E chi lo avrebbe mai detto. In Germania, si è ritirato il Presidente della Repubblica! Eravamo ancora tutti occupati nel tentativo di capire un altro eccellente ritiro dalla vita politica, quello di Roland Koch, governatore dell’Assia, quando il 31 maggio è scoppiato il botto: Horst Köhler, presidente della Repubblica Federale di Germania porge le sue dimissioni. Per un intero giorno la Germania ha respirato un’aria di piombo. Alla televisione la cancelliera Angela Merkel ha affrontato in un unico intervento due temi nefasti: le dimissioni del presidente Köhler e l’attacco israeliano ad un convoglio umanitario.
Sia le dimissioni del presidente Köhler sia l’azione degli Israeliani hanno creato un imbarazzo politico non indifferente. La politica israeliana, infatti, occupa in Germania, dal dopoguerra ai giorni nostri, uno spazio particolare. Anche le dimissioni dai pubblici incarichi, nella concezione prussiana dello Stato, fanno parte di una categoria particolare. I due fatti hanno solo un nesso perché commentati dalla Merkel in un’unica apparizione televisiva, che ci fa capire meglio quanto sia grave in Germania l’annuncio di dimissioni di questo calibro. La stessa Merkel non ha voluto però dare spiegazioni al ritiro di Köhler. Proviamoci noi. Köhler avrebbe gettato la spugna perché colpito dalle critiche avanzate contro alcune sue pubbliche posizioni sulla politica quotidiana. In modo particolare, la sua affermazione che la Germania potrebbe difendere con le armi le vie commerciale internazionali, per salvaguardare la sopravvivenza della propria economia basata sull’esportazione, ha indignato i Verdi nella persona del caustico Jürgen Trittin.
Ora, mentre l’indignazione dei Verdi è finta e palesemente ipocrita, visto che si sono sporcati ben bene le mani più di una volta, dichiarandosi interventisti in Jugoslavia ed altrove, l’indignazione del presidente Köhler è certamente autentica. Il Trittin ha criticato duramente il capo dello Stato, il quale avrebbe dato le dimissioni in segno di protesta generale contro la mancanza di rispetto nei confronti della Presidenza della Repubblica Federale. In verità Köhler si sarebbe indignato anche per il silenzio contro i suoi critici ostentato dalla Cancelliera e dal suo vice. Horst Köhler fu proposto alla presidenza 6 anni fa proprio dai Democristiani e dai Liberali ed era giunto al suo secondo mandato.
La sua è una biografia di successo nel mondo dell’economia. Non è stato, infatti, mai militante di partito ma un manager d’altissimo livello già presidente d’istituti bancari e del Fondo Monetario Internazionale. Insomma, uno abituato ed essere legittimato attraverso l’esperienza e le capacità. La stessa esperienza che gli permette di fare un’osservazione ovvia: il benessere economico dello Stato si difende anche con le armi. Qualcuno crede forse che il conflitto in Iraq non abbia nulla a che fare con gli interessi economici in quella parte del mondo? O, meglio ancora, che l’intervento per la liberazione del Kuwait sia stato dettato da sentimenti di giustizia che nulla avevano da spartire con le risorse petrolifere di quella zona?
Köhler se n’è andato, colpito dall’ambiguità che lo ha circondato. Köhler se n’è andato perchè offeso da osservazioni ciniche. Köhler se n’è anche andato perchè non ha una biografia partitica che obbliga un uomo libero ad equilibri esasperati. Horst Köhler deve essersi abituato troppo, durante la sua vita di manager, a raccogliere consensi per l’esposizione e l’analisi lucide delle situazioni. Questa peculiarità caratteriale in politica non ha ragione di esistere. In politica c’è molto più spazio per l’ipocrisia del pacifismo alla Jürgen Trittin e per un loquace silenzio di una cancelliera Angela Merkel. In politica c’e anche spazio per l’indignazione prussiana della “Fahnenflucht” l’abbandono della bandiera, del posto in battaglia a favore della dignità dell’incarico. Ebbene, Köhler ha forse tentato proprio di salvaguardare quella sua alta carica da cinici attacchi, al momento in cui non era più compatibile con la sua persona. Meriterebbe anche solo per questo tutto il rispetto.
E, infine, per chi dovesse preoccuparsi degli eventuali danni che le dimissioni di Köhler avrebbero procurato alla cancelliera Merkel ed al suo Governo, nulla da temere. La signora Merkel metterà un altro uomo al posto di Köhler e tirerà a campare impassibile mentre intorno a Lei il vuoto dei critici e dei pretendenti al trono si farà sempre più largo.