Nella foto: Studenti universitari. Foto di ©La Stampa

Un Convegno di studi a Bochum sulla didattica dell’italiano. Intervista all’ideatore Enrico Serena

Qual è lo stato di salute dell’italiano in Germania dopo la pandemia dei mesi scorsi? Quali sono le principali novità nel campo della ricerca scientifica e nell’applicazione didattica? E come fare interagire tra loro l’ambito della ricerca con quello dell’insegnamento? Un’occasione per fare il punto su queste e su altre questioni è il convegno che si svolgerà nei giorni 3-4 settembre 2021, organizzato dal Centro linguistico dell’Università di Bochum, in collaborazione con l’Istituto di Romanistica della stessa università, e con l’Istituto di Romanistica e l’Italien-Zentrum dell’Università di Dresda. Il tutto con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, la Società Dante Alighieri e numerose istituzioni e associazioni tedesche, oltre che col patrocinio prestigioso dell’Accademia della Crusca. Il titolo completo del convegno internazionale è “Insegnare (e imparare) l’italiano in contesti germanofoni: ricerca scientifica ed esperienze didattiche a confronto”. L’evento si propone di creare uno spazio di confronto e di discussione tra persone impegnate a vario titolo nell’insegnamento dell’italiano nei paesi dell’area germanofona, e si svolgerà in modalità telematica consentendo a tutti di partecipare collegandosi con il proprio computer da casa.

Il Corriere d’Italia ne ha parlato con Enrico Serena, ideatore e organizzatore del convegno insieme a Nicola Heimann-Bernoussi, Jörg Meuter, Francine Poschmann e Christina Schalk.

Serena è uno dei più noti specialisti dell’insegnamento della lingua italiana in Germania; dopo essersi formato all’Università di Firenze e all’Università per Stranieri di Siena, ha tenuto corsi presso gli atenei di Jena, Essen e Münster, è stato wissenschaftlicher Mitarbeiter presso l’Istituto di Romanistica della Ruhr-Universität di Bochum, dove ha insegnato Linguistica italiana, Storia della lingua italiana e Didattica delle lingue e letterature romanze. Attualmente insegna Lingua e cultura italiana presso l’Istituto di Romanistica dell’Università di Dresda. I suoi interessi di ricerca riguardano l’insegnamento dell’italiano in un’ottica plurilingue, l’insegnamento della grammatica nella classe di L2, la rappresentazione di esperienze di apprendimento linguistico in testi letterari, gli atteggiamenti linguistici di insegnanti e di parlanti non specialisti. Alle sue cure si deve inoltre la newsletter “Italiano L2 e molto altro”, che da anni costituisce un punto di riferimento imprescindibile per chi cerca informazioni su congressi, pubblicazioni, posti di lavoro nel campo dell’italianistica in Germania (https://groups.google.com/forum/#!forum/italianol2emoltoaltro)

Dr. Serena, cosa l’ha spinta ad organizzare un convegno sull’insegnamento dell’italiano in contesti germanofoni?

L’idea di questo evento, organizzato dal Centro linguistico di Ateneo dell’Università di Bochum in collaborazione con l’Istituto di Romanistica della stessa università, l’Istituto di Romanistica e il Centro di Studi italiani dell’Università di Dresda, mia attuale sede, nasce dall’esigenza di mettere in comunicazione due mondi che di solito non comunicano tra loro: quello della ricerca glottodidattica e linguistica da un lato e quello dell’insegnamento delle lingue e, in particolare, dell’italiano dall’altro. Chi fa ricerca, in genere, frequenta quasi esclusivamente convegni scientifici e difficilmente partecipa a convegni destinati a insegnanti, non considerandoli necessari per la propria formazione. D’altra parte, chi insegna le lingue partecipa di solito a eventi di formazione, mentre molto più raramente frequenta convegni scientifici. Esiste certamente una zona grigia rappresentata da colleghi/e che lavorano al confine tra i due mondi e che frequentano regolarmente tutti e due i tipi di eventi, ma si tratta purtroppo di una realtà del tutto minoritaria.

Quali sono le conseguenze di questa divaricazione tra ricerca scientifica e applicazione glottotidattica?

Questo stato di cose ha inevitabilmente delle ripercussioni negative su entrambe le parti in causa: non frequentando regolarmente i convegni scientifici e non tenendosi aggiornati in altro modo sugli studi svolti nelle sedi accademiche, molti/e insegnanti (e autori/autrici di materiali didattici) non hanno la possibilità di conoscere e di tradurre nella pratica – se stessi parlando in tedesco userei il verbo “umsetzen” – i risultati della ricerca scientifica. D’altra parte, molti ricercatori e molte ricercatrici, non aprendosi al mondo degli/delle insegnanti e non raccogliendo gli spunti che da questo mondo provengono, finiscono per perdere il contatto con i problemi con i quali quotidianamente si confronta chi ogni giorno entra in classe. Sto volutamente generalizzando, ma il problema esiste. Un dialogo tra studiosi/e e insegnanti è pertanto assolutamente necessario. Sarà chiaro a questo punto che il convegno non è – e questo è il tratto che lo distingue da tutti gli altri convegni che periodicamente vengono organizzati – un evento dedicato alla promozione dell’italiano nell’area germanofona, bensì un evento che mira a creare uno spazio di discussione tra persone che già si occupano di italiano e che altrimenti non avrebbero la possibilità di “incontrarsi” e confrontarsi.

