C’è razzismo oggi in Germania? Alzi la mano chi tra gli italiani residenti sul suolo tedesco non ha da raccontare almeno un episodio, piccolo o grande che sia, di discriminazione o sopruso. Piccoli episodi di razzismo quotidiano verso gli stranieri si verificano ogni giorno, anche se spesso preferiamo chiudere gli occhi e non guardare. Se poi lo straniero ha la pelle nera, le cose vanno ancora peggio. Proprio nel momento in cui il nuovo governo di Angela Merkel manda forti segnali di apertura e tolleranza schierando tra i ministri un gay dichiarato agli Esteri e un immigrato vietnamita alla Sanità, ecco che arriva nelle sale tedesche un film che dimostra come nell’odierna Berliner Republik il problema del razzismo rimanga più vivo che mai. Si intitola Schwarz auf Weiss, ovvero “Nero su bianco”, ed è l’ultima opera di Günter Wallraff, giornalista specializzato in reportage-denuncia sulle magagne del proprio paese. Due decenni fa diventò celebre con “Faccia da turco”: camuffato da operaio turco alla catena di montaggio della Opel svelò all’opinione pubblica le discriminazioni e gli sfruttamenti patiti dagli immigrati clandestini.
Questa volta il 67enne Wallraff si è fatto pitturare la faccia di nero e ha indossato i panni di un africano immigrato dalla Somalia. Con finti capelli ricci, camicie sgargianti e un sacchetto di plastica in mano, ha girato per un anno intero in varie zone della Germania filmando di nascosto i comportamenti e le reazioni della gente. Ne esce un quadro raccapricciante, in cui si addensano pregiudizi e cattiverie di ogni tipo, ai quali è impossibile non dare il nome di razzismo. Il povero Kwami Ogonno – questo il falso nome assunto dal giornalista – non ha nessuna possibilità di integrarsi nella società tedesca, nonostante si sforzi di farlo con la massima cortesia e pacatezza. Ovunque viene emarginato, respinto, irriso e disprezzato. A Colonia come in un quartiere orientale di Berlino non trova nessuno disposto ad affittargli un appartamento.
“Non è per razzismo, ma la sua presenza creerebbe troppi problemi ai vicini”, afferma sereno un agente immobiliare. Se cerca lavoro nelle campagne dell’ex Germania est viene cortesemente messo alla porta dai contadini. Se vuole entrare in una discoteca il buttafuori pretende una “tessera del club”, che però non chiede a nessun altro avventore dalla pelle bianca. Se si avvicina a uno stadio prima della partita viene malamente apostrofato e poi minacciato dagli ultras. Se cerca posto in un campeggio, il custode gli fa capire che lì i “negri” non sono benvoluti. Se si siede a bere una birra al tavolo dove stanno dei ragazzi tedeschi, questi dopo pochi secondi se ne vanno via.
Nessuno che gli chieda cosa fa, come sta, da dove viene, nessuno che mostri un po’ di interesse per lui e per la sua storia. “L’Africa per le scimmie, l’Europa per i bianchi” dice compiaciuto ai suoi amici un giovanotto tedesco di buona famiglia (non un militante della Npd o un hooligan) dopo che Ogonno si è allontanato.
“Con questo personaggio ho cercato di dimostrare come il razzismo sia ancora presente nella vita quotidiana dei tedeschi” ha dichiarato Wallraff allo Spiegel. Qualcuno lo ha accusato di aver costruito un’inchiesta a tesi per dimostrare quello che fin dal principio intendeva dimostrare ignorando per esempio le tante realtà di integrazione perfettamente riuscita. Ma il film è ben costruito, mai noioso e va visto: è un autentico pugno nello stomaco per i benpensanti che ritengono del tutto superata l’emergenza razzismo in Germania.