Un buon sonno è buono per qualunque età, ma divenendo anziani anche in questa sfera i comportamenti cambiano. In generale, un anziano necessita di 30-60 minuti in meno di riposo rispetto a un giovane ed il sonno è meno profondo, anche a causa di una diminuzione dei livelli di melatonina durante la notte. Inoltre, un anziano di 70 anni può svegliarsi anche quattro volte durante la notte senza che ci debba essere necessariamente una condizione patologica. Il bisogno di sonno varia da persona a persona. Un adulto dovrebbe dormire da 7 a 9 ore per notte. Se si dorme meno ma ci si sente comunque riposati e pieni di energia, significa che le necessità di sonno sono inferiori. Al contrario, se la mancanza di sonno compromette le attività giornaliere, significa che bisogna far qualcosa per correggere il problema.
Le alterazioni del sonno comprendono molti tipi di disturbo, quali il prender sonno o rimanere svegli, dormire troppo e qualunque altro disturbo comportamentale del riposo. Più del 50% degli anziani soffrono di qualche forma di insonnia. Insonnia e disturbi del sonno sono il terzo problema più comunemente riportati al medico dagli anziani. Le donne anziane sono più soggette a forme severe di insonnia degli uomini, come riportato da studi recenti per i quali una donna su tre è affetta rispetto al 13% degli uomini. Un altro aspetto interessante emerso dagli studi è l’importanza del domicilio. Un anziano in casa di riposo ha una probabilità di soffrire di disturbi del sonno più che raddoppiata.
Cos’è il sonno?
Il sonno è una condizione reversibile di disconnessione sensoriale e di abbassamento della soglia di risposta a stimoli dell’ambiente. Dormendo, rumori di bassa intesità o altri stimoli normalmente percepiti durante la veglia vengono ignorati e la pressione arteriosa scende.
Perchè occorre dormire?
Ci sono varie teorie, che vanno dalla necessità di riequilibrare le funzioni cerebrali, di economizzare energia o ad altre teorie legate all’evoluzione. Il sonno è normalmente organizzato in differenti fasi che si ripetono durante la notte, caratterizzati dalla presenza o assenza di movimento degli occhi. Durante la fase con il movimento rapido degli occhi si vive l’esperienza del sogno e il tono muscolare si rilassa. Questa fase si mantiene anche durante la terza età, anche se in durata ridotta. Nella fase senza movimento dei bulbi oculari si ha una prima parte di sonno molto leggero e una fase di sonno profondo. Alcuni studi hanno mostrato come con l’avanzare dell’età, nel genere femminile questa parte di sonno profondo viene preservata più che nell’uomo. Parlando del sonno dobbiamo introdurre alcuni semplici definizioni, quali il tempo passato a letto, che nell’anziano aumenta per vari motivi, ad esempio a seguito della difficoltà a prendere sonno. Infatti per tempo di sonno si intende il solo periodo di tempo passato a dormire. Importante è il concetto di latenza del sonno, ovvero del tempo necessario prima che il sonno prenda il sopravvento. Normalmente aumenta con l’età, sopratutto nel genere femminile. Dopo essersi addormentati ci si può risvegliare per vari motivi, quali la distensione della vescica con conseguente necessità di ricorrere al bagno, dolori, mancanza di respiro (dispnea).
I sintomi
I sintomi dei disturbi del sonno comprendono difficoltà di addormentamento, difficoltà a distinguere il giorno dalla notte, risveglio anticipato al mattino, frequente risveglio durante la notte, sensazione di non essersi riposato a sufficienza al mattino. Inoltre, la deprivazione del riposo notturno durante il giorno comporta una diminuzione dell’attenzione, della vigilanza e della memoria, già in parte compromessa nell’anziano, un aumentato rischio di depressione, di cadute accidentali con possibili traumi.
Quali sono le cause?
Con la pensione, l’anziano diviene padrone del proprio tempo ma deve imparare a gestirlo. Il rischio è di ritrovarsi con una giornata poco attiva e di alterare completamente il ciclo giorno-notte e veglia sonno. Un anziano può soffrire di cambiamenti della vita dovuta a traslochi, che nell’anziano sono particolarmente stressanti, limitazioni fisiche dovute a malattie, di stress psicologici dovuti al decesso di una persona amata. Queste situazioni stressanti influiscono pesantemente su tutte le fasi del sonno, facilitando l’insonnia. Fra le cause che possono contribuire ai disturbi del sonno si possono citare alcune malattie neurologiche quali l’Alzheimer, malattie depressive, il diabete mellito, lo scompenso cardiaco, ma anche l’abuso di alcol, una vita poco attiva, presenza di dolore causato ad esempio da artopatie, utilizzo di stimolanti come la caffeina e necessità di frequente ricorso al bagno durante la notte.
