono a lavorare per le poste.
Erano gli anni sessanta del secolo scorso – racconta Silvio Vallecoccia, presidente del COMITES di Colonia – e i tre amici erano dei Gastarbeiter. Una scena come quella appena descritta è oggi ormai impensabile – il mercato del lavoro è diventato negli ultimi 50 anni molto diverso, la disoccupazione colpisce tutti i paesi e i flussi migratori sono cambiati, sia per consistenza che per qualità dei soggetti migranti.
L’Italia sta vivendo un momento di ritrovata emigrazione che può essere paragonata – per quantità e disperazione – a quella degli anni sessanta, ma anche la Germania, forse in maniera differente, è colpita dalla disoccupazione e non è „la terra promessa“ descritta da certi media poco informati. Tutto ciò gli addetti ai lavori lo sapevano già, di certo non serviva la riunione indetta dal Consolato Generale d’Italia e dal Com.It.Es di Colonia per illustrare loro una situazione che essi vivono ogni giorno.
In tal senso, bisogna dirlo, il 23 giugno scorso non c’era veramente molto da imparare ed è quindi comprensibile l’atmosfera di irritazione con cui è iniziato l’incontro. Ma facciamo un passo indietro. La “serata informativa” era stata annunciata sotto il titolo “LA NUOVA MOBILITÀ DEGLI ITALIANI IN NRV“ e la lettura degli inviti e delle presentazioni sui media (“… una serata informativa sulle opportunità di lavoro nel Nord Reno Vestfalia…“) portava a pensare che l’informazione promessa fosse rivolta ai “nuovi arrivi dall’Italia, in particolare ai giovani venuti in cerca di occupazione in questa regione”.
Grande la delusione, quindi, quando guardandosi intorno si dovette constatare la presenza solo dei soliti (cioè seri) operatori del settore (e nemmeno tanti). Di per sé niente di male, ma decisamente irritante il fatto che nell’aprire i lavori, improvvisamente si dichiari la seduta come “diretta ai moltiplicatori“… Per favore, chi ha esperienza in questo settore, sa bene come ci si rivolge ai moltiplicatori e a che livello vanno fornite/scambiate le informazioni.
Altrimenti il rischio è una ulteriore perdita di credibilità delle istituzioni italiane. Ma tant’è, nonostante la delusione iniziale e un approccio alle tematiche a dir poco semplicistico, qualcosa di interessante una serata alla fin fine riesce pur sempre a proporre. Per esempio lo scoprire che alla Camera dell’Artigianato di Colonia c’è un esperto di formazione di origine italiana (il cui intervento piuttosto elementare era chiaramente diretto ai giovani che non c’erano, ma che sicuramente potrà essere prezioso per il lavoro che gli operatori faranno). Interessante anche l’esperienza di Giovanna La Caprara, una giovane venuta due anni fa a Colonia e che finalmente – grazie alla sua caparbietà e motivazione – è riuscita a trovare un lavoro come istitutrice in una struttura bilingue italo-tedesca (ma quante sono le strutture di questo tipo che offrono certe possibilità?).
E qui, chiaramente, è stata sottolineata la necessità dello studio della lingua tedesca, cosa ormai più che ovvia. Toccanti alcuni dati forniti dal Consolato sul movimento migratorio tra Italia e Nordreno- Vestfalia relativi al 2013, che mettono in risalto l’entità del fenomeno: contro le 5.100 unità tornate in Italia, ve ne sono 10.700 stabilitesi in NRW, cioè un saldo positivo di circa 5.600 nuovi connazionali – e tra questi moltissimi sono i giovani con un livello culturale elevato.
Interessante la tesi di Silvio Vallecoccia sulla “disinformazione dei media italiani in Italia”, che hanno proposto una falsa immagine della Germania svegliando aspettative fuori di ogni realtà – cosa che ha fatto sì che molti giovani e meno giovani siano venuti in questo paese allo sbaraglio, credendo di poter fare come i tre amici degli anni ’60: no, purtroppo oggi anche in Germania non basta aver voglia di lavorare per trovare un posto di lavoro, casomai anche ben pagato (altro mito: i favolosi salari tedeschi!). I posti di lavoro in Germania sono principalmente per persone qualificate in determinati settori, che parlano il tedesco e che portano con sé esperienze già mature – e con tanta pazienza e forza di volontà. Perché anche in Germania, anche se vali, nessuno ti regala nulla. (“Vi sono però, negli ultimi tempi, segnali positivi di ripresa, nel senso di una corretta informazione”, dice l’inguaribile ottimista Vallecoccia.)
“La Mobilità nel mercato del lavoro”, ha affermato ancora Silvio Vallecoccia, “è una condizione necessaria all’interno dell’attuale Unione Europea e anche qui, come in altri settori, si richiede un approccio europeo al problema della disoccupazione. La creazione di liste europee di collocamento, la facilitazione del processo di riconoscimento dei titoli di studi e delle qualifiche personali all’interno degli stati membri, il superamento delle barriere linguistiche attraverso corsi intensivi, sono solo alcuni dei temi che andrebbero affrontati con una certa urgenza, accanto a quello di una politica sociale a livello europeo.”
In ogni caso, la necessità di una corretta e sana informazione – e questo fa ben sperare per il futuro – sembra essere tra le priorità del Com.It.Es. attuale e dell’attuale Console Generale. In questo quadro rientra anche il suo invito a visitare la nuova pagina Facebook del Consolato Generale d’Italia, dedicata agli italiani che intendono cercare un’occupazione nel Nordreno- Vestfalia. Una pagina, bisogna dirlo, iniziata veramente bene e che se ben curata offrirà sicuramente un ottimo servizio.
E che ben vengano queste iniziative, perché un’informazione qualificata e competente è quello di cui hanno bisogno gli italiani nuovi e già presenti nel nostro territorio. Quelli che dicono oggi, come ieri, “abbiamo voglia di lavorare!” e poi fanno anche qualcosa di concreto per esaudire il loro desiderio.