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Mantiene Malu Dreyer (SPD) e stravince Winfried Kretschmann (Grüne)

Pur di coalizioni e partiti diversi, entrambi hanno dominato le rispettive campagne elettorali: e entrambi gli elettorati hanno riconfermato loro il mandato di guidare per i prossimi 5 anni i propri Länder. Per la coalizione del governo maguntino non vi sono stati mai dubbi. La socialdemocratica Malu Dreyer col 36,1% dei voti ha conquistato 40 dei 101 seggi che, sommati ai 10 dei verdi e ai 6 dei liberali, può contare su una stabile maggioranza. All’opposizione restano: la CDU con 30 seggi, l’AfD con 9 e i Freie Wähler (liberi elettori) con 6, i quali per la prima volta entrano in un Landtag. Finora la loro esperienza si limitava alle elezioni comunali.

In volata ha tagliato il traguardo di Stoccarda il 72enne Winfried Kretschmann dei Verdi. Da 10 anni è lui la punta di diamante degli ecologisti. È l’unico a guidare un Land che per oltre 50 anni è stato roccaforte della CDU. L’ex insegnante di biologia di un liceo di Sigmaringen (Alpi Sveve) è stato nuovamente premiato per la sua costanza, per la sua predisposizione al dialogo con tutte le espressioni della società ed in particolare col forte mondo dell’economia, soprattutto sulla necessaria lotta contro l’inquinamento. Anche nei confronti dei militanti del suo partito non ha mai esitato a difendere l’industria automobilistica che con l’indotto garantisce un mezzo milione di posti di lavoro e quindi tanto benessere e pace sociale.

Il dialogo si sta traducendo in uno stato di avanzamento della produzione dell’energia rinnovabile e dell’auto elettrica. La CDU, partner di coalizione nell’ormai passata legislatura, non è stata sempre d’accordo. Tuttavia si è rivelata partner affidabile. Ed è stato proprio questo ruolo di partner minore che ha determinato lo scivolone della CDU al 24%. Infatti, gli analisti politici confermano che la crescita dei consensi dei Verdi proviene soprattutto dai cosiddetti grandi partiti tradizionali della CDU ed in particolare della SPD, che crollata all’11,1%, rischia di venir tagliata fuori da qualsiasi azione di coalizione. Purtroppo nessuno dei due ormai ex-grandi sono riusciti a contrastare nel Baden-Württemberg l’affermazione di Kretschmann. Quel “testa a testa” fra CDU ed SPD fa ormai parte del passato. E di riflessi se ne avranno a settembre anche a livello federale.

Come in Renania-Palatinato così nel Baden-Württemberg l’elettorato ha premiato la costanza e la chiarezza dei rispettivi Ministerpräsidenten – coadiuvati nell’azione di governo dai propri partner di coalizione.

Soprattutto nella difficilissima gestione della pandemia Malu Dreyer e Winfried Kretschmann hanno potuto contare sul consenso e sostegno dei propri alleati.

Soltanto in prossimità di elezioni la sfidante Eisenmann, ministro per la cultura, gioventù e sport, ha tentato di smarcarsi da Kretschmann con una politica rischiosa, di apertura e chiusura di asili e scuole. Inoltre, poco convincente è stata su temi economici, sociali, delle infrastrutture, della banda larga, della riduzione dell’alto tasso di inquinamento, sul come uscire dalla pandemia e come riparare i danni, sulle energie rinnovabili, linee ferroviarie, superstrade e assistenza sanitaria.

L’altro colpo basso è stato lo scandalo delle mascherine. Il 34enne parlamentare Löbl (CDU) ha ammesso di aver intascato 250 mila euro per aver fatto da intermediario tra un fornitore di mascherine e due azienda private. Ma oltre questi fatti che hanno senza dubbio influenzato l’elettorato democristiano, ciò che manca alla CDU, partito tradizionalmente conservatore, è una figura carismatica come Lothar Späth, Erwin Teufel e se vogliamo come Kretschmann, che è di quella generazione con i suoi 72 anni. Dopo Oettinger (inviato dalla Merkel a Bruxelles), né Mappus e né Wolf sono riusciti a dare un nuovo slancio al partito. Anzi proprio con loro è iniziato un processo di sgretolamento. Purtroppo, nel quadro del ricambio generazionale la CDU del BW non è riuscita a trovare il giusto alfiere, capace di coniugare tradizione e trasformazione. Simile sarà il dopo-Merkel a livello federale. Ormai pare non esserci più una forte identità e attaccamento a quella “maglietta” della propria squadra, direbbe il grande Trapattoni.

Sconfitte e vittorie vanno equamente distribuite. Invece in politica la colpa è sempre e soltanto del candidato di punta. La reazione dell’Eisenmann: “Mi assumo ogni responsabilità del disastroso risultato e mi ritiro dalla politica”. Nessuna reazione da parte dei luogotenenti.

Far posto ad altri è, senza dubbio, un atto dovuto. Ritirarsi però del tutto dalla vita politica significa voler chiudere con una parte attiva della propria vita; rinchiudere in un armadio del proprio vissuto, coronato da ideali per i quali ci si è alacremente battuti e per i quali si è chiesto al proprio elettorato di condividerli e trasmetterli ad altri.

Così facendo, si spiana la strada a nuove formazioni che sopravvivono solo se capaci di aggregare per un futuro diverso, migliore e con obiettivi di breve, medio e lungo termine.

Forse è questa la visione dei Verdi, iniziata proprio nel Baden-Württemberg verso la metà degli anni 70 con i vari Fritz Kuhn, Rezzo Schlauch e Otto Schily passato nel 1989 all’SPD.

