Centinaia e centinaia e tutti fortemente motivati nel rivendicare la propria italianità . Poco meno di un migliaio e fra questi tanti, tantissimi, giovani che si sono organizzati autonomamente per manifestare insieme ai rappresentanti del CGIE, di tutti i Comitati degli italiani all’estero in Germania e di molti altri Comites in Europa ed in Nord Africa, per dire basta alla politica di smantellamento dei loro diritti. Per dimostrare al Governo ed alle istituzioni italiane la ritrovata unità degli italiani all’estero, al di fuori ed al di là delle sigle e degli schieramenti politici. L’orgoglio di esserlo in questo difficile momento e la ferma volontà di proseguire solidalmente uniti. ”Una partecipazione dai grandi numeri, di cui anche i giornali tedeschi hanno a piu’ riprese parlato” afferma il Segretario Generale del CGIE, Elio Carozza, descrivendo i termini di quella che è stata la più importante manifestazione di piazza degli italiani nel mondo.

Anticipando le ovvie, quanto facili critiche sulle richieste avanzate a Francoforte, Carozza sottolinea “Che l’Italia stia attraversando un periodo complesso e difficile non è un dato di fatto di cui le comunità italiane all’estero ignorino la portata. Tutt’altro ! In Germania, come in Spagna, in Grecia come in Algeria, in Francia come in Argentina la preoccupazione e l’angustia per il Paese del quale sono, e si sentono a pieno titolo, parte integrante, è forte, fortissima. Lo testimoniano i dibattiti e gli incontri di quella parte delle collettività italiane all’estero più informate, maggiormente attente sul piano politico e sociale, ma un’eco delle vicende di contenimento dei bilanci regionali, riverbero delle decisioni finanziarie nazionali, è presente anche nei discorsi dei circoli come nelle scuole, nei corridoi delle università come nelle fabbriche o negli uffici finanziari dove sono presenti gli italiani.”


“La crisi, d’altra parte, ricorda Carozza, ha colpito le comunità italiane all’estero in anticipo rispetto ai tagli che stanno inesorabilmente frustrando buona parte del nostro Paese. Le ultime due finanziarie hanno ridotto all’osso i capitoli di spesa delle politiche di settore. Ed i sussulti riformatori, politici oltre che economici, potrebbero aggredire in modo dirompente quel “sistema” faticosamente costruito  negli anni da uomini politici di destra e di sinistra. “


”Vorrei essere chiaro” aggiunge il Segretario Generale del CGIE “Gli italiani all’estero, a fronte delle affermazioni del premier circa il rinvio delle riforme a tempi migliori, si domandano quale sia il criterio che presiede alla necessità riformatrice nei confronti della rappresentanza degli italiani all’estero. E ciò considerando anche i costi contenuti che tale impegno finanziario realisticamente comporta.
Gli italiani all’estero e le loro rappresentanze non intendono sottrarsi all’iniziativa riformatrice, prosegue Carozza, ma chiedono che vi sia un confronto diretto e concreto delle Istituzioni con le proprie rappresentanze. Che siano ascoltate le esigenze. Che le proposte corrispondano ai pronunciamenti e non siano ad esse antitetici. Che lo spirito costruttivo prevalga a fronte di quello puramente demolitivo. “


E Carozza chiarisce “Si prospetta l’idea di Comites più incisivi in quanto territorialmente vicini alle comunità. Ebbene, non è diminuendone il numero che ciò avverrà, soprattutto in aree del mondo in cui la ristrutturazione consolare causerà, inevitabilmente, carenze sul piano dei collegamenti e dei servizi da parte delle istituzioni italiane. Un incremento dei Comites non potrà che portare, invece, giovamento al “sistema” con un impegno finanziario estremamente ridotto, soprattutto se i Comites vedranno rafforzati compiti e competenze e non sminuiti. Non riconoscere l’evoluzione e, dunque, la qualificazione delle risorse umane presenti oggi all’interno dei Comites, come dell’Associazionismo che registra una presenza sempre piu’ determinante delle giovani generazioni, prosegue il Segretario Generale, 
vuol dire chiudere gli occhi di fronte ad opportunità di notevole valore offerte in termini di volontariato. Vuol dire negare quel “sistema” Italia, quel “terzo settore” che si sta creando in molti Paesi e che potrebbe validamente sopperire alle difficoltà istituzionali, come già avviene su suolo italiano”.

Quanto al ruolo del CGIE, il Segretario Generale stigmatizza “credo che la migliore risposta sul CGIE quale momento di sintesi, di dibattito e di proposta per interloquire con la rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero, sia venuta proprio dalla manifestazione di Francoforte, in cui è stato accolto e pienamente recepito, dai singoli come dalle organizzazioni dei connazionali, l’appello al dialogo ed al dibattito lanciato dal CGIE al termine dell’ultima Assemblea Plenaria dell’aprile scorso.”


”In ogni caso, afferma Carozza, il CGIE non intende esimersi dal confronto. Anzi, lo auspica ! Come auspica, d’altra parte, che il parlamentari della Circoscrizione estero trovino, al di là dell’impegno di partito, una sede di dialogo e di confronto, senza il quale con tutta probabilità, come aveva preconizzato l’on. Tremaglia, sarà difficile incidere positivamente a vantaggio degli italiani all’estero”.
“A loro, da Francoforte, riaprendo il “cantiere” italiani all’estero,l’Assemblea dei Comites e del CGIE ha affidato un compito, un impegno nei confronti della rete consolare, della promozione della lingua e cultura italiana, dell’informazione e dei giovani. Negare interventi in questi quattro ambiti vorrà dire rendere impossibile quella continuità del legame che le giovani generazioni di italiani all’estero e di italiani che numerosi stanno lasciando l’Italia per studiare, e sempre più spesso lavorare all’estero, richiedono. 

Stiamo parlando di migliaia di giovani , non di qualche centinaio di studenti. Stiamo parlando delle nuove generazioni dell’Italia nel mondo. Ed è al confronto di esperienze fra coloro che li hanno da tempo preceduti, fra quanti sono nati all’estero e le attuali ondate di giovani che il CGIE intende dedicare la II Conferenza dei giovani italiani nel mondo, annuncia il Segretario Generale Carozza. “Il loro appello a Francoforte non può andare disperso. Lo dobbiamo ai nostri giovani in Italia ed all’estero. Ed a quanti si apprestano a lasciare l’Italia. I prossimi appuntamenti di Vancouver e Buenos Aires sono sicuro daranno un ulteriore fondamentale apporto in questa direzione” conclude il Segretario Generale del CGIE.