Silvia Salemi è una cantautrice, conduttrice televisiva e radiofonica e scrittrice italiana. Nel 1995 vince il Festival di Castrocaro con il brano “Con questo sentimento” e da quel momento non si ferma più, partecipando, prima nella sezione Nuove Proposte e poi da Big, a quattro edizioni del Festival di Sanremo e al Festivalbar del 1998. Alla carriera di cantautrice affianca un percorso da conduttrice televisiva e, dal 2004, intraprende un percorso da conduttrice radiofonica su Rai Radio 2. Dopo una pausa dalla musica, torna sulle scene discografiche nel 2017 e contemporaneamente pubblica il suo primo romanzo autobiografico, “La voce nel cassetto”. Nel 2019 è a teatro con Giuseppe Zeno con “Non si uccidono così anche i cavalli” e partecipa ad “Ora o mai più”, la trasmissione di Rai 1 condotta da Amadeus dove presenta il suo singolo “Era Digitale”

A Settembre 2020 pubblica il suo ultimo singolo “Chagall” prodotto da Francesco Tosoni e composto da Silvia Salemi insieme a Giacomo Eva e Marco Rettani: un brano soft-rock che racconta l’incontro di due anime che guardano il cielo e ne riconoscono l’immensità, e analizza il precario equilibrio di una relazione che fa paura, ma che alla fine trova la giusta strada per esprimersi e per avere il coraggio di esistere.

25 anni di carriera: Come ci si sente in questo anniversario d’argento?

Non la vedo come una carriera e quindi non riesco a fare bilanci temporali. Quello che posso dire è che questo “percorso” è sempre stato dentro di me, ma che avevo solo bisogno di snodarlo e viverlo come un film che va vissuto. Quanto leggo “25 anni” mi rendo conto che è passato un tempo in cui sono successe tante cose, tutte concatenate l’una all’altra, che fanno parte di me e che sono lo specchio di quello che ho sempre cercato, della mia espressione artistica. Scrivere canzoni è sempre stato un bisogno di condividerei dei pensieri con gli altri e non soltanto una performance. Non mi sento una performer ma una persona che ha bisogno di condividere delle emozioni.

Parlaci del percorso musicale da “Con questo sentimento” a “Chagall”.

Da “Con questo sentimento” a “Chagall” ne è passata di acqua sotto i ponti! Rimane sempre quella cantautrice ribelle ma al tempo stesso pop, melodica e rock, con mille anime dentro che si esprimono in un percorso musicale sempre coerente a se stesso, quindi sempre con un’attenzione all’eleganza, a non strafare mai, a non essere mai volgari, perché anche una musica può essere volgare quando è musica solo da vendita, da banco, fatta a tavolino; trovo che siano cose che non ci rispecchiano perché sono decise da altri e fanno parte di dinamiche non oneste. Quando si è onesti intellettualmente si fanno anche dei prodotti coerenti, che poi possono essere belli o brutti, giusti o sbagliati, possono piacere o non piacere, ma sono assolutamente in linea con quello che siamo e credo che il pubblico, la gente che ci ascolta, le persone meritino di avere questo messaggio: la nostra verità, la nostra anima attraverso la musica, manifestata sempre con onestà. Quindi, se posso dire, da “Con questo sentimento” a “Chagall” ci sono state tante canzoni, c’è stato un lungo percorso, però una cosa è rimasta sempre: l’onestà di essere sempre se stessi e regalare una musica che mi rispecchia. Mai una ricerca del prodotto intelligente per vendere, ma soltanto un prodotto che sia vero.

Come vedi l’evolversi del tuo percorso musicale?

Il mio percorso musicale si evolve sempre rispetto a quello che dicevamo, quindi una piena onestà, un desiderio di non appiattirmi mai sulle mode del momento, non piegare mai la testa ai progetti a tavolino, ma scrivere quello che piace. Anche non necessariamente cantare canzoni mie ma anche canzoni di altri se hanno una bellezza intrinseca che possa essere vicino a quello che è il mio percorso musicale. Adesso lo vedo un percorso gioioso perché non ho più l’ansia che potevo avere a vent’anni, di mostrare delle capacità. Oggi quello che voglio dimostrare è soltanto il piacere di fare musica, suonando il più possibile, anche se in questa fase storica non è coincidente con la realtà, purtroppo, ma ritorneremo presto, sicuramente. Quindi il mio percorso musicale lo vedo solare, pieno di scelte sincere e non obbligate, come è giusto che sia.

Oltre ad essere cantautrice sei conduttrice televisiva e radiofonica, attrice e scrittrice: come convivono, in te, queste tue identità?

Tutte queste identità convivono non facendo a cazzotti ma spiandosi l’un l’altra: “Ah oggi che farà? Andrà in tv, andrà in radio…”. Con tutte queste persone che vivono dentro di me e che hanno tutte voglia di coesistere, giochiamo un po’. Io li chiamo vasi comunicanti emozionali, dove l’emozione comune però è sempre quella di comunicare al pubblico un’esigenza, di condividere un’emozione. Può essere fatto attraverso una conduzione, un libro o il teatro. Credo che tutte le nostre anime possano coesistere secondo il concetto di “Uno, nessuno, centomila”. Dentro di noi ci sono tante personalità, nessuna è meglio o peggio dell’altra, ma sono tutte esigenze della stessa persona, che in varie fasi della vita sa assecondare delle necessità, delle esigenze artistiche.

In quale dei ruoli precedenti hai sperimentato le sfide che ti hanno stimolata di più?

Sicuramente l’esperienza che mi ha stimolato di più è quella della televisione. Ricordo una trasmissione molto bella con Renzo Arbore dal titolo “L’altro sabato di domenica”, che è andata in onda sulle reti Rai, dove mi sono trovata a fare una conduzione stimolante perché era una diretta di due ore, con un dream team di autori, con dodici inviati, quindi una trasmissione molto ritmata, dove veramente bisognava essere padroni della scena altrimenti sarei stata fagocitata dal ridicolo. Mi pare che sia stata una bella esperienza, un bel banco di prova, dove ho testato le mie potenzialità. Bisogna sempre mettersi in discussione con grande onestà e capire i propri limiti, per superarli, per studiare, per imparare. Non sentirsi mai arrivati.

Cosa ti fa più paura?

La cosa in assoluto che mi fa più paura è l’ignoranza. Perché di fronte all’ignoranza non ci sono armi, non ci sono possibilità di dialogo, di discussione, di difesa. L’ignorante, quello inconsapevole, poverino! Ma quello che è ignorante per sua colpa perché ha deciso di non sapere, di non studiare, di non evolversi… ecco, con quello non si può parlare perché non ci sono argomenti di fronte all’ignoranza. Lì è il momento in cui mollo, faccio un sorriso, mi giro, volto le spalle e vado via, perché non posso combattere una persona che ha deciso di non sapere e di non capire gli altri. L’unica cosa che ci può portare a capire gli altri è la cultura, perché solo la cultura ci porta agli altri e al mondo.

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