Nella foto: Delio Miorandi

Intervista a Delio Miorandi sull’emigrazione passata e odierna

Delio Miorandi, ex assistente sociale per gli italiani presso la Caritas di Groß-Gerau, sulla base della sua esperienza con i lavoratori migranti italiani ha scritto il libro “Antonio. Dalla mulattiera al miracolo economico”, presentandolo prima in lingua tedesca e poi in lingua italiana. Delio Miorandi per gli italiani degli anni ‘50/’60 non era solo un assistente sociale bensì era una specie di compagno di vita, molte volte visto anche come un padre. Conosceva molto bene il destino di questi italiani e sapeva mostrare loro la strada, la via d’uscita dall’isolamento, dall’essere soli, trascinandoli verso l’emancipazione e l’integrazione del paese di accoglienza.

Nel suo libro Miorandi non racconta solo la storia di Antonio e Assunta, ma si occupa anche del problema delle migrazioni negli anni ‘50 e ‘60: tipo la separazione dalla amata patria, ma anche da condizioni di vita difficili, dove le persone cercano di sopravvivere, ma che trovano il coraggio, proprio come Antonio e Assunta di avviarsi sulla strada per una vita migliore.

Abbiamo scritto molto sul Corriere d’Italia del tuo libro “Antonio. Dalla mulattiera al miracolo economico”. Quale sono le ultime notizie che vuoi comunicarci.

In questi anni ho ricevuto più di 2.000 lettere (2.038 da tedeschi e 159 dai connazionali) e ho fatto una statistica di chi ha letto il mio libro. Dalle lettere ricevute si evidenzia che l’86% dei lettori italiani fanno parte della seconda e terza generazione e di questi il 69% è femminile. Mentre l’84% dei lettori tedeschi è rappresentata dalle signore sposate con un cittadino italiano. Il libro è stato molto tematizzato in licei e università. In Italia “Antonio“ ha riscontrato anche una richiesta molto alta, il 76% di interesse si è avuto da lettori calabresi e pugliesi rimpatriati in pensione definitivamente. Inoltre il libro è tematizzato nelle scuole e nei licei. Dalle lettere inoltre, ho potuto rilevare l’appartenenza professionale degli scriventi: il 72% docenti di Liceo e università, il 16% maestranze e dirigenti del mondo del lavoro, 7% persone con mandato politico, 5% persone comuni.

La storia di Antonio e Assunta nel tuo romanzo riflette la vita di molti “Gastarbeiter” dei primi anni dell’emigrazione. Tu, come assistente sociale, hai vissuto in prima persona le difficoltà e i problemi degli italiani e delle proprie famiglie di allora. Come vedi oggi l’emigrazione italiana?

L’emigrante degli ultimi decenni affronta e gestisce le difficoltà con padronanza e signoria. Con il suo stato d’animo si sente abilitato socialmente a gestire i rapporti interpersonali alla pari con il mondo che lo circonda. L’emigrante degli ultimi anni che esce da una stazione ferroviaria o aeroporto, con disinvoltura gestisce il proprio cellulare visionando sul display la mappa topografica della città o del paese di destinazione, trovando l’indirizzo li, dove vuole andare. Se teniamo presente che un’alta percentuale degli emigranti del dopoguerra erano analfabeti o semianalfabeti, ad oggi, abbiamo fatto un grande salto culturale altamente qualitativo. Il paese d’accoglienza in questo contesto la Germania si è nel frattempo molto sviluppata, evoluta ed anche emancipata. Il processo d’integrazione è stato molto sofferto, però ora possiamo dire che gli italiani hanno fatto un percorso con buon esito. La Germania d’oggi è un paese multiculturale, offre posti di lavoro e non solo, la possibilità di promozione culturale, professionale e più sviluppata che negli anni della prima emigrazione. Oggi, in Germania possiamo incontrare sul posto di lavoro, maestranze di connazionali che gestiscono ruoli di spicco in tutte le fasce del mondo del lavoro, tecnico, scientifico, mass media, politica, fino al vertice delle rinomate università tedesche.

La causa principale dell’emigrazione italiana è stata sempre la povertà, dovuta alla mancanza di lavoro, specialmente al Sud. Negli ultimi 15 anni (dati Istat) sembra che l’emigrazione italiana nel mondo sia aumentata dell’82% e anche la pandemia non è riuscita a fermare l’emigrazione dei nostri connazionali. Chi sono questi italiani che emigrano oggi?

Purtroppo tutt’oggi dobbiamo sottolineare che l’emigrazione per povertà, per pura necessità specialmente dal sud Italia, negli ultimi anni non è mai diminuita e per me è una realtà veramente vergognosa non per i cittadini ma per tutto il mondo politico – economico. Una elevata percentuale di questi ultimi emigranti ha una formazione culturale accademica, ma anche loro per trovare lavoro, e per inserirsi in un ambiente sociale molto diverso e conquistare la libertà e la dignità si dovranno sradicare dalla propria terra, impegnandosi nella ricerca di un futuro migliore altrove. È una realtà molto esigente ed impegnativa. E anche questi ultimi emigranti sono afflitti da penose e umilianti situazioni psicologiche, anche qui si tratta di uomini divisi fra patrie, di famiglie e di ragazzi costretti ad emigrare.

Quanto hanno in comune con gli emigrati degli anni ‘50/’70

In comune hanno il “fattore umano” che rimarrà centrale. L’adattarsi al “nuovo”, nella consapevolezza che i valori di solidarietà, amicizia e fratellanza sono la base fondamentale non solo della propria storia ma anche della sua stessa esistenza presente e futura. Il fattore umano, inteso in tutta la sua complessità sociale, è e sarà l’elemento centrale sia delle nostre ipotesi che delle nostre azioni.

Chi volesse ricevere il libro con dedica, può ordinarlo al seguente indirizzo: Comm. Delio Miorandi, Heinrich-Heine-Str. 10; 65479 Raunheim

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