Come sarà strutturato il convegno? Quali i temi principali?

Il convegno si svolgerà nell’arco di due giornate. Si comincerà venerdì 3 settembre con una relazione in plenaria tenuta dall’accademico della Crusca Matthias Heinz e si proseguirà fino al tardo pomeriggio di sabato 4, alternando interventi di insegnanti e studiosi/e a workshop didattici. A metà della seconda giornata ci sarà spazio anche per una tavola rotonda, moderata dall’ex rettore dell’Università per Stranieri di Siena Massimo Vedovelli e dedicata al dialogo tra ricerca scientifica e insegnamento. Nelle sessioni parallele che occuperanno buona parte dei lavori del convegno discuteremo, da diverse prospettive, di plurilinguismo, di cultura e intercultura, di e-learning e didattica a distanza, di iniziative di formazione e networking per insegnanti e di acquisizione dell’italiano da parte di germanofoni. Ci occuperemo inoltre dell’insegnamento dell’italiano a cantanti d’opera e a ragazzi e ragazze di origine italiana, pubblico importantissimo soprattutto in alcune regioni.

Il convegno si svolgerà nei giorni 3-4 settembre in modalità telematica. Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi di questa modalità?

Originariamente il convegno avrebbe dovuto svolgersi nel 2020 ed era stato pensato come convegno in presenza. La scelta della modalità telematica, come è facile prevedere, è dovuta alla situazione di emergenza che ormai da più di un anno stiamo vivendo. Un indubbio vantaggio di questo formato è che potremo raggiungere un pubblico più vasto e, soprattutto, pubblici che di solito, anche in condizioni normali, non si muovono per partecipare a convegni in presenza. Un altro vantaggio è di carattere pratico: organizzando un convegno online non dovremo occuparci di aspetti meno stimolanti come la prenotazione delle aule o la gestione delle pause caffè e avremo più tempo per concentrarci sui contenuti. Un innegabile svantaggio di questo formato è invece rappresentato dalla maggiore difficoltà che avranno i/le partecipanti a stringere contatti nelle pause e ovviamente anche dall’assenza di tutti quei momenti conviviali che sono elemento fondamentale dei convegni in presenza. Passare un pomeriggio e un’intera giornata al PC sarà inoltre più stancante che prendere parte a un convegno dal vivo.

La partecipazione al convegno è riservata agli addetti ai lavori o è aperta a tutti? E quali sono le modalità per iscriversi?

Anche se l’evento si rivolge primariamente a chi insegna italiano e a chi fa ricerca, la partecipazione è aperta anche a studentesse e studenti, a responsabili di case editrici, ad associazioni impegnate nella promozione della cultura italiana e, naturalmente, a tutte le persone interessate alla lingua italiana. Per iscriversi basta andare, entro il 15 agosto, su questo sito: https://www.ruhr-uni-bochum.de/ciili2020/Anmeldung.html.it.

Negli ultimi due anni, a causa dell’emergenza pandemica, si è sperimentata in Germania come altrove la cosiddetta “didattica a distanza”. Quali sono state le conseguenze per l’insegnamento delle lingue straniere, e in particolare dell’italiano?

In generale si può dire, dopo quasi due anni, che l’insegnamento a distanza ha dato a docenti e studenti l’opportunità di acquisire nuove competenze e di sperimentare, anche con successo, nuovi formati didattici che continueranno a essere presenti anche quando sarà cessata l’emergenza sanitaria. Bisogna però distinguere tra i diversi contesti didattici: in contesti come quello scolastico il passaggio alla didattica a distanza è stato più difficile e ha necessariamente penalizzato – e penalizza tuttora – le scuole e le famiglie meno pronte per gestirlo. Per un contesto come quello universitario, dopo un primo semestre di spaesamento, mi sembra invece che il bilancio sia nel complesso più positivo. Non vedo l’ora, in ogni caso, di ascoltare al convegno le relazioni delle colleghe e dei colleghi che affronteranno questo tema.

Qual è, dal suo punto di osservazione, lo stato di salute dell’insegnamento dell’italiano in Germania? Ci sono novità significative?

È una domanda a cui preferirei non rispondere perché la mia posizione su questo problema è un po’ “eretica” e so che se rispondessi sinceramente mi attirerei le antipatie di molte persone.

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