Il Dipartimento per l’informazione e l’Editoria presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ricorda che “L’ordinamento italiano prevede, come in altri Paesi europei, forme dirette o indirette di sostegno pubblico al sistema editoriale.

Questa massima vale sia per la stampa in Italia che per la stampa italiana all’estero.

E perché sostegno pubblico? Semplice, si tratta di mantenere in vita un principio costituzionale che da noi è sancito all’articolo 21 della Legge Fondamentale, e che inizia così: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

In parole povere, il sostegno pubblico regala alla stampa la sua libertà altrimenti sarebbe solo schiava e al servizio di uomini, organizzazioni e istituzioni ricchi e potenti.

Letto bene? La Costituzione dice: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Giusto per intenderci, anche il nostro giornale riceve sostegni pubblici e anche il nostro giornale non può essere soggetto ad autorizzazioni o censure.

Capita, purtroppo, ogni tanto che a qualcuno scappi la frase “dovete pubblicare questo o quello perché ricevete sostegni pubblici” oppure ritardate la stampa del giornale per nostre esigenze, poiché ricevete sostegni pubblici”.

E allora che sia chiaro: ricevere sostegni pubblici non mette il Corriere d’Italia al servizio di qualcuno, anche se questo qualcuno è parte del pubblico apparato.

La collaborazione con lo Stato, nel nostro caso, spessissimo con Ambasciata e consolati – che dello Stato sono istituzionale espressione – è scontata, fa parte della nostra tradizione da oltre mezzo secolo, è altresì utile e qualche volta anche piacevole.

Anche questa collaborazione è comunque sempre mirata alla maggiore informazione possibile ai nostri lettori, le cui esigenze sono il metro unico col quale si può misurare il nostro lavoro editoriale.

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