Un discorso particolare va riservato ai farmaci. Un anziano assume mediamente da cinque a nove medicinali al giorno, e alcuni di questi possono interferire con il sonno. Alcuni antidepressivi, e sedativi possono scompensare il ciclo giorno-notte. Anche alcuni antipertensivi possono creare problemi, specialmente nella fase di addormentamento. L’utilizzo cronico di farmaci sedativi per facilitare il sonno crea a sua volta disequilibri, per cui è bene non abusarne. Ricordiamo inoltre che la caffeina non è presente solo nel caffe ma anche in molti farmaci, quali gli antidolorifici, farmaci per il raffreddore o le allergie, e soppressori dell’appetito. La nicotina è anche uno stimolante che contrasta il sonno come la caffeina. È provato che i fumatori soffrono in proporzione maggiore rispetto ai non fumatori di questo tipo di disturbi, sopratutto difficoltà ad addormentarsi e inferiore durata del sonno.
Semplici regole per migliorare il sonno
L’anziano deve rendersi conto che non è obbligatorio dormire otto ore, in quanto come detto il bisogno di sonno è individuale. Sebbene una persona possa necessitare anche nove ore un’altra possa necessitare anche solo cinque ore. Inoltre, il bisogno di sonno diminuisce con l’età. Le opzioni di trattamento terapeutico sono multeplici e non necessariamente devono prevedere l’uso di farmaci. Attenersi ad orari regolari per l’incontro con Morfeo, divinità greca dei sogni, abituando l’organismo ad un ciclo veglia-sonno naturale è il primo suggerimento valido per l’anziano come per il giovane. Spegnere televisione e computer almeno un’ora prima di andare a letto. Gli esperti sconsigliano la televisione a letto.
L’ambiente è importante: la camera da letto deve essere quieta, scura e fresca, così da essere di per sè promozione per il sonno. Prendersi un piccolo intervallo di rilassamento prima di recarsi a letto, per esempio leggendo qualche pagina di un buon libro. Esistono anche tecniche di rilassamento muscolare che riducono la tensione e promuovono il sonno. Durante il giorno il letto non deve essere utilizzato per riposini, che se possibili andrebbero evitati. Inoltre, caffeina, nicotina, alcol e cibi pesanti sarebbero ugualmente da evitare. Anziani dalla vita sedentaria do-vrebbero essere incoraggiati ad iniziare programmi di esercizi giornalieri, da effettuare al mattino, in quanto una moderata attività fisica migliora la qualità del sonno. Nel caso non si riesca ad addormentarsi, è meglio alzarsi e rifare la ‘procedura’ di rilassamento prima di ritornare a letto. Infine, non bere alcolici prima di andare a letto.
…ed infine,
la cura medica Nel caso che l’applicazione di queste regole non sia sufficiente, occorre parlarne con il medico. Il curante procederà a porre delle domande a voi e al vostro partner (moglie/marito). La presenza del partner è estremamente importante perchè ella/egli potrebbe aver notato degli aspetti fondamentali per arrivare alla corretta diagnosi, come la presenza di movimenti ripetitivi delle gambe durante la notte. Quindi vericherà l’assenza di malattie che possano essere causa dei disturbi, l’interferenza di farmaci e altri possibili condizioni che possano disturbare il sonno, quali la presenza di ipertrofia prostatica benigna da noi già descritta in un precedente numero del Corriere d’Italia.
È chiaro che se la causa dell’insonnia è un’altra malattia, la terapia non è altro che la cura della malattia stessa. Ad esempio se l’insonnia fosse causata da una ipertrofia prostatica, con residuo importante di urina in vescica e la necessità di ricorrere al bagno più volte nel corso della notte, la terapia dell’insonnia è chiaramente un farmaco in grado di favorire il completo svuotamento della vescica. Il trattamento farmacologico dell’insonnia comprende una classe di farmaci molto spesso soggetti di abuso. Con un uso frequente e sistematico, questi farmaci perdono nel tempo la loro efficacia. Seppur in grado di restituire in quantità il sonno perso, in termini di qualità il sonno che garantiscono è solo un surrogato del sonno naturale. Inoltre, come da noi evidenziato in un precedente articolo, per l’anziano che ancora guida potrebbero costituire un rischio aggiunto per eventuali colpi di sonno durante la guida. Il loro utilizzo non deve essere la prima risposta al problema, ma l’ultima, dopo aver lavorato sull’igiene di vita dell’anziano. Per questo motivo si raccomanda di usare la più bassa dose efficace e di preferire quel farmaco che viene eliminato più velocemente dall’organismo, non assumerlo per lunghi cicli e al momento della sospensione ridurre progressivamente la dose.
…e in conclusione
Il buon sonno ristoratore è un pilastro fondamentale della salute dell’anziano. Problemi di sonno possono essere un campanello d’allarme per altri problemi di salute anche molto seri, per cui vanno riferiti al medico curante. In assenza di altre malattie, la cura principale non inizia dal farmacista ma dall’analisi della nostra conduzione di vita. Non cercate la pillola che risolva ogni problema! Esiste anche una lista di risorse offerte dalla natura come la Valeriana e la Camomilla che possono costituire un valido aiuto.