Kretschmann è della stessa cordata essendo stato eletto ininterrottamente nel Landtag di Stoccarda fin dal 1980. I 10 anni di esperienza di governo hanno consentito a Kretschmann di valutare i pro e i contro delle due diverse squadre di coalizione. La sua ferma decisione di coalire con la CDU è dettata da diversi fattori, ma in particolare dalla certezza di un dialogo a due e non a tre, dalla concordanza su temi anche di respiro internazionale supportati dal governo federale, nonché dai numeri in parlamento: 99 con la CDU (58 Verdi e 41 CDU) contro i 95 invece con i 19 dell’SPD e 18 della FDP. A questi dati oggettivi bisogno aggiungere che Kretschmann “classe 48” è uomo di vecchio stampo, credente professante, legato alla sua Svevia, affidabile, proiettato verso un futuro ragionato, e convinto sostenitore dell’energia rinnovabile.

Perciò, dopo una concitata riunione che ha rasentato lo spappolamento del partito degli ecologisti, nel tardo pomeriggio della vigilia di Pasqua, i due/terzi hanno accontentato, o meglio si sono piegati alla ferma volontà di Kretschmann di coalire con la CDU e di essere pronto per avviarsi verso la sua terza ed ultima esperienza di guida del governo del Baden-Württemberg.

Non vi è dubbio che il vertice federale dei Verdi avrebbe preferito la coalizione “semaforo”, ma Kretschmann, come ha dimostrato anche nel dibattito interno, è un “battitore libero” e non si piega ai voleri dei vertici. I suoi apprezzabili risultati politici e il suo buon senso per il compromesso lo hanno infatti reso molto popolare anche a livello federale.

Perciò, a questo suo modo di essere e di far politica, lo svevo Winfried non ha indietreggiato di un solo millimetro dalle sue convinzioni, neanche di fronte al volere delle nuove generazioni del partito ecologista.

Anche durante la campagna elettorale non è mai uscito fuori dalle righe: cordiale, determinato ma anche attento alle argomentazioni della concorrenza. Si potrebbe dire: un uomo del dialogo che con umiltà non si tira indietro di fronte alle responsabilità oggettive.

Lo stesso si potrebbe dire della Malu Dreyer nella Renania-Palatinato. I risvolti della pandemia sono anche una con-causa che ha indotto i due vecchi e nuovi ministripresidenti ad evitare nuove sperimentazioni di coalizione. L’economia è a terra, le insofferenze sociali crescono e gli asili e le scuole stanno perdendo il ruolo di fucina del futuro del paese. Con questo mare in tempesta c’è bisogno di una guida saggia ed esperta e che può contare su un equipaggio giovane, forte e volenteroso, pronto al sacrificio per evitare il naufragio. Questo pare essere il messaggio politico cui l’elettorato ha espresso col proprio voto.

In fondo Kretschmann è arrivato al potere nel 2011 grazie alla crisi al vertice della CDU Baden-Württemberg e a disastro ambientale a Fukushima (Giappone) che costò la vita a 18.500 persone.

La socialdemocratica Malu Dreyer ha invece raccolto con ardore la primogenitura del mitico Kurt Beck nel 2013.

Ma se ai vertici si sono riaffermate personalità di esperienza, in seno alle compagini parlamentari emergono alcune novità, frutto di un cambiamento della società tedesca di Stoccarda entreranno 15 deputati con origini migratorie, pari al 9,1% dei 154 seggi. Sono esattamente il doppio degli uscenti: 10 nelle liste dei Verdi, 2 AfD, 1 rispettivamente nella FDP, SPD e CDU.

Nella Renania-Palatinato la situazione è meno brillante. Su 101 parlamentari eletti in questa tornata elettorale, i futuri deputati con origini migratorie sono appena 2. Né nel Baden-Württemberg e né nella Renania-Palatinato vi è traccia di parlamentari di origini italiane.

Neppure nei consigli comunali, per i quali gli eurocittadini dell’UE possono correre senza la cittadinanza tedesca, vi è una presenza considerevole.

Gli italiani preferiscono “restare alla finestra”. Difficilmente scendono in campo per la difesa degli interessi collettivi. Se ciò avviene, lo si registra nei consigli di fabbrica, e sempre meno anche nel sindacato, nei partiti politici italiani, nei Comites e/o nei Consigli pastorali. Tutti rimpiangono il trentennio 1960 – 90, periodo di grande aggregazione sociale, politica, sindacale, religiosa e di tempo libero. Di quel periodo è rimasto ben poco. La conquista dei Comites, Cgie, del voto all’estero per 12 deputati e 6 senatori non ha rinverdito lo spirito dell’iniziativa per un crescita comune. Purtroppo la disaffezione anche a queste conquiste sembra essere in caduta. Già nel 2015 diversi Comites a stento riuscirono a presentare delle liste. Parlando di una nostra seconda e terza generazione, mature per il voto locale, purtroppo bisogna constatare che la presenza nei parlamenti locali tedeschi è quasi nulla.

L’appartenenza alla vita politica locale dovrebbe essere un’ambizione personale e una necessità di partecipazione alle decisioni politiche di un quartiere, comune, regione e/o dello Stato.

Forse sarà la nostra terza o quarta generazione a dare risposte diverse.

Intanto i 250 mila connazionali del Baden-Württemberg si affideranno ai 154 parlamentari di Stoccarda, e i 27 mila italiani residenti nella Renania-Palatinato ai 101 parlamentari di Magonza.

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