Nella foto da sx: Incoronata Boccia, Mauro Mazza, Paola Passarelli, Armando Varricchio, Innocenzo Cipolletta, Renata Gorgani. Foto di ©Bookfair Frankfurt, ©vlnr

FRANCOFORTE – L’anno prossimo tocca all’Italia

I dati parlano chiaro: il pubblico che ha visitato la Fiera del Libro di Francoforte di quest’anno ammonta a 110mila unità, cioè 23mila in più rispetto al 2022, però sempre nettamente in meno rispetto all’epoca pre-covid: 174mila nel 2019. Nello stesso anno gli espositori furono 7.450 mentre quest’anno erano solo 4.000. Sarebbero di più se non fosse scoppiato uno scandaletto con tempismo perfetto, poiché lo scontro fra Israele ed Hamas ha riaperto molte piaghe ideologiche. Alla scrittrice palestinese Adania Shibli era stato assegnato un premio letterario di prestigio, anche se non molto dotato (3.000 €), il cosiddetto LiBeraturpreis. Essa è fra l’altro autrice di un romanzo in lingua araba pubblicato di recente in Germania e in Italia dalla Nave di Teseo con il titolo „Un dettaglio minore“ in cui descrive lo stupro di una ragazza palestinese da parte di soldati israeliani. Il fattaccio è avvenuto nel 1949, ma le allusioni alla situazione attuale sono inevitabili. Forse allo scopo di evitare polemiche infuocate, la Fiera del Libro ha ritenuto opportuno rimandare la consegna del premio a data successiva alla sua chiusura; però così facendo ha sollevato un inferno di critiche e proteste con la conseguenza che numerosi paesi musulmani importanti per rivalsa hanno annullato la loro partecipazione.

Ma le proteste indignate non sono circoscritte al solo mondo islamico. Anche in occidente, perfino in America, autori e lettori hanno preso posizione a favore di Adania Shibli, che nel frattempo è diventata una delle scrittrici orientali più famose. Anche il filosofo sloveno Slavoj Žižek nel corso di un discorso ufficiale tenuto in quanto rappresentante della Slovenia, che quest’anno è stata l’ospite d’onore, ha criticato che dentro i recinti della fiera dovrebbe venire rispettata le libertà e la pluralità delle opinioni. Per principio essa dovrebbe essere garantita anche a quelle culture che non le rispettano: vedi il tragico ed inquietante caso dello scrittore Salman Rushdie che proprio dal mondo islamico ha subito ben più intolleranza. Nella storica cornice della Pauluskirche, acclamato dal sindaco di Francoforte e da due ministri federali, lo scrittore anglo-indiano che si è salvato per miracolo da un attentato omicida di un radicale musulmano, ha ricevuto il Premio della Pace.

Ma veniamo al nostro paese, a cui fra un anno toccherà di essere l’ospite d’onore della fiera. „Sarà un’Italia che metterà in campo un ampio spettro di voci e idee diverse e a volte agli antipodi, che si confronteranno con un proficuo dialogo articolato in numerosissimi dibattiti e incontri per presentare un orizzonte letterario e culturale che prende nutrimento dalle radici del glorioso passato della cultura italiana“ recita l’ufficiale comunicato stampa del 19.10. intitolato „Radici nel futuro“. Il che sembra una citazione di qualche film di fantascienza, ma non lo è: „Ispirati dal motto „Radici nel Futuro“, nel corso del prossimo anno circa 120 tra autori e operatori del settore animeranno dibattiti, spettacoli musicali e mostre d’arte in Germania“ specifica il comunicato stampa. I propositi che espone sono senz’altro ottimi ed inattaccabili: „Molti di noi conoscono l’Italia, ma forse solo alcuni aspetti del Paese. Con il programma Ospite d’Onore, tuttavia, la Fiera del Libro intende puntare i riflettori sulla cultura e soprattutto sulla letteratura attuale del paese ospite – non solo durante i cinque giorni della Fiera, ma durante l’intero anno dell’Ospite d’Onore“.

Questo significa che nei 12 mesi che ci stanno davanti l’intera Germania dovrebbe essere bersagliata a macchia di leopardo di eventi culturali organizzati dal Ministero per la Cultura, il che richiederebbe un Budget molto superiore a quelli spesi finora. Quest’anno l’Istituto Italiano di Cultura di Colonia si era dato da fare organizzando una serie di incontri con giovani autori italiani delocalizzata -per risparmiare- in sedi diverse dalla Fiera: Nicola La Gioia, Fernando Alfieri, Vincenzo Latronico, Teresa Ciabatti, Paolo Rumiz, Lucia Felici, Ilaria Tuti, Veronica Raimo. Quest’ultima ha tenuto pure un incontro con le più giovani presso la Scuola Europea.

