Foto simbolica in prima ©Pixabay

“Brückenlockdown” una strategia da applicare su tutto il territorio tedesco

Un blocco rapido “Brückenlockdown” a livello nazionale è quello che vuole la cancelliera Merkel, e secondo Ulrike Demmer, vice portavoce della Cancelliera, ogni richiesta di un blocco federale “corto e uniforme” è corretta. Secondo alcune informazioni riportate dai giornali tedeschi la Cancelliera vorrebbe una modifica della legge sulla protezione dalle infezioni da parte del Bundestag per poter così annullare la decisione dei primi ministri dei Länder per quanto riguarda l’attuazione delle misure di sicurezza corona. Lo scopo sarebbe quello di portare l’incidenza sotto il livello di 100 casi a settimana per 100.000 abitanti.

La reazione da parte dei ministri dei Länder è stata pronta e accesa, mentre favorevoli a tale restrizione sono stati Markus Söder e Armin Laschet.

Bodo Ramelow, ministro della Turingia è molto arrabbiato. In una intervista rilasciata alla Bild, il ministro ha detto: “Perché semplice quando può essere complicato? Basta mettere in atto il piano presentato a febbraio alla Cancelliera da parte della Conferenza dei ministri presidenti, e arriveremmo ad un risultato da 16 a zero. Ma non si fa nulla, anzi veniamo minacciati con il cambiamento della legge”.

Anche il primo ministro della Bassa Sassonia Stephan Weil (SPD), in una intervista rilasciata alla ZDF, respinge il piano della Merkel: “Sono davvero preoccupato che una affermazione del genere venga semplicemente lanciata così, senza che nessuno sappia che cosa significhi realmente. E questo è sbagliato” “Ho grandi dubbi sul fatto che la Bassa Sassonia potrebbe sostenere un blocco nazionale. Qui i contagi sono diminuiti, la situazione negli ospedali non è di emergenza e semplicemente non vedo le circostanze per farlo”.

Tobias Hans (CDU), il Primo Ministro del Saarland, non parla dei piani della Merkel, ma agisce completamente al contrario, infatti da martedì dopo Pasqua, i ristoranti all’aperto, le sale fitness, i teatri e i cinema sono stati riaperti per tutti i Saarlandesi, ciò che bisogna fare per poter accedere a questi servizi è presentare un test negativo al coronavirus. Il Saarland è l’unico Stato federale in Germania che ha avuto il coraggio di compiere un passo di apertura così completo, nel bel mezzo della terza ondata pandemica.

Anche il ministro dello Schleswig-Holstein, Daniel Günther (CDU) ha annunciato che i ristoranti esterni nel suo Land potranno riaprire dalla prossima settimana in caso di un’incidenza regionale inferiore a 100.

In modo diverso hanno reagito i ministri Armin Laschet e Markus Söder

Entrambi hanno insistito all’unanimità per un nuovo blocco, anche perché l’idea di questo Brückenlockdown è nata proprio dal ministro Laschet, il quale a scavato a fondo nella sua borsa dei trucchi per formare questa audace costruzione di parole “chiusura del ponte”. Un glottologo probabilmente potrebbe parlare di un ossimoro, cioè l’accoppiamento di due parole che non appartengono assieme per descrivere il blocco di libertà accoppiandolo con i valori positivi della metafora di un ponte. “Il ponte fra noi è l’aria”, cantava Gianni Morandi, e si può dire che Laschet mira proprio a questo contenuto positivo collegandolo alla chiusura. Da un punto di vista puramente linguistico, ci può anche stare, ma sicuramente in futuro non ci sarà nessuno che canterà la “chiusura del ponte”. Secondo me tutte le privazioni e le limitazioni dei diritti fondamentali dei cittadini dovrebbero essere presentate in modo tollerabile e conciliante e non con un ossimoro o una metafora, ma questa è solo la mia di opinione.

E il ministro Söder cosa fa?

Canta insieme a Laschet per compiacere la cancelliera Merkel. Infatti è stato proprio Söder a chiedere di attuare questa restrizione, visto i numeri crescenti di infezioni e per evitare deviazioni a livello nazionale.

Ma ossimori e metafore a parte, c’è da chiedersi se questo Brückenlockdown possa portare veramente a dei risultati positivi.

Comunque, il problema della Germania non sono solo i casi di infezione che si contano ogni giorno, ma anche la mala organizzazione per quanto riguarda la vaccinazione della popolazione.

Astra-Zeneca, sì! Astra-Zeneca, no! Astra-Zeneca, forse!?

Ormai il caos dei vaccini in Germania è conosciuto. Ci sono poche dosi del vaccino, in quattro mesi non si è raggiunta la quota stabilita di vaccinazioni e infine si è aggiunto anche il problema causato dal vaccino Astra-Zeneca.

All’inizio delle vaccinazioni con Astra-Zeneca, che ora ha cambiato nome in Vaxzevria, si era detto che il vaccino, visto la mancanza di dati sull’efficacia, non sarebbe dovuto essere somministrato agli anziani. Ora con i nuovi risultati e con gli effetti collaterali che si sono avuti, cambiano di nuovo le raccomandazioni e cioè solo le persone a partire dai 60 anni possono ricevere il vaccino Astra-Zeneca.

Nei giorni scorsi l’EMA, Agenzia europea per i medicinali ha stabilito “un legame tra il vaccino di Astra-Zeneca e le rare trombosi venosi cerebrali”. In una nota si legge “Il comitato per la sicurezza ha concluso che i coaguli di sangue insoliti con piastrine basse dovranno essere elencati come effetti collaterali molto rari di Vaxzevria (nuovo nome di Astra-Zeneca). Sempre nella nota si legge che la maggior parte dei casi finora segnalati all’Ema “si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni ed entro 2 settimane dalla prima dose” mentre per quanto riguarda l’incidenza dei casi sospetti dopo la seconda dose “è limitata”. “Una spiegazione plausibile per la combinazione di coaguli di sangue e piastrine basse è una risposta immunitaria, che porta a una condizione simile a quella osservata a volte nei pazienti trattati con eparina”, per questo il Comitato “ha richiesto nuovi studi a quelli in corso per fornire maggiori informazioni e intraprendere tutte le ulteriori azioni necessarie”.

Intanto Jens Spahn (CDU), non ha voglia più di aspettare e, come viene riportato dall’agenzia stampa Reuters, per poter proseguire la campagna di vaccinazione, vuole negoziare direttamente con il produttore del vaccino russo Sputnik V. In realtà negli ultimi mesi il governo tedesco, ha più volte sollecitato la Commissione europea a negoziare un possibile acquisto del vaccino russo, e la risposta della Commissione europea è stata di non voler concludere un contratto preliminare per Sputnik V, perché, come lo descrive il commissario dell’UE, Thierry Breton, non è necessario, in quanto l’Unione europea si è già assicurata abbastanza vaccini da altri produttori. E così dopo queste dichiarazioni il ministro tedesco Spahn ha annunciato che la Germania ora provvederà ad assicurarsi il vaccino dalla Russia da sola.

Ora resta da chiarire quanti vaccini possono essere consegnati e quando e se veramente la Germania agirà da sola. Ora aspettiamo le decisioni della cancelliera Merkel.

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