Spid – Sistema Pubblico di Identità Digitale

Come previsto dal Decreto semplificazioni, dal 28 febbraio 2021, per poter accedere ai servizi consolari FastIt si dovranno utilizzare le credenziali SPID

Ma andiamo per ordine e vediamo un po’ di capire a cosa serve e cosa è lo SPID

Sul sito spid.gov.it viene spiegato che lo SPID “è la soluzione che ti permette di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati aderenti con un’unica Identità Digitale (username e password) utilizzabile da computer, tablet e smartphone”.

Sempre sul sito del governo viene spiegato che “per richiedere e ottenere le tue credenziali SPID hai bisogno di: un documento di identità italiano (carta di identità, passaporto o patente) in corso di validità e la tua tessera sanitaria (se non la puoi ottenere, ad esempio se sei un italiano residente all’estero, il tesserino del codice fiscale attualmente rilasciato). Ti servirà anche: un indirizzo e-mail e il numero di telefono del cellulare che usi normalmente (anche se non sei tu l’intestatario del contratto)”, inoltre devi aver raggiunto la maggiore età (18 anni).

L’informazione continua dicendo che “l’utilizzo dello SPID è gratuito. Anche richiedere SPID è gratuito, ma se decidi di farlo con il riconoscimento via webcam, gli operatori potrebbero richiedere il pagamento per questo servizio aggiuntivo”.

Anche noi che siamo residenti all’estero possiamo ottenere l’identità digitale “Puoi richiederla a uno degli Identity provider indicati sul sito SPID nella pagina https://www.spid.gov.it/richiedi-spid che coprono l’area geografica di tuo interesse rappresentata dalle icone Mondo e dall’icona dell’Unione Europea. Per ottenerla devi semplicemente fornire: il tuo numero di cellulare, anche se il tuo abbonamento è sottoscritto con un operatore mobile estero, un indirizzo e-mail, un documento di identità italiano valido tra cui carta di identità, passaporto, patente e un documento che certifichi il tuo codice fiscale”.

Quindi per richiedere le credenziali SPID, bisogna essere cittadini italiani maggiorenni, avere un documento di identità italiano in corso di validità, il codice fiscale italiano, un indirizzo di posta elettronica ed un numero di cellulare.

Bene: tutte credenziali che io e il mio collega Daniele abbiamo. E quindi dopo varie lamentele che sono arrivate in redazione, da parte dei nostri lettori “è impossibile registrarsi”, “non funziona”, “mi dice di riprovare fra 10 giorni”, “causa coronavirus impossibile collegarsi”, ecc…, ci mettiamo all’opera.

Dalla procedura descritta sul sito sembra che si tratti di un processo veloce e semplice da effettuare.

Entrati sulla pagina spid.gov.it si ha la possibilità di optare per 3 tipi diversi di procedura: Riconoscimento di persona, riconoscimento via webcam, riconoscimento via online. Scegliamo di proseguire con il riconoscimento via webcam.

Screenshot pagina

Cliccando sul link si arriva alla pagina dove sono elencati gli “Identity provider” cioè i fornitori di identità. Prendiamo il primo “provider” aruba.itqui si ha la possibilità di scegliere le modalità di riconoscimento con firma digitale o remota (che non abbiamo), con tessera sanitaria italiana o CNS (Carta nazionale dei servizi), che non possiamo avere perché residenti all’estero e infine con carta d’identità elettronica, di cui ancora non siamo in possesso, in quanto qui in Germania l’erogazione di tale documento è iniziata ad ottobre u.s. e la lista di attesa per riceverla è lunga. Conclusione, questo provider non fa per noi.

Screenshot pagina

Proseguiamo con il secondo fornitore InfoCertId stesso metodo con diverse possibilità di scelta. L’iter per il servizio online oppure CNS qui è gratuito, mentre quello via webcam ha un costo di 29,90 + Iva. Ci sembra un po’ eccessivo e decidiamo di andare avanti con il prossimo fornitore.

Screenshot pagina

IntesaId, stesso procedimento, prendiamo l’opzione webcam (tanto le altre non possiamo usarle in quanto non siamo in possesso né di carta d’identità elettronica, né di firma digitale) per un costo di 24,99 più Iva. Optiamo di pagare i 24,99 e clicchiamo su acquista, procediamo con aggiungi al carrello e ci viene mostrata la cifra da pagare che ammonta con Iva inclusa a 30,49 €, clicchiamo su concludi ordine e si arriva sulla pagina dove poter aggiungere i propri dati anagrafici. Hurra! Dai che forse ce l’abbiamo fatta! Pustekuchen, dicono i tedeschi. Niente da fare, qui non si riesce ad inserire il proprio indirizzo di residenza perché non si ha la possibilità di cambiare Stato e quindi non è possibile introdurre il recapito tedesco. Un po’ delusi lasciamo perdere e continuiamo con gli altri provider.

Insomma abbiamo provato tutte le possibilità presenti sul sito del governo e non ce ne è stata una che abbia funzionato.

Alcune domande…

La prima domanda che ci poniamo: se i membri di questa redazione non sono aquile nell’uso dei programmi dei computer, su una certa consuetudine con essi possono pure contare. Ma cosa ne sarà del gran numero dei nostri connazionali all’estero, soprattutto quelli anziani che invece non hanno consuetudine con l’uso dei computer o addirittura vivono senza?

Può lo Stato italiano emarginare i propri cittadini che hanno commesso la colpa di non essersi aggiornati nei progressi dell’informatica? Può per questo escluderli dai propri servizi? È da considerarsi una colpa l’incapacità di un cittadino di capire tutte le questioni poste nei suoi programmi automatici?

Ci piacerebbe porre queste domande non solo a qualche esperto di diritto, ma anche alle autorità dell’ambasciata, nella speranza che almeno il primo ci risponda. Un’altra cosa che ci chiediamo è quello che capisca la gente comune dei termini in inglese del testo esplicativo: “Registration Authority Officer”, “Identity Provider”, “Help Desk”, “Smart Card”… ecc. ecc. Il cui significato è dato per scontato, ma la cui comprensione non lo è affatto. Non per nulla il popolo italiano risulta essere il fanalino di coda nella competenza linguistica dell’inglese, non per colpa propria, ma per colpa della pessima istruzione scolastica infertagli dalle proprie autorità statali. E poi… che cosa hanno da cercare parole inglesi in testi editi ufficialmente da uno Stato, la cui lingua ufficiale (per la legge 482 del 15. 12. 1999) è l’italiano?

Un’altra cosa che ci lascia assai perplessi è la scadenza del 28 febbraio prossimo: per disposizione dall’alto, un cittadino italiano che entro quella data non sia stato capace di trovare un filo conduttore nel labirinto informatico in cui il suo Stato lo ha cacciato, ne resterà escluso dai servizi? E poi l’italiano all’estero è obbligato a registrarsi per poter accedere ai servizi FastIt e consolari. Come si deve comportare un connazionale che non ha la possibilità di registrarsi per poter accedere a tali servizi?

Attendiamo risposte.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here