Niente giustizia per le vittime delle stragi che i nazisti compirono il 29 giugno 1944 a Civitella, Cornia e San Pancrazio, piccoli paesini dell’Appennino toscano non lontano da Arezzo. Niente risarcimento per i parenti dei 203 civili trucidati dai soldati di Hitler, ammazzati come bestie con un colpo alla nuca dagli sgherri in divisa della divisione Hermann Göring. A decretare il colpo di spugna è stata lo scorso 20 luglio la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja, il più alto tribunale in materia di crimini contro l’umanità.
Lo Stato tedesco di oggi, benché formalmente erede dei crimini compiuti all’epoca del nazionalsocialismo, non dovrà versare neppur un euro ai figli e nipoti dei caduti. La vicenda giudiziaria ha avuto inizio nel 2003, quando Metello Ricciarini e Ranieri Pietrelli, discendenti di vittime della strage, si costituirono parte civile in un processo penale contro un sergente tedesco che aveva preso parte all’eccidio. Il militare nazista fu condannato e i giudici stabilirono un risarcimento di 800mila euro a carico della Bundesrepublik.
Nel 2008 la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che confermava in pieno quella decisione. Sembrava fatta e sarebbe stata un svolta importantissima nella storia dei processi per stragi naziste, ma il governo tedesco presentò immediatamente ricorso presso la Corte dell’Aja appellandosi al diritto di immunità internazionale (in base al quale uno Stato non deve per forza rispondere delle azioni compiute dai suoi concittadini). Inoltre Berlino sosteneva che si sarebbe creato un precedente pericoloso con richieste di risarcimenti a catena che avrebbero portato al collasso finanziario. Infine per gli avvocati tedeschi la questione era stata definitivamente risolta nel 1961, quando Italia e Germania sottoscrissero un accordo in base al quale furono versati a Roma 40 milioni di marchi a titolo di riparazione dei crimini di guerra. E il Governo italiano come si è mosso nell’affrontare la questione? Ha forse appoggiato la rivendicazione giudiziaria dei parenti delle vittime? Ha forse fatto la voce grossa nei confronti delle competenti autorità tedesche? Purtroppo no. È stato invece sempre alquanto pavido nel trattare l’argomento facendo molta attenzione a non irritare gli amici tedeschi.
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nel novembre 2008 ha sottoscritto un accordo col suo omologo Frank-Walter Steinmeier in base al quale una commissione di storici italiani e tedeschi avrebbe affrontato sul piano della ricerca storiografica la ricostruzione dei rapporti tra le due nazioni nel fatidico biennio 1943-1945. Un modo molto diplomatico per non prendere posizione. Ma la cosa peggiore è successa la scorsa primavera quando il governo di Roma ha varato un pessimo decreto legge col quale, al fine di «mettere fine alle tensioni nei rapporti internazionali» veniva di fatto decretato il divieto di nuovi procedimenti e la sospensione di quelli in corso sancendo il principio dell’immunità degli Stati. Praticamente un allineamento totale sulle posizioni tedesche.
Adesso i giudici dell’Aja, con 13 voti a favore ed uno solo contrario, hanno emesso il loro verdetto che con ogni probabilità sarà definitivo dichiarando «irricevibile» la richiesta italiana. Da parte dei familiari delle vittime prevale comunque un atteggiamento di non rassegnazione e resta forte la volontà di continuare la battaglia. «Non è stato un successo della Germania, ma solo un passaggio tecnico che nulla cambia sul fronte degli indennizzi», ha commentato Roberto Alboni, l’avvocato che ha patrocinato la richiesta di indennizzi. Per Alboni «È stato solo un pronunciamento giurisdizionale. L’Aja ha dichiarato irricevibile il ricorso dell’Italia verso la Germania, ma non si è pronunciata nel merito.
Che sia la Germania o che sia l’Italia, alla fine di questa vicenda qualcuno pagherà e dovrà risarcire le famiglie delle vittime. Sulla sentenza è intervenuto anche il sindaco di Civitella, Massimiliano Dindalini, il quale ha dichiarato che la sua città «ha sempre cercato giustizia e l’individuazione dei responsabili, più che il risarcimento dei danni».