È un comitato per i diritti umani, un’organizzazione di ricerca indipendente senza scopo di lucro. L’attività di Gherush92 si è concentrata nell’elaborazione e realizzazione di ricerche, studi, pubblicazioni e progetti nel campo dei diritti umani e questioni connesse come l’antisemitismo, il razzismo, la risoluzione dei conflitti, i diritti delle popolazioni indigene e delle minoranze, donne, bambini, povertà, valorizzazione delle risorse locali e tradizionali, diritto alla diversità culturale, sviluppo delle capacità, accessibilità, digital divide, e-governance, disabilità delle persone. Gherush92 ha sviluppato l’educazione per programmi di sviluppo, campagne e iniziative per intensificare gli scambi culturali tra l’Italia e i paesi in via di sviluppo, in particolare quelli tra i giovani.

Purtroppo come tante Associazioni, Comitati, Programmi Televisivi ecc…. ecc…(cfr. Libera, Chi l’ha Visto ed altri) molte volte cadono come si suol dire su “una buccia di banana”, e se pur degni di lode nel servizio svolto a seconda delle loro competenze e campi, degni di lode, per colpa di taluni loro rappresentanti, della loro faziosità o delle “uscite farneticanti” di questi, non vengono viste di buon occhio e nella giusta prospettiva… e nel caso specifico di Gherush92 hanno detto e scritto che “Dante è antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici”; in alternativa alcune parti del capolavoro andrebbero espunte dal testo. “La Divina Commedia – ha spiegato all’Adnkronos Valentina Sereni, presidente di Gherush92 – pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo”. Sotto la lente di ingrandimento in particolare i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV. Il canto XXXIV, spiega l’organizzazione, è una tappa obbligata di studio. Il personaggio e il termine Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: “Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell’apostolo che tradì Gesù)”; “giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida, traditore” (così scrive De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il significato negativo di giudeo è poi esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo. “Studiando la Divina Commedia – sostiene Gherush92 – i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti”. E ancora, prosegue l’organizzazione, “nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti”.

A tal proposito bisognerebbe far capire alla Sereni che la “Comedia” scritto circa 700 anni fa è un poema allegorico-didascalico, scritto in terzine incatenate di endecasillabi (poi chiamate per antonomasia terzine dantesche) in lingua volgare fiorentina, e ciò che Dante scriveva era perché per certi versi quella era la realtà dei fatti in quel tempo e non bisogna dimenticare ciò che hanno fatto anche nel tempo successivo, certamente con i dovuti distingui, ma la storia dovrebbe esser meglio studiata e non per partito preso essere buonisti od altro perché fa parte di una conseguente campagna che si sta verificando in questo periodo storico. Ma attenzione. Il capolavoro di Dante conterrebbe anche accenti islamofobici. “Nel canto XXVIII dell’Inferno – spiega ancora Sereni – Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è rappresentato come uno scismatico e l’Islam come una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata dal mento ai capelli. L’offesa – aggiunge – è resa più evidente perché il corpo “rotto” e “storpiato” di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica.

Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un’offesa”. Sempre anche a tal proposito bisogna ricordare cosa e chi era Maometto e basti solo pensare l’affermazione recentissima dell’Imam del Cairo Ahamd al Tayed, una delle massime autorità islamiche, che in Tv ha spiegato e detto: “…si può picchiare la moglie disobbediente, ma con delle limitazioni, senza spaccarle le ossa o lasciare segni permanenti”, per capire i loro modo di essere. Anche qui non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma in massima parte il comportamento dei seguaci di Maometto è questo. E continuando nell’affermare la Sereni che: “…che nella Commedia esistano diversi livelli di interpretazione il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni, discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito da parte dei cristiani ebrei, omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi dell’inferno e del purgatorio”.

Questo più che un atto di accusa verso la Divina Commedia sembra un’accusa verso il cristianesimo, che se nel tempo passato ha commesso degli errori come durante l’Inquisizione, oggi è invece posto sotto accusa per errori del passato senza capire prima la situazione del tempo in cui sono avvenute determinate attività e senza vedere, soprattutto, come oggi il cristianesimo quotidianamente viene offeso ed i crimini commessi contro i cristiani vengono perpetrati giornalmente con morti in varie parti del mondo, quindi sembra essere solo ipocrisia quella che viene manifestata. Certo c’è da chiedersi, così come se lo sono posti in molti dopo aver letto le affermazioni senza senso della Sereni di Gherush92, cosa succederebbe se il criterio proposto da questo comitato venisse applicato ai grandi autori della letteratura. In Gran Bretagna vedremmo censurato “Il mercante di Venezia” di Shakespeare? O alcuni dei racconti di Geoffrey Chaucer? Certo è che il tema del politicamente corretto finisce sempre più per invadere sfere distanti dalla politica vera e propria. Così il Corriere della Sera in un articolo del 1996 racconta come, al momento di scegliere personaggi celebri per adornare le future banconote dell’euro, Shakespeare fu scartato perché potenzialmente antisemita, Mozart perché massone, Leonardo Da Vinci perché omosessuale. Alla fine si decise per mettere sulle banconote immagini di ponti almeno loro non accusabili di nulla.

Da tutto ciò si denota come invece di pensare alle cose serie si pongono questioni di poco conto o di nessun interesse dopo 700 anni ed anche più; ecco allora che verrebbe da suggerire: “La vita è un mistero che deve essere vissuto, non un problema da risolvere”!

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