Nella foto in prima pagina: Salto agli ostacoli. Foto di Vlad Vasnetsov auf Pixabay

Scade il tre novembre il termine ultimo per l’iscrizione degli interessati al voto Comites

Il titolo di questo nostro articolo indica, e non a caso, un “percorso a ostacoli”.

Lasciamo stare i problemi della pandemia che hanno ostacolato incontri e assemblee, lasciamo stare la mancata riforma della legge sui Comites che ostacola l’incoraggiamento all’elezione di un organismo più efficiente e limitiamoci a ragionare sull’obbligo d’iscrizione in un elenco degli elettori a parte, che è risultato un primo e veramente grosso ostacolo sulla via della serena e cosciente partecipazione elettorale.

Legge sui Comites

La legge sui Comites, Legge 23 ottobre 2003, n. 286, indica all’Art. 5 comma 2 che: “Sono eleggibili i cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare e candidati in una delle liste presentate, purché iscritti nell’elenco aggiornato di cui all’articolo 5, comma 1, della legge 27 dicembre 2001, n. 459, e in possesso dei requisiti per essere candidati alle consultazioni elettorali amministrative”.

Attenzione: questo “purché iscritti nell’elenco aggiornato di cui all’articolo 5, comma 1, della legge 27 dicembre 2001, n. 459” significa semplicemente che devono essere iscritti nell’elenco degli elettori all’estero, in quell’elenco cioè sulla cui base riceviamo le cartoline elettorali per le elezioni amministrative e politiche.

Con tutta la buona volontà, e invitiamo chiunque a darci spiegazioni, non riusciamo a capire perché nel 2014, con un altro articolo di legge, sia stato introdotto l’obbligo di iscrizione supplementare in un elenco degli elettori Comites; l’introduzione cioè di un’iscrizione a parte, in più, supplementare in un apposito elenco mai citato dalla legge istitutiva.

Eppure, al Parlamento italiano, che le leggi le propone e le approva, nel 2014 vi erano già seduti ben diciotto nostri compatrioti eletti all’estero e che conoscono a memoria i Comites.

Insomma: la legge istitutiva dei Comites ha sempre stabilito che l’elettore dovrebbe essere il maggiorenne italiano iscritto all’Aire da almeno sei mesi prima delle elezioni, punto e basta.

Punto e basta poiché tutto il resto crea problemi

A chi è quindi venuto in mente il Decreto Legge 1 agosto 2014, n. 109? I dodici deputati e i sei senatori eletti all’estero erano già in vacanza?

Infatti, qualcuno crede veramente che un elettore all’estero senta dentro di sé il “fuoco della partecipazione democratica elettorale” al punto da scervellarsi al Pc, passare allo scanner la domanda di iscrizione nell’elenco degli elettori Comites, scannerizzare il proprio documento d’identità, entrare in Internet sul programma Fast-It e seguire poi tutti gli altri passi? Stessa cosa vale per la domanda di iscrizione per iscritto: scaricala dall’Internet (hai bisogno della stampante) poi vai in cartoleria per fotocopiare tutto il resto che serve, prendi busta e francobollo e spedisci tutto al consolato e per che cosa? Per le elezioni del Comites!

Ad eccezione di pochi che sentono l’esigenza spontanea di partecipare a queste consultazioni, il meccanismo in atto, al momento e forse in tutto il mondo, è tutto un altro e funziona così: una dozzina di persone decide di formare il nuovo Comites, con svariate motivazioni che vanno dall’impegno sociale, all’interesse di qualche movimento o partito politico o all’esigenza di difendere qualche qualsiasi legittimo interesse, e si preoccupa di organizzare il proprio bacino elettorale.

Si forma la lista e poi si parte con la campagna “d’iscrizione nell’elenco degli elettori Comites”. Un vero e proprio servizio all’utente con tanto di accesso all’internet, fotocopia dei documenti e via dicendo, incluse la raccolta e la spedizione in pacco delle domande di iscrizione al relativo consolato.

In parole povere, ogni domanda d’iscrizione nell’elenco elettorale è sollecitata, praticamente quasi sempre già “prenotata” e già munita di una promessa di consenso.

Appare assurdo, ma per le elezioni dei Comites, il godimento dei diritti civili, di cui godono tutti i cittadini di uno Stato in quanto tali, tra cui i diritti propriamente politici quali il diritto di voto e in genere di elettorato attivo e passivo, non basta.

Per i Comites bisogna fare un’istanza a parte come se per poter godere della libertà di espressione, di stampa ecc… fosse necessaria una domanda di volta in volta su carta bollata. Stiamo parlando delle elezioni Comites perbacco, non certo della rappresentanza alle Nazioni Unite.

Perché tutte queste complicazioni? Per risparmiare denaro nella stampa delle cartoline elettorali? Meno cartoline minor spesa?

La cosa più preoccupante è che con questo sistema del partito (in questo caso della lista candidati Comites -ma spesso i due concetti combaciano-) che organizza i presupposti formali dei propri elettori, si ribalta tutto il sistema della democrazia partecipata. Normalmente, il gioco della partecipazione elettorale democratica funziona così: lo Stato mi chiama a votare in virtù del mio diritto-dovere alle elezioni. Per il Comites niente più dovere elettorale ma solo un diritto su richiesta. E finisce il meccanismo etico che regola la partecipazione democratica. Lo Stato mi chiama e mi ricorda che il mio è un diritto ma anche un dovere. Ricevo la cartolina poiché a priori godo dei diritti civili, mi oriento, mi informo, leggo i programmi e faccio la mia scelta elettorale. Ora invece è il mio vicino di casa che ha “prurititi” elettorali a farmi l’iscrizione nell’elenco elettorale e al quale, certamente, darò il voto senza sapere, fondamentalmente per che cosa e con quali aspettative sto votando.

Non esiste, infatti, una vera e propria campagna elettorale Comites. Esistono liste di candidati con elettori preconfezionati. Oppure ci sbagliamo? Qualcuno ha letto un programma elettorale di qualche lista (fatte poche eccezioni)? Un elenco delle loro aspirazioni e richieste da portare alla rappresentanza diplomatica e consolare sono poche e molto vaghe.

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