Terribile e raccapricciante quanto successo a Parigi venerdì 13 novembre, dove i terroristi hanno ferito, anche gravemente, 300 persone ed ucciso 130 individui di nazionalità diverse, in maggioranza giovani, tra i quali l’italiana Valeria Solesin, studentessa universitaria impegnata nel volontariato, soprattutto in Emergency. Un ulteriore massacro dopo quello del 31 agosto dove, a Sharm-el-Sheikh è esploso, a causa di una bomba inserita di nascosto, l’aereo russo su cui viaggiavano 224 turisti, tutti morti.
Della strage in Egitto però si è parlato poco, a confronto con quella di Parigi, alla quale i giornali ed i canali televisivi hanno, giustamente, dato un rilievo particolare, non solo per raccontare e mostrare quanto avvenuto, ma anche per far comprendere quanto sia necessaria la battaglia, culturale e bellica, da lanciare contro i Musulmani che, in nome di Allah, credono di potere, anzi di dover uccidere chi professa altre religioni. Quindi, per spingere la società occidentale a reagire, e non solo con le armi.
Occorre, infatti, incitare il cosiddetto Islam “dolce, misericordioso, amante di tolleranza e di pace” a comprendere perché le donne non debbano essere sottomesse ai maschi che, invece, possono avere più mogli (in Italia ci sono 20.000 bigami); spiegare perché costruire una chiesa o una sinagoga non deve essere vietato, nonché la necessità di debellare l’analfabetismo; soprattutto occorre riconoscere a tutti, uomini o donne che siano e a qualunque religione appartengano, il diritto di agire e pensare con libertà, quella che Benedetto Croce, nella Storia d’Europa nel secolo decimonono, ritenne il problema fondamentale della convivenza tra gli uomini, perché solamente in essa “l’umanità fiorisce e dà frutti, è la sola ragione della vita dell’uomo sulla terra, senza la quale la vita non meriterebbe di essere vissuta”.
Quella “libertà”, sempre voluta ed auspicata da Greci e Romani, da Platone, Aristotele, Socrate, Dante, Galileo e Cartesio, ha influenzato la storia d’Italia e dei Paesi europei, dal Rinascimento alla Rivoluzione francese, dalla quale è nata la democrazia. E occorre pure ricordare loro che le Crociate furono una necessaria risposta alle sanguinose ed atroci conquiste militari realizzate dai Musulmani in Palestina, Siria, Nord Africa e, a fine 800, dalla Turchia in Bulgaria.
Uccisioni, attentati e stragi oggi si ripetono a ritmo continuo. Basti pensare che in un solo anno, il 2013, sono stati ammazzati 115.000 Cristiani, un po’ meno nel 2014 durante il quale a molti di essi, specialmente donne, sono stati inflitti disumani atti di violenza.
Una vera guerra, quella musulmana, come riconosciuto anche dal Papa, alla quale occorre reagire non con uno scontro bellico, bensì con “dialogo, confronto, scelte” anche da parte degli Islamici sfavorevoli agli eccidi, che devono “farsi sentire e dire chiaramente la loro contrarietà” alle tragedie delle quali spesso sono, pure loro, vittime obbligate a fuggire. Da qui deriva pure il dovere di offrire ospitalità ai migranti, accoglierli a braccia aperte ma allo stesso tempo essere implacabili con chi finge di scappare dalla fame e dalle uccisioni solo per infiltrarsi negli Stati europei e commettervi misfatti mossi dall’odio verso le popolazioni occidentali.
Il Premier italiano, Renzi, ha dichiarato che “molti terroristi sono cresciuti nelle nostre scuole, sono nostri connazionali”. Affermazione confermata dalla polizia secondo la quale la base degli attentatori del 13 novembre sarebbe in Italia e avrebbero agito per condannare i costumi di vita e le eccessive libertà degli Europei. Che, in effetti, oggi vivono in modo alquanto secolarizzato, essendo venuti meno, a causa del relativismo vigente, i valori etici della religione cristiana, sui quali si è fondata nei secoli la cultura occidentale e le nostre società.
L’invito del Papa alla pace e alla discussione non è stato accolto dal Presidente francese, Hollande, convinto che solo reagendo con le armi si possa difendere la civiltà occidentale e bloccare i predicatori di odio che hanno nel mirino anche Roma, Londra e l’Occidente tutto.
Per difenderlo, secondo molti, tra cui il Capo di Stato russo, Putin, serve una coalizione militare internazionale per sconfiggere il Califfato, in quanto i bombardamenti aerei non sono sufficienti.
L’Isis, negli ultimi anni, ha ucciso 100 milioni di Cristiani e distrutte 1.062 chiese, facendo registrare un incremento notevole dopo il 2013. Cifre che il giornalista Samuel Lieven ritiene inesatte perché i morti sarebbero 150 milioni, ai quali si aggiungono i torturati, stuprati ed imprigionati. Motivo per cui molti ritengono che non si possa non reagire. Perché ormai quegli assassini, che il 20 novembre scorso hanno fatto un’altra strage nel Mali, sono in Europa ed uccidono nelle piazze, nei teatri, negli stadi, nei ristoranti e nei luoghi del divertimento serale.
C’è solo un modo per salvare noi, la nostra civiltà ed il Cristianesimo: sconfiggerli e vincere questa terza guerra mondiale nella quale, volenti o nolenti, siamo ormai tutti coinvolti.
Foto: Parigi dopo gli attentati del 13 novembre 2015