Nella foto in alto: Teatro Arena edizione 2019. Foto di ©Fondazione Arena.

Arena di Verona – 98a Opera Festival 2021, 19 giugno – 4 settembre

“Non sempre tutti i mali vengono per nuocere” recita un vecchio proverbio. La sospensione di tutte le attività anche culturali per pandemia si è trasformata in una fucina capace di saldare realtà museali nazionali con la Stagione Lirica dell’Arena.

Per contenere però al massimo gli assembramenti delle maestranze impegnate negli allestimenti scenografici, imponenti e prevalentemente architettonici, la Fondazione Arena ha cambiato modo di fare spettacolo.

Il gruppo creativo areniano si è affidato alla D-WOK, massima compagnia italiana di spettacolarizzazione e video-design per grandi eventi sportivi e teatrali.

Ogni opera in calendario ha un suo riferimento museale. Il palcoscenico è collocato ora al centro dell’anfiteatro. La necessità di garantire il distanziamento sociale ha imposto di sacrificare oltre la metà dei 13.500 posti riducendoli a 6mila.

Ciononostante il Festival areniano è di fatto diventato faro di cultura, ingegno e bellezze audiovisive.

Con la direzione dell’Aida in forma di concerto anche il celeberrimo Riccardo Muti ha voluto dare il proprio contributo di attrazione all’avvio della stagione lirica.

In cartellone vi sono poi la Cavalleria Rusticana – Pagliacci del toscano Pietro Mascagni, Aida, Nabucco e Traviata dell’emiliano Verdi e Turandot del toscano Giacomo Puccini.

Il programma ricalca le orme del 2020, disdetto – come si ricorderà – per pandemia.

Particolari ed innovative videoproduzioni sostituiscono quest’anno i tradizionali allestimenti architettonici che per decenni hanno caratterizzato le imponenti scenografie areniane.

Ciò ha comportato una revisione del numero delle maestranze: meno tecnici e macchinisti sul palco e dietro le quinte; meno scene movimentate, dando spazio invece ad un mega schermo di 400mq.

È la classica medaglia dalle due facce: da un lato l’innovazione tecnologica e dall’altra il sacrificio di numerosi posti di lavoro.

Ma quali sono le grandi novità di questa stagione appena iniziata?

Lo abbiamo chiesto a Cecilia Gasdia, classe 1960, veronese doc, affermatissima Soprano vincitrice di numerosi prestigiosi premi nazionali ed internazionali e dal 2018 prima donna Sovrintendente e Direttrice Artistica della Fondazione Arena:

Cecilia Gasdia

Il 98° Arena di Verona Opera Festival 2021 è più nuovo che mai. Con più novità di quante ne avessimo inizialmente progettate noi stessi in Fondazione Arena. Una volta confermate tutte le 42 serate previste, la prima e più importante è la possibilità di riaccogliere il pubblico fino a poco meno di 6.000 spettatori. Un’occasione unica in Europa, e in tutta sicurezza. Le più grandi stelle internazionali tornano in Arena a riportare l’Opera nella sua forma scenica completa, con orchestra, coro, ballo, attori e figuranti, scene costumi e luci che uniscono la grande tradizione costruttiva areniana con l’innovazione tecnologica per le scene digitali. I tempi estremamente ridotti per la produzione e le restrizioni imposte dalla pandemia, a cominciare dall’assoluto divieto di assembramenti, hanno portato a ridurre il personale tecnico impiegato dietro le quinte e quindi la mole di scenografie architettonicamente costruite, ma anche a rafforzare tutto il comparto artistico-creativo areniano nel disegnare sei nuovi allestimenti (mai così tanti in una sola stagione) grazie alla propria esperienza e conoscenza di questo spazio unico al mondo. A ciò si aggiunge la creatività digitale, elaborata insieme a D-Wok, massimo esperto in materia.

Con quale spirito è stato concepito il programma in cartellone quest’anno?

Questo momento è più che una ripresa o riapertura: è una rinascita. Con questo spirito abbiamo voluto coinvolgere quel mondo culturale italiano, che è rimasto chiuso per molti mesi come gli spettacoli dal vivo, ottenendo la collaborazione di dodici tra le più importanti istituzioni del Paese: i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vaticana, il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Tempi, il Museo Nazionale del Cinema, il Fellini Museum di Rimini, il Museo Egizio di Torino, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, le Gallerie degli Uffizi, la Fondazione Alinari per la Fotografia, il Parco Archeologico di Paestum e Velia, e quello di Pompei. Abbiamo ottenuto persino il patrocinio del Ministero della Cultura, per la nostra prima volta. Ognuna di queste istituzioni è legata ad un titolo areniano e parte dei suoi tesori, accuratamente scelti per il loro valore ed il legame con la lettura registica, prenderà vita sugli imponenti ledwall che completano le scenografie costruite dai nostri laboratori. L’Arena di Verona, con orgoglio e anche un po’ di commozione, quest’anno più che mai, diventa per il mondo una finestra privilegiata sulla Bellezza italiana.

Riccardo Muti, Placido Domingo e Jonas Kaufmann sono tre grandi Ambasciatori della Lirica italiana. È stato difficile convincerli a tornare in Arena quest’anno?

Dipende da ogni artista e dalla sua storia, sono tre casi molto diversi: Plácido Domingo è un beniamino dell’Arena, sa che qui è molto amato e a sua volta lui ama molto questo Teatro e il suo pubblico. Col Maestro Muti, che conosco da molto tempo, le trattative sono state ben studiate e giustamente delicate: ne è valsa la pena, il suo ritorno dopo 41 anni dall’unica presenza in Arena è stato una lezione di musica e di stile, oltre che un trionfo e un grande omaggio a Verdi e ad Aida. Invece per Jonas Kaufmann, uno dei massimi interpreti dell’Opera italiana di oggi, il 17 agosto sarà un’attesissima prima volta.

Come sta reagendo Verona (alberghi, ristorazione, settore terziario, servizi ecc.) al ritorno ad una pseudo-normalità?

Sappiamo bene che è un cammino lungo e tortuoso: qualsiasi cosa che chiamavamo “normalità” va prudentemente, pazientemente riconquistata a poco a poco. Verona, consapevole dell’essenzialità dell’Arena, ha dimostrato un grande cuore nel rispondere al nostro appello: abbiamo creato le campagne di fundraising “67 colonne per l’Arena”, quante sono quelle che mancano all’esterno dell’anfiteatro dopo un terremoto di 900 anni fa, e di crowdfunding #iosonolarena. E la città si è risvegliata, con sostenitori, donatori, privati, ordini professionali e associazioni di categoria: realtà mai messe insieme prima d’ora e incredibilmente forti, una volta riunite, per il proprio Teatro e la propria città. Un sostegno concreto che ha superato tutte le nostre aspettative e che spero sia solo l’inizio di un legame forte e duraturo.

Che cosa è richiesto agli avventori che intendono accedere all’Arena nelle prossime settimane fino al 4 settembre?

Nulla di più di quanto richiesto dalle normative per gli spostamenti internazionali: i biglietti sono già nominali, per l’ingresso si viene sottoposti al controllo della temperatura corporea, basta igienizzarsi le mani, mantenere le distanze interpersonali (percorsi e posti a sedere sono già indicati) e indossare una mascherina FFP2.

Che cosa si attende la Fondazione Arena da questa stagione, ancora un po’ incerta?

Ce la stiamo mettendo tutta per rafforzare quel legame tra l’Opera e il pubblico che la pandemia ha rischiato di spezzare. Vi aspettiamo, in sicurezza, per un grande Festival in Arena.”

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