Il Parlamento europeo apre un’inchiesta su possibili abusi dei dati personali

«Se la tua storia d’amore sta finendo, è molto probabile che Facebook lo sappia prima di te», questo è ciò che sostenne uno dei massimi esperti mondiali di cyber sicurezza, Mikko Hypponen, nel 2014, anno in cui Facebook acquistò Whatsapp. Oggi che lo scandalo Cambridge Analytica ha travolto il mondo della politica occidentale, il capitolo dei dati torna di estrema attualità.

In questi giorni l’Unione Europea ha convocato Mark Zuckerberg, fondatore del social network Facebook, in Parlamento europeo per avere spiegazioni del come sono stati raccolti i dati personali degli utenti e quale uso ne è stato fatto.

Abuso dei dati su Facebook

“Sono molto preoccupato per quello di cui è accusata la società Cambridge Analytica. Avrebbe raccolto informazioni da Facebook senza il consenso di degli utenti, sollevando questioni etiche sulla responsabilità di queste potenti piattaforme digitali” ha detto il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. “Questo episodio è più di una violazione dei dati personali, è una violazione della fiducia. Una violazione che minaccia il funzionamento stesso della democrazia”.

Il Presidente ha così continuato: “Abbiamo invitato Mark Zuckerberg al Parlamento europeo perché ci fornisca spiegazioni. Abbiamo il dovere di proteggere i diritti dei cittadini e assicurarci che siano informati, soprattutto su questioni così delicate come la protezione dei dati personali”.

La società – con sede a Londra – Cambridge Analytica è sospettata di aver usato i dati di milioni di elettori presi da Facebook senza il loro consenso e di aver inviato pubblicità elettorali personalizzate durante le elezioni americane.

Ora il 12 aprile Antonio Tajani e i leader dei gruppi politici decideranno la linea che seguirà il Parlamento europeo.

Ma cosa può fare il Parlamento europeo?

Una prima reazione è stata quella di invitare Zuckerberg e altri rappresentanti di piattaforme online a partecipare alla plenaria e rispondere così alle domande dei deputati. Inoltre gli eurodeputati possono anche adottare una risoluzione che chiede alla Commissione europea di proporre misure per prevenire gli abusi. Il Parlamento può anche costituire una commissione speciale per investigare sulle accuse e lavorare sulle possibili soluzioni.

Cosa ha fatto fino ad ora il Parlamento europeo per proteggere la nostra privacy?

Il Parlamento europeo ha da sempre insistito sul bisogno di conciliare la sicurezza dei cittadini e la protezione dei dati personali. Ha adottato risoluzioni sull’uso dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record in inglese, misura per la prevenzione e l’azione penale contro i crimini del terrorismo), sull’estrazione dei dati e sulla necessità di proteggere le informazioni personali nel mondo digitale. Gli eurodeputati hanno prestato un’attenzione particolare ai trasferimenti di dati fra UE e Stati Uniti, chiedendo la sospensione, nel 2014, dei principi Safe harbour sulla riservatezza e allertando la Commissione europea, nel 2017, sulle attività di sorveglianza dei fornitori di servizi di comunicazioni elettroniche statunitensi. Alla Commissione europea è stato richiesto di condurre una vera analisi sullo scudo di protezione (privacy shield) fra UE e Stati Uniti per i dati trasmessi per scopi commerciali.

Ci saranno delle leggi in vista per tutelare gli utenti?

Le rivelazioni sull’abuso dei dati Facebook sono arrivate nel momento in cui l’Unione europea si preparare all’entrata in vigore del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR dall’inglese General Data Protection Regulation). Il regolamento stabilisce nuove regole che le società che operano nell’Unione europea devono seguire dando così più controllo ai cittadini sui propri dati personali. Il regolamento, che entrerà in vigore il 25 maggio, contiene ad esempio il diritto di sapere quando i dati in possesso di una società sono stati hackerati e il diritto di obiettare alla profilazione. La profilazione è quel procedimento automatico per cui si usano i dati per analizzare, definire e fare previsioni su un individuo. Inoltre il Parlamento europeo vuole anche assicurare la privacy per le comunicazioni elettroniche. Per fare questo ha avanzato la proposta di riforma della direttiva sull’e-privacy che applica alti standard di riservatezza, gli stessi delle telefonate, alle comunicazioni via messaggio come Messenger, Whatsapp e Skype. Nella proposta per una privacy digitale è anche incluso un controllo più severo sull’uso dei dati, che devono essere impiegati solo per lo scopo per cui è stato dato il consenso, e sui meta dati (i cosiddetti dati sui dati, cioè informazioni sui numeri chiamati, sui siti visitati, sulla geolocalizzazione) in modo che siano trattati in maniera confidenziale e non vengano trasmessi ad altri soggetti.

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