La situazione, escludendo gli ottimismi ingiustificati e le scuse dei politici di turno, è grave e preoccupante proprio per la sua evoluzione “strutturale”. Quando in un Paese, come il nostro, il PIL è, da anni, in negativo e il bilancio dello Stato continua a essere squilibrato, non ci sembrano possibili interventi politici capaci d’invertire, pur se gradualmente, la nefasta tendenza. Il meccanismo parlamentare, una volta che riprenderà a legiferare, non sarà in grado di sopperire alle mancanze di un sistema nato impropriamente e sviluppato peggio.
La fiducia economica è un insieme d’eventi che hanno da essere concatenati. Da noi manca del tutto questa condizione e i risultati sono più che evidenti. Stagna l’occupazione, gli investimenti e il Paese vive alla giornata con prospettive di ripresa che non ci sentiamo d’ipotizzare. Per la verità, dati gli eventi, non sembrano ragionevoli cure “miracolose”. Il nostro potere Esecutivo resta frenato da una situazione legislativa che richiederebbe sostanziali aggiornamenti. I politici lo sanno, da anni, ma continuano a tergiversare su aspetti della vita pubblica che non hanno affinità con le necessità della Penisola.
Essere in un UE, tra l’altro, non ci agevola. Continuano a essere presenti posizioni antitetiche che vanno a scontrarsi con una realtà che è più nazionale che internazionale. Manca, insomma, ancora un equilibrio reale sul quale poter costruire una piattaforma di progetti indispensabili per la ripresa che, comunque, avrebbe bisogno d’anni per dare concreti riscontri. Renzi, e Governo tutto, non può essere la panacea dei nostri mali, né essere considerati la causa unica dei problemi che ci assillano.
L’Italia è in ambascia da parecchi anni e sempre con seguiti che peggiorano col tempo. La crisi economico/sociale è un termine che non evidenzia la reale situazione del Paese. Dietro i termini di paragone, ci sono gli atti di una situazione che ci sembra incontrollabile e sempre meno reversibile. Quando le promesse superano le attese, ma restano tali, ci sono poche speranze per andare oltre.
Con l’autunno, almeno lo speriamo, si dovrebbero attivare quei meccanismi democratici capaci di presentare delle proposte più concrete. Non è molto; ma è sempre meglio che restare sull’orlo del precipizio. Da noi, purtroppo, “il serpente si mangia la coda”. Come a scrivere che la buona volontà, quando c’è, resta insufficiente per recidere i rami secchi di un sistema che è superato dai tempi e dalle necessità.  Se non si riuscirà a dare fiducia a chi la merita, l’Italia non troverà l’agoniato equilibrio economico. Anche perché, sino ad ora, in materia si sono delle molte parole, magari rassicurati, mai supportate da fatti per renderle concrete.
Le promesse e le frasi ad effetto, ora, vanno a squalificare chi le adotta e sono inaccettabili a chi avrebbe bisogno d’effettività. Quando vivere è sempre più difficile, essere realisti è vitale. Per dirla tutta, la buona volontà non basta più al Popolo italiano. Ci vogliono fatti concreti e positivi che il Governo non riesce a garantire. Perché la “maggioranza” politica non sempre è in sintonia con le necessità del Bel Paese. Tra pochi mesi, i nodi verranno al pettine. Piaccia o no.