Due giorni dopo l’inaugurazione ufficiale della Fiera si è svolta una conferenza stampa moderata da Incoronata Boccia, vicedirettrice del TG1, ed a cui hanno partecipato il direttore della Buchmesse Jürgen Boos, il nostro ambasciatore a Berlino Armando Varricchio, il commissario straordinario del Governo Italiano per l’organizzazione fieristica Mauro Mazza, il direttore generale del Ministero per la Cultura Paola Passarelli, il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Innocenzo Cipolletta, e la sua vicedirettrice Renata Gorgani. Dapprima è stato mostrato un filmetto pubblicitario che era fatto molto bene ed era ideale per piacere al pubblico standard quanto per sollevare le ire del political correct. Si vedeva nientemeno che una comunissima famigliola italiana (mamma di sesso femminile, papà di sesso maschile e figlioletta priva di qualsiasi connotato anatomico ermafrodita) che entrano dentro una monumentale biblioteca. La bambina guida i genitori alla ricerca non di una pesca, ma di antica letteratura della tradizione italiana. Ed ecco, una pagina si libera e viene soffiata via col vento attraverso la finestra, e vola sul Colosseo, sul duomo di Firenze e quello di Milano, ecc.

Mauro Mazza lo ha così commentato: „Se dovessi descrivere con due aggettivi la cultura italiana che si presenterà a Francoforte nel 2024 sceglierei „consapevole“ e „sorridente“ perché riflettono bene una maturità ed una curiosità che sono le migliori premesse per andare incontro al futuro.

Puntiamo ad offrire un’immagine non stereotipata della Nazione, capace di valorizzare una storia senza uguali, ma che al tempo stesso non limiti la propria ambizione nell’esaltare al massimo la creatività delle avanguardie“.

Innocenzo Cipolletta ha poi dichiarato che in Italia operano oltre 5mila editori e che pubblica oltre 80mila libri a stampa ogni anno: il livello di pluralismo editoriale italiano è un unicum in Europa. E Renata Gorgani ha soggiunto che dal 2010 ad oggi il numero die diritti di traduzione venduti all’estero dagli editori italiani è quasi raddoppiato e attualmente sfiora gli 8mila contratti.

„Esportiamo molti libri per bambini e ragazzi, circa un titolo ogni tre, ma anche molta saggistica, narrativa, fumetti, libri illustrati.“

Al termine è stata data la parola alle domande del pubblico. Una giornalista tedesca ha osato porre all’incirca questa domanda un po’ difficiletta: „Egregio signor Mazza, Lei ci ha spiegato molto bene tutte le cose che saranno incluse nella presentazione dell’Italia. Vorrei sapere da Lei invece quali cose invece saranno escluse“. Naturalmente Mazza si è guardato bene dal rispondere in termini, ma si è messo a divagare sulla ricchezza e molteplicità della cultura italiana, e bla-bla-bla. Contenta?… Quest’anno nello stesso salone erano riunite le rappresentanze dell’Italia, della Spagna e della Francia, ed il nostro paese non sfigurava con i suoi grandi spazi espositivi dominati dal colore bianco (la Spagna aveva scelto il rosso sangue, nella Francia prevaleva un aristocratico nero). La „Piazza Italia“ era anche quest’anno un’installazione molteplice ed aperta a tutti. Grazie all’Associazione Italiana Editori anche case editrici piccole e poco note ottenevano un loro spazio a Francoforte.

La Mondadori si è presentata anche quest’anno al pubblico dei visitatori dentro il suo scatolone vuoto la cui unica entrata era sorvegliata da due occhiute concierge che somigliavano a quelle dei romanzi del commissario Maigret. Dopo aver girato tutti i saloni della fiera, possiamo testimoniare di non aver trovato nessuna casa editrice di nessuno stato così chiusa nei confronti del pubblico. Al contrario, tutte le case editrici si presentavano in strutture aperte ed ospitali per invitare il pubblico a far loro visita. Dentro lo scatolone Mondadori si ospitavano solo agenti letterari seduti a tavolini di plastica come quelli di un Bar dello Sport. Il che potrebbe far nascere il sospetto che per quella casa editrice la produzione di libri niente altro sarebbe che Business.

Per fortuna questa nostra Italia ha anche molto meglio da offrire. Per esempio, gli stand della Sellerio o dell’Adelphi, benché più modesti d’impianto, offrivano agli occhi dei visitatori una vasta e ben scelta gamma delle loro pubblicazioni. Si veniva accolti da un personale molto gentile e soprattutto colto e ben informato sul contenuto dei libri esposti, sul quale ci si poteva intrattenere. Non ci resta che aspettare con ansia la prossima edizione della grande Buchmesse.