Si direbbe che sia partita, con questa Pasqua, una reazione corale del mondo ecclesiastico che dovrebbe avere dei prolungamenti e delle rispondenze anche nel mondo laico. Un primo segno di un tale prolungamento si è avuto in Francia con una sottoscrizione di intellettuali di varia matrice che hanno espresso solidarietà alle vittime della pedofilia ma anche al Papa che è divenuto il bersaglio privilegiato di un’escalation mediatica sostanzialmente strumentale che ha ormai dimensioni planetarie.
La gravità dello scandalo della pedofilia tra le fila del clero cattolico è fuori discussione ed è stata riconosciuta in più occasioni da Benedetto XVI, che ha parlato di «vergogna» e ha invitato alla «penitenza» ma alt r e t t a n t o chiara è la strumentalità di una campagna che rievoca a tamburo battente vicende già note e giudicate lungo l’ultimo mezzo secolo come fossero novità emerse giorno per giorno e mira a metterle in conto al cardinale Ratzinger che invece ne fu il più deciso inquisitore. Che sul sostegno al Papa in questo brutto frangente vi sia unità nella Chiesa è apparso chiaro negli ultimi giorni che hanno visto una sequenza molto netta di pronunciamenti da parte degli esponenti più autorevoli della gerarchia, dal cardinale di Curia Walter Kasper tedesco e teologo come Ratzinger al cardinale francese Roger Etchegaray, agli italiani Carlo Maria Martini e Angelo Scola. Kasper ed Etchegaray hanno segnalato come sia stato proprio Benedetto XVI a «rompere il silenzio» su questa materia. Martini ha definito «ignobili e false» le accuse al Papa e ha sollecitato pronunciamenti a suo sostegno dentro e fuori la Chiesa. Le parole di Sodano suonano come sintesi delle altre che erano venute prima. Erano sì irrituali, nella forma degli «auguri» prima della celebrazione, ma avevano un precedente di forte somiglianza negli «auguri di Natale» che il «decano» Ratzinger fece al Papa polacco davanti alla Curia nel dicembre del 2004.
Allora era la sofferenza fisica del Papa a motivare la solidarietà espressa dal decano, oggi è la sofferenza morale: il volto di Benedetto XVI che domenica ascoltava quegli auguri ben la rifletteva. Il decano Ratzinger nel 2004 aveva paragonato la «pazienza» dell’ultimo Wojtyla ai «patimenti di Cristo », il decano Sodano ha richiamato anch’egli Gesù che «insultato non rispose con insulti».
C’è cristianofobia nel Sud del mondo – dove i cristiani vengono anche bruciati e crocifissi – e c’è un crescente atteggiamento anticattolico nel Nord del mondo. Gli uomini di Chiesa ne sono spaventati e non fa meraviglia che Sodano si sia avventurato a parlare a nome di tutti promettendo a Benedetto che il «popolo di Dio» non si lascerà «impressionare dal chiacchiericcio». Può sembrare una parola debole questa, e probabilmente lo è, perché può essere interpretata come una sottovalutazione dei problemi attuali della Chiesa. Ma non era casuale: riprendeva un’espressione usata la domenica delle Palme dallo stesso Benedetto, quando aveva invocato «